New York. Il presidente e generale pachistano Pervez Musharraf è l’uomo del giorno negli Stati Uniti. Stasera vedrà alla Casa Bianca George W. Bush e il collega afghano Hamid Karzai per discutere dell’offensiva talebana al confine tra i due paesi. E’ un incontro che si preannuncia teso poiché i due presidenti, Musharraf e Karzai, in queste ore si accusano pubblicamente e senza esclusione di colpi. Nell’attesa della cena, Musharraf è stato ospite di talk show televisivi e, ieri sera, addirittura del Daily Show di Comedy Central, cioè del tg satirico condotto da Jon Stewart. Il motivo di questo tour del leader non democratico pachistano che, peraltro, ha fatto diffondere voci di un colpo di stato nel suo paese, è la presentazione del suo libro, “In the line of fire”, un raro caso di memoriale scritto da un presidente in carica impegnato in quello che, secondo Time, è “il lavoro più pericoloso del mondo”. Musharraf ha presentato il libro lunedì sera al Council on Foreign Relations di New York, provando a convincere i suoi scettici interlocutori che si sta battendo seriamente contro il terrorismo: “Provate a chiedere alla Cia quanti milioni di dollari ci hanno versato per le taglie, se non si credete. Abbiamo catturato 689 membri di al Qaida, 369 dei quali sono stati consegnati agli Stati Uniti”.
Alla platea del Council, Musharraf ha raccontato la sua storia, il suo impegno per il futuro del Pakistan, le timide aperture democratiche (“ho fatto quelle che nel mio paese non aveva mai fatto nessuno: ho liberalizzato la stampa”) e perché al suo paese convenga combattere il fanatismo religioso. Nel libro svela che, l’11 settembre, Colin Powell gli ha detto che il Pakistan avrebbe dovuto scegliere “se stare con l’America oppure contro”, mentre il capo dei suoi servizi ha ricevuto una minaccia più brutale dal vice di Powell, Richard Armitage: l’America avrebbe bombardato il Pakistan fino a ridurlo al medioevo, se non si fosse schierato dalla parte giusta.
Al Council Musharraf è stato sprezzante nei confronti di Karzai, accusato di essere incapace di guidare l’Afghanistan: “Karzai dovrebbe conoscere il suo paese un po’ meglio, almeno quanto lo conosciamo noi”. Il presidente afghano, ieri mattina ospite di Bush, nei giorni scorsi aveva a sua volta accusato Musharraf di non essere affidabile contro i talebani. Il pakistano è convinto che Karzai sbagli a non valorizzare la popolazione pashtun dell’Afghanistan, perché così regala un forte argomento di reclutamento ai talebani che appartengono a quella stessa etnia. Da qui il litigio sul trattato col Waziristan, la provincia autonoma pachistana al confine con l’Afghanistan. Karzai sostiene che l’accordo tra Musharraf e le tribù pashtun sia una specie di tregua con i talebani, mentre Musharraf crede sia necessario saper distinguere tra la popolazione e i fondamentalisti. Musharraf ha definito puro “nonsense” il modo con cui Karzai conduce le operazioni di intelligence. L’afghano aveva accusato il pachistano di essersi lasciato sfuggire alcuni capi talebani che si trovavano in Pakistan, nonostante gli avesse fornito i numeri di telefono e la posizione sul territorio tracciata da un satellite. “Il presidente Karzai mi ha consegnato quelle informazioni di persona – ha detto Musharraf – malgrado le avesse da sei mesi. Avrebbe dovuto chiamarmi subito, non aspettare la visita di stato in Pakistan. Quando gli inglesi mi hanno detto chi erano i sospetti delle bombe di Londra, li abbiamo presi in quattro giorni”. I due leader si rinfacciano a vicenda anche la fallita caccia al mullah Omar e a bin Laden. Secondo Karzai, il capo dei talebani è a Quetta, in Pakistan, mentre Musharraf è convinto si trovi nell’Afghanistan del sud, a Kandahar (nel libro spiega le ragioni storiche e politiche di questa sua certezza). Su bin Laden entrambi concordano che si trovi nelle montagne al confine tra i due paesi, ma mentre Karzai crede sia nella zona pachistana, Musharraf dice che il leader di al Qaida va avanti e indietro perché i pachistani gli danno la caccia e gli afghani no.
27 Settembre 2006