Camillo di Christian RoccaIl sexgate aiuta i liberal a vincere le elezioni, ma rafforza la Right Nation

New York. L’Iraq è passato in secondo piano. Il rifiuto iraniano di fermare l’arricchimento dell’uranio non fa notizia. L’annuncio atomico della Corea del nord non interessa nessuno. I premi Nobel vinti in due giorni è come se non ci fossero mai stati. Perfino la strage nella scuola hamish riceve copertura minima da parte delle televisioni. Il circolo politico e mediatico d’America in questi giorni discute solo di Mark Foley, il deputato repubblicano della Florida colto a scambiare e-mail e istant message semierotici con un “page”, uno stagista diciassettenne della Camera. Foley si è dimesso all’istante.
L’attenzione si è spostata su Dennis Hastert, il leader repubblicano alla Camera, sfiorato dal dubbio che da tempo fosse stato avvertito della morbosa attenzione di Foley verso i teenager di Capitol Hill. Lo dice l’ex assistente di Foley, anche lui gay come il boss, ma Hastert nega, ammettendo soltanto di essere stato a conoscenza di uno scambio di mail “amichevole”, non erotico, tra Foley e lo stagista. C’è chi dice che il page, all’epoca dello scambio, fosse diciottenne, in ogni caso di un’età in cui le scelte sessuali sono consenzienti. Altre fonti giurano che ci siano altri tre stagisti nelle stesse condizioni, mentre Drudge Report sostiene che lo scambio di messaggini era una “burla” finita male organizzata da tre stagisti. Alcuni repubblicani denunciano arditamente una cospirazione liberal nei loro confronti, svelando che il sito Internet che ha pubblicato i messaggini è finanziato da George Soros.
Il punto è che ormai non conta più sapere che cosa sia successo davvero, perché il caso Foley, insieme con i numerosi episodi di corruzione, ha preso un volo impossibile da fermare, un po’ come avvenne nel 1994, quando la maggioranza democratica fu spazzata via dallo scandalo bancario e postale che aveva coinvolto la leadership democratica del Congresso. L’unica brutta notizia per i democratici è che la probabile vittoria del 7 novembre alle elezioni di metà mandato sarà da accreditare al sexgate di Foley, non al referendum su Bush.
La spiegazione di David Brooks
Un sondaggio circolato giovedì al Congresso dice che se Hastert rimane leader, a novembre i repubblicani perdono 50 seggi; se si dimette la sconfitta si limita alla perdita di 20 seggi, in una situazione in cui ai democratici di Nancy Pelosi è sufficiente conquistarne 15 per avere la maggioranza. L’onda lunga dello scandalo rischia di far perdere al Grand Old Party anche la maggioranza al Senato, ma è più difficile. Il motivo è questo: una parte dell’elettorato conservatore potrebbe non andare a votare, disgustata da ciò che succede a Washington.
I repubblicani provano a sminuire la portata dello scandalo, anche se alcuni opinionisti chiedono apertamente le dimissioni di Hastert. Bush sostiene Hastert, l’Fbi indaga, le commissioni interne al Congresso provano a capire se qualcuno ha coperto la pericolosità di Foley. A Washington tutti sapevano che il deputato fosse gay, sebbene lui non l’avesse mai ammesso. I commentatori si chiedono come mai i messaggini di Foley abbiano creato questo putiferio. I liberal puntano sull’ipocrisia dei conservatori, bacchettoni in pubblico, peccatori in privato. Altri sostengono che il clamore nasca dal fatto che i conservatori credono davvero alla loro retorica moralistica, ecco perché molti di loro accusano Hastert, ecco perché Foley si è subito dimesso, a differenza del democratico Gerry Studds che nel 1983, pur scoperta la sua relazione sessuale con un page diciassettenne, ha ricevuto la solidarietà del partito ed è stato rieletto altre cinque volte. David Brooks spiega sul New York Times che la differenza è una questione di codice culturale. Negli anni Settanta e Ottanta dominava “l’individualismo espressivo”, per cui ogni comportamento era considerato buono purché facesse sentire bene e non arrecasse male a nessuno. Ora però vige un altro codice culturale, secondo il quale gli individui non sono più definiti dalle scelte di vita, ma dai ruoli sociali e dal modo in cui contribuiscono all’ordine morale: “Se un adulto seduce un ragazzo – ha scritto Brooks – contribuisce ad abbattere il tessuto sociale che unisce tutti gli adulti e tutti i bambini”. Il caso Foley potrebbe influire sulle elezioni di mid-term, ma “nel lungo periodo il partito che ne beneficerà sarà quello capace di definire le minacce al tessuto sociale e di emergere come il più ardente campione dell’autorità morale”.

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