Caro Christian, quando queste righe saranno pubblicate ti pregherei di farmi una telefonata. Se non rispondo, avvia le ricerche del mio corpo. Potrei trovarmi privo di conoscenza riverso su un molo di Mergellina, all’indomani di Napoli-Como, comunque sia andata. Se è andata male, quando mi riprendo ditemelo con molta cautela. Se è andata bene, ti offro un camion di taralli, una napoletana con doppie acciughe e la pastiera di Scaturchio. Il caffè te lo paghi, e insomma. Non ti invito a berlo da me, che comprai quella sòla di caffettiera che doveva fare la schiuma, lanciata con gran clamore cinque o sei anni fa: faceva la schiuma, ma faceva anche schifo, e così il caffè lo prendo sempre al bar. Ieri ci ho incontrato la Pina, che è la mia deejay preferita, e così ho saputo che Gay Tv trasmette Queer as folk (la Pina dirige il talk show annesso). Mi ricordo che avevano avuto paura di mandarlo in onda prima Mediaset e poi La7 (che pur di autolesionarsi farebbe abbattere i propri ripetitori e affiderebbe il palinsesto al Canaro), malgrado avesse ricevuto critiche ottime in Inghilterra e USA. Tu lo hai visto, laggiù?
Caro Luca, ogni tanto mi capita di vedere Queer as a folk (traduzione: "Strano come tutti" quindi una persona normale, ma gioca sul fatto che queer vuol dire anche "frocio") ma non ci capisco niente (sarà il tema?). Mi piacerebbe seguire Diaco, piuttosto. Tu l’hai visto, o guardi solo "A tutta B" con Gianni Vasino? A me piace Sex and the city, peccato che abbiano smesso di girare la quinta serie per la gravidanza di Sarah Jessica Parker (il papà è Matthew Broderick), peccato perché il primo episodio è ambientato da Sushi Samba, che è un ristorante fantastico dove sono andato l’altra sera. Si mangia giapponese+brasiliano, si pagano molti dollari americani e chissà perché mi viene in mente Hidetoshi Nakata.
Senti, c’è un cd che non sono riuscito a trovare: la Suonata per violino n. 3 di Brahms. Non è un’edizione qualsiasi, ma la registrazione di un concerto tenuto a Washington il 22 aprile. Al pianoforte c’era Condoleezza Rice, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Il critico del Wall Street Journal ha scritto: "Ms Rice era tutta musica. Il suo tocco autoritario, il suo ritmo risoluto, il suo fraseggio profondo. Sembrava che quello fosse il punto più alto della sua vita, e chi può biasimarla? Era felicissima, e aveva tutto il diritto di esserlo: ha suonato per sé, per l’Arte e per il suo paese". E quell’idiota di Bin Laden pensava di sconfiggere questi qui?
Caro Christian, seguire Diaco piacerebbe a tutti, qui, ma con un grosso randello. Quanto a Brahms, anch’io vorrei assistere a un concerto al nuovo auditorium di Roma con Buttiglione che suona il trombone. Per ora niente. Pensavo che lì i neri facessero solo hip-hop (che è un po’ come dire trotta trotta cavallino): questo mese esce il cd nuovo di Meshell Ndegeocello (che razza di nome è? Boh) che aveva fatto un disco molto bello, tre anni fa. Ma ora che hanno visto che butta bene – Alicia Keys e Angie Stone e Macy Gray – l’hanno messa a fare black music come tutti e non se ne può più. Si salvano quelli che fanno cose più strane, come il soul anni Settanta di Remy Shand o il geniale Unplugged di Lauryn Hill, un’ora e mezza lei e chitarra e nient’altro (ma non lo comprare nei negozi: boicottiamo i cd che non si possono ascoltare nel computer). Comunque il mio nero preferito era Robbie Robertson, il caporedattore di Peter Parker al Daily Bugle. Quando seppi che il cantante della Band Robbie Robertson aveva fatto un disco da solo, pensai che fosse la stessa persona.
Caro Luca, ho visto la prima mondiale di Spider Man, per servirti. Ero a Boston in un mega cinema di venti sale, e sembrava di stare alla stazione centrale. Scale mobili, biglietterie automatiche, annunci al microfono del tipo: "Gli spettatori con il biglietto per Spider Man, prego avviarsi alla sala A18". Comunque il caporedattore nel film non c’è, o non si vede. C’è invece il direttore, incazzosissimo e interpretato da un attore molto bravo. Il film sembra un videogioco, ed è uguale ai cartoni animati che vedevamo ai tempi di Supergulp oppure a un girotondo dell’Inter contro la Lazio.
Ho scoperto il tuo cantante preferito. Si chiama Jack Johnson ed è hawaiano. Quando non fa il cantautore gira film sui surfer. Lui è un po’ Nick Drake, un po’ Duncan Sheik, anche un po’ Neil Young ma ormai sono tutti un po’ Neil Young, no?. Se se gli dài una chitarra, anche Karel Poborsky ti canta una "Comes a time" da urlo (sotto la curva).
Caro Christian, apprezzo il tuo sforzo di decidere i miei gusti – forse diventerai presidente del consiglio – ma a me questo Jack Johnson mi annoia un po’ (io sono per lo sdoganamento di "a me mi", allora? E vogliamo parlare del fatto che questo giornale mette in cifre qualsiasi numero, hai notato? "1 di noi 2", e così via, sembra di leggere un cd di Prince). Insomma, no Jack Johnson, sì Joe Jackson, che ascolterei notte e dì. Il direttore di Peter Parker me lo ricordo, J.J. Jameson (tutti nomi con la J, laggiù: qui da noi solo la Giuventus): ma in tema di supereroi la mia linea è quella del bambino di Napoli che ha scritto "Maradona, anche se io non l’ho conosciuto, non è un personaggio inventato, come Re Artù o l’Uomo Ragno. Maradona è veramente esistito, ed esiste ancora!". L’ho letto in questo libro di temi di ragazzini messo insieme dal solito maestro D’Orta, quello di "Io speriamo che me la cavo": lui ci marcia un po’, ma i ragazzini sono geniali. Ci vediamo sul molo di Mergellina.
Caro Luca, mentre tu ti (tu ti: sei contento?) mangiavi la pizza con la pummarola ‘n coppa, io sono andato nel locale più cool di Manhattan. Te lo devo raccontare. Ho conosciuto un avvocato che io farei sindaco al posto di Michael Bloomberg o almeno Spider Man al posto di Toby Maguire. Si chiama Andrea Tessitore, di giorno cura affari da centinaia di milioni di dollari e la sera come l’Uomo Ragno tesse la sua rete e ti assicuro che acchiappa molto di più di una banalotta Kirsten Dunst. Si sposta con una Vespa targata Milano senza documenti e abita in uno splendido loft al Village che chiama "il granaio". Mi ha portato al Lotus, che sta al Meat Packing district, dove la ragazza più brutta era la mia vicina di tavolo Marisa Tomei. Non l’ho degnata di uno sguardo, anche perché trovavo più eccitante pensare a quel colpo di testa di Diego Simeone. Al Lotus si va il martedì; di giovedì si va al Pangea. La domenica invece è sacra: brunch, Sunday New York Times, e ancora risate su quell’undici settembre che è stato il cinquemaggio. (Ma "Ei fu siccome immobile", era Napoleone o Gresko?).