Caro Christian, altro che Mani Pulite. A Londra ho visto un reality show pazzesco. Come a confermare alcuni sterotipi che circolano sulla popolazione d’Oltremanica (Dio, erano anni che sognavo di scrivere popolazione d’Oltremanica), il programma è condotto da due signore teste di cuoio che si sono date la missione di migliorare le abitudini igieniche dei loro connazionali. Quindi, seguendo delle soffiate di amici e parenti, si presentano a casa di un ignaro (vai a sapere, ma non importa) personaggio ed esibiscono al pubblico i topi morti nelle sue cantine, gli scarafaggi nel lavello, le cacche di gatto sulla moquette e persino i suoi denti gialli. Dopo di che, con un aria da questo-è-lavoro-per-Superman, si mettono a ripulire tutto spiegando al malcapitato e agli spettatori le radici di tanta schifezza. Il malcapitato guarda la sua casa – o i suoi denti, o le sue ascelle – ineditamente splendenti, dice “wow, non posso crederci” e tutti sono estasiati e soddisfatti. È la cosa più orribile che abbia mai visto. Ma se lo fanno in Italia, i conduttori ideali sono Di Pietro e Occhetto.
Caro Luca, il mio amico Dusty Wright quando smette i panni di rocker torna al suo nome originario, che è Mark J. Petracca, e produce documentari. Ne sta girando uno su Jobriath. Questo Jobriath è il David Bowie americano che nei primi anni Settanta l’industria discografica Usa tentò di lanciare in tutto il mondo, con grandi investimenti pubblicitari. Non so se hai presente il film Velvet Goldmine, ma quel personaggio un po’ Bowie, un po’ Lou Reed, un po’ Iggy Pop, non era inventato, era proprio Jobriath (si pronuncia giobraiat). L’operazione commerciale fallì prima ancora che questo bizzarro musicista potesse esibirsi dal vivo e dimostrare che non era affatto un bluff. Senza soldi, senza etichetta e subendo l’ostracismo nei confronti di chi per primo nel mondo del rock ha avuto il coraggio di dichiararsi apertamente gay (mentre Bowie e gli altri giocavano sull’ambiguità sessuale) Jobriath finì molto male. Per la precisione finì a fare marchette. Un giorno del 1983 lo trovarono morto al Chelsea Hotel di New York, il posto ideale per morire dopo una vita dissipata. Ora per merito di Morrissey è uscito un cd che raccoglie i due unici dischi di Jobriath. Pare abbia scritto anche quattro canzoni per Frank Sinatra e molto altro, ma il padre di Jobriath, per la vergogna, distrusse tutto quello che trovò nella stanza d’albergo del figlio.
Caro Christian, del genere bravi e maledetti, io ne ho una versione anni Novanta. Ha fatto un disco di canzoni Robert Downey jr., quello di Chaplin e di Wonderboys, che da un po’ di anni passa da un film a un arresto per droga a un centro di recupero e così via. Adesso gli deve andare un po’ meglio e ha fatto questo disco pop niente male: di certo meglio di Bruce Willis quando gli prese la stessa passione. Fa anche una cover degli Yes, con Jon Anderson a fargli i coretti.
Caro Luca, ma ora che Costanzo ha chiuso perché non ci facciamo dare il suo spazio in seconda serata? Io farei una cosa così: tu dici una cosa e io dico il contrario, poi tu chiami un ospite tuo amico e io uno amico mio. Parliamo di Bush, dei Genesis, di Oriana Fallaci, di iPod, di ristoranti newyorchesi e di mostre londinesi. Faremmo anche molti consigli per gli acquisti e sono disposto pure a riesumare la passerella. Il direttore editoriale di qualcosa a Canale 5, cioè Enrico Mentana, so che ci legge, specie ora che non ha più niente da fare. Se ci chiamasse glielo dovremmo dire. E, poi, gli chiederei anche spiegazioni: perché in questi giorni di rievocazione dei tempi gloriosi del Costanzosciò nessuno ricorda più la figura nobilissima di Giannina Facio?
PS
Oddio, sto male. Ho appena googlato Giannina Facio e ho scoperto che si è sposata con Ridley Scott.
Caro Enrico, ti prego perdonalo, non so cosa gli sia preso.
Caro Christian, stiamo a far delle figure… Giannina Facio comunque la confondo con Karina Huff, quindi non sono adatto a un eventuale revisionismo. Sto leggendo l’ultimo romanzo di Michael Crichton, dove lui costruisce i soliti intrecci da thriller pieni di documentazioni sceintifiche competentissime. Questa volta si è immaginato che degli ambientalisti benintenzionati ma fanatici si lascino scappare la mano e creino catastrofi naturali per dimostrare la pericolosità delle multinazionali globaliste: una specie di strategia della tensione. Ma la tesi di Crichton – guarnita di dati, documenti, statistiche – è che la terra non si stia surriscaldando per niente. Io in effetti ieri ho dovuto mettere le catene.
Caro Luca, se è per questo c’è uno che conosciamo che ha scritto un libro per dimostrare che il fumo passivo non fa male. Ora che il ministro Sirchia ha vietato di fumare nei locali pubblici, Filippo Facci svela che un non fumatore ha una possibilità su diecimila di contrarre un tumore ai polmoni per fumo passivo. Pare che statisticamente sia molto più facile ammalarsi di cancro al seno a causa dell’uso quotidiano del reggiseno. Io in effetti non lo porto mai.