New York. Grandi manovre diplomatiche sulla Corea del nord atomica, proprio nel giorno in cui fonti di intelligence americane svelano che dai primi rilevamenti effettuati in Corea, dopo l’annuncio della settimana scorsa di aver effettuato un test atomico, non sono state trovate tracce di particelle radioattive simili a quelle che gli esperti si sarebbero aspettati in seguito a un’esplosione nucleare. In ogni caso la complessa macchina diplomatica s’è mossa come se il test atomico ci sia stato. All’Onu è stato trovato un accordo per imporre l’embargo sulle armi al regime nordcoreano, mentre il Giappone ha deciso unilateralmente di bloccare ogni tipo di attività navale e commerciale con il paese comunista. A Washington, George W. Bush e Condoleezza Rice hanno ricevuto il consigliere della sicurezza cinese. A Pechino si sono incontrati i presidenti cinese e sudcoreano, i quali hanno detto di volere una penisola coreana senza armi atomiche, hanno ribadito la volontà di stabilità nella regione e hanno appoggiato la bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza. A Pyongyang, la capitale nordcoreana, c’è il ministro degli Esteri russo, in qualità di inviato dei cinque paesi – Stati Uniti, Cina, Russia, Corea del sud e Giappone – che in questi anni hanno provato a fermare gli esperimenti nucleari del regime di Kim Jong Il. L’inviato russo questa mattina riferirà a Rice, prima che il segretario di stato americano parta lunedì per Giappone, Corea del sud e probabilmente anche Cina.
Dopo l’accordo raggiunto al Consiglio di sicurezza nella notte di giovedì, si sono diffuse le prime indiscrezioni provenienti da Pyongyang: il regime sarebbe disposto a rinunciare agli esperimenti nucleari, a patto che sia garantita la sicurezza del paese. Il Consiglio di sicurezza voterà la risoluzione che impone le sanzioni economiche e non militari questa mattina, raccogliendo l’esplicita richiesta dell’ambasciatore americano all’Onu, John Bolton, ad approvare il testo subito, mentre in un primo momento la Cina aveva chiesto di aspettare fino a lunedì. Gli Stati Uniti sono riusciti a ottenere il via libera da Russia e Cina, dopo aver ammorbidito la prima proposta giapponese che chiedeva di imporre un embargo totale alla Corea del nord. Una seconda bozza americana è stata ulteriormente alleggerita, infine si è trovato l’accordo su un testo che sarà comunque adottato applicando il capitolo VII dello statuto delle Nazioni Unite, quello che ha per titolo “Azioni rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace e agli atti di aggressione”. Ci sarà esplicito riferimento soltanto all’articolo 41, cioè alle sanzioni che non comportano l’uso delle armi. Qualora il Consiglio di sicurezza reputasse queste misure inadeguate, cioè incapaci di fermare gli esperimenti nucleari coreani, il capitolo VII dell’Onu prevede anche il successivo articolo 42 che autorizza l’uso della forza. Il passaggio dalle sanzioni economiche all’uso della forza, come da prassi, non è automatico. Nell’ipotesi, sarà in ogni caso necessaria, come ha ribadito ieri Bolton, un’ulteriore risoluzione del Consiglio di sicurezza.
Le sanzioni decise dall’Onu prevedono un embargo sulle armi e su tutte le operazioni commerciali legate ai programmi missilistici e nucleari del regime comunista. La risoluzione autorizza anche ispezioni internazionali sui cargo nordcoreani, in realtà già previste dall’accordo extra Onu siglato dai 70 paesi che fanno parte della Proliferation Security Initiative. Ma ora la decisione impegna tutti e 192 i paesi membri delle Nazioni Unite. Il testo proibisce inoltre il commercio di beni di lusso, vieta i viaggi dei dirigenti del regime e blocca i conti esteri di chi è coinvolto nei programmi nucleari del paese. La risoluzione concede alla Corea del nord trenta giorni di tempo per fermare le sue attività nucleari, in caso contrario il Consiglio di sicurezza potrebbe adottare ulteriori misure. Infine impone a Pyongyang di tornare al tavolo dei negoziati a sei.
14 Ottobre 2006