Come previsto, Juventus, Milan, Lazio e Fiorentina sono state deferite alla giustizia sportiva e ora rischiano la retrocessione in B ex articolo 6 del codice calcistico oppure, ex articolo 1, una penalizzazione nel prossimo campionato di A. In attesa del completamento delle indagini su un secondo filone che interessa altre squadre minori, ma sempre di A, ieri sono stati deferiti anche trenta tesserati tra arbitri e dirigenti sportivi, i cui nomi non conosciamo perché ieri sera, attorno alle 19, qualcuno ha deciso comicamente di voler tutelare la loro già ampiamente sputtanata privacy. Tutto ciò è avvenuto un paio d’ore dopo la vittoria mondiale dell’Italia, una squadra guidata in panchina dal più vincente allenatore della stessa Juve indagata e con due gol segnati da un assistito Gea e dal formidabile centravanti che negli ultimi anni ha giocato per i due team più inguaiati nello scandalo. A dimostrazione che la palla è rotonda, ieri i migliori in campo sono stati due giocatori della Juventus, Cannavaro e Buffon, mentre tra gli avversari cechi l’unico che ci ha davvero impensierito è stato il famoso cascatore della medesima Juve, nonché pallone d’oro, Pavel Nedved. Ovviamente questo non conta ai fini delle eventuali irregolarità commesse dai deferiti, fin qui soltanto intercettate e non ancora accertate. Ma anche se contasse ripetere che, intrallazzi o no, la palla resta rotonda e rotola sempre dove qualcuno riesce a calciarla e non dove la vogliono indirizzare Moggi, Della Valle o Galliani (che ieri sera si è dimesso dalla guida della Lega), il processo è stato già ampiamente celebrato in piazza e sui giornali. E la pena già comminata.
Il maxiprocesso che si terrà all’Olimpico rischia di essere meno credibile di una fiacca puntata condotta il lunedì da Biscardone. Le condanne arriveranno in ogni caso, perché così è se vi pare. Arriveranno malgrado le belle puntate di Matrix di Enrico Mentana con i capi della “combriccola” arbitrale – incalzati in studio dai più giustizialisti tra i giornalisti sportivi – siano finite con la disfatta degli accusatori, l’assoluzione degli imputati e con la notizia che l’arbitro De Santis non parlava con Moggi, ma molto volentieri con il procuratore Caselli. Le condanne ci saranno, malgrado il giudice dello scandalo scommesse Corrado De Biase abbia provato a spiegare che l’impalcatura giuridica costruita da Borrelli, secondo il quale nel calcio italiano c’era un “illecito strutturato”, potrà forse valere nei tribunali ordinari, ma certo non in quelli sportivi. I teoremi giudiziari sono sconosciuti alle norme sportive. Almeno su questo, il mondo del calcio era un’oasi di saggezza rispetto al resto del paese. Poi è arrivata calciopoli.
23 Giugno 2006