L’uomo che ha fatto perdere le elezioni di metà mandato al partito repubblicano non è, come sembra ai più, George W. Bush. Meno di quattro elettori su dieci, infatti, hanno detto di aver votato avendo in mente il presidente, mentre altri quattro elettori hanno specificato che “Bush non è stata la ragione del voto”. I motivi della vittoria del centrosinistra americano sono diversi, ma nessuno avrebbe funzionato senza il genio di Rahm Emanuel, scaltro e disinvolto deputato clintoniano di Chicago con un passato da ballerino. Sarebbe interessante per qualcuno della Margherita, magari Enrico Letta, dare un’occhiata al capolavoro politico compiuto da Emanuel, specie se l’obiettivo è ancora quello di costruire una versione italiana del partito democratico americano. Emanuel ha guidato la campagna elettorale del partito alla Camera, facendo sostanzialmente due cose: prima ha scritto un libro per spiegare la strategia e, poi, ha reclutato uno per uno i nuovi candidati che poi sono andati a strappare i seggi agli avversari repubblicani. Il libro si intitola “The Plan – Big Ideas for America” ed è un agile volumetto pieno di idee riformiste che rompono alcuni luoghi comuni della sinistra americana, al punto tanto da essere stato accusato di voler tradire la nobile e gloriosa tradizione liberal del partito. Emanuel è andato avanti lo stesso e ha scelto candidati che per loro posizioni su aborto, controllo delle armi e sicurezza nazionale avrebbero potuto benissimo scendere in campo con gli avversari. Il risultato è stato molto semplice: i nuovi democratici hanno vinto e i bushiani hanno perso.
1 Dicembre 2006