Il cosiddetto Ciagate è uno dei più clamorosi casi di mistificazione politica degli ultimi anni, cucinato ad arte dall’unica vera grande potenza mondiale che non è né l’America né il movimento pacifista, ma la grande stampa liberal internazionale capace, a ogni latitudine, di dettare l’agenda pubblica e influenzare l’opinione popolare. I nostri giornali non si sono sottratti e continuano a confondere la decisione della Casa Bianca di svelare i documenti d’intelligence sulle armi di Saddam con un inesistente complotto ordito da Bush e Cheney per vendicarsi di un ex ambasciatore contrario alla guerra. Eppure il caso è semplice: l’Amministrazione Bush si è difesa da un attacco pubblicato sul New York Times dall’ex ambasciatore Wilson a proposito di una sua missione in Niger, togliendo i sigilli ai documenti di intelligence che provavano le sue imprecisioni. Ieri, per dire, è stato il principale editoriale del Washington Post a difendere Bush per aver declassificato quei documenti.
Che cosa è successo, in sintesi? Nel luglio 2003, l’ex ambasciatore Wilson ha svelato che dieci mesi prima l’ufficio di Cheney lo aveva inviato in Niger per indagare sulle voci di un tentativo di acquisto di uranio da parte di Saddam. Secondo Wilson, la Casa Bianca ha ignorato il suo rapporto, ingannando il paese per spingerlo a entrare in guerra. La realtà era diversa, come ha ammesso in seguito lo stesso Wilson nella sua autobiografia e come è stato provato dalle inchieste bipartisan del Senato. L’ex ambasciatore non è stato inviato in Niger da Cheney, ma da sua moglie Valerie Plame Wilson, analista della Cia. Il suo rapporto non è mai arrivato sulle scrivanie della Casa Bianca, perché giudicato inutile dalla stessa Cia che lo aveva commissionato, anche perché confermava gli incontri tra i servizi di Saddam e il governo nigerino per l’acquisto di uranio, invece di negarli. A quella disinformazione, Bush ha replicato autorizzando la pubblicazione dei documenti sulla base dei quali tutto il mondo era certo dell’arsenale di Saddam. Cioè, si è difeso. Ora sarebbe meglio che passasse all’attacco, accusando apertamente la grande stampa liberal di fare ammuina sul Ciagate per ignorare i documenti trovati a Baghdad che provano il coinvolgimento di Saddam nel terrorismo islamista internazionale.
11 Settembre 2006