Camillo di Christian RoccaLa battaglia a Capitolo Hill

In settimana il Senato di Washington voterà la risoluzione bipartisan presentata dai senatori Joe Biden, democratico, e Chuck Hagel, repubblicano, contraria alla nuova strategia di George Bush sull’Iraq. Il testo non è vincolante per la Casa Bianca, si limita a esprimere il “senso del Senato” sul piano militare che prevede l’invio di altri 21.500 soldati in Iraq. L’esito è scontato, voteranno “sì” tutti i senatori della maggioranza democratica, tranne Joe Lieberman e Tim Johnson, il primo perché favorevole al piano Bush, il secondo perché ancora in ospedale dopo l’operazione al cervello. A loro si aggiungerà un gruppo non ancora definito di senatori repubblicani, probabilmente sei, mentre una risoluzione di sostegno alla Casa Bianca secondo Biden non otterrebbe più di venti voti. A conti fatti, i repubblicani avrebbero i numeri per fare ostruzionismo, ma i leader del partito al Senato hanno già detto che non ricorreranno al filibustering. Bush andrà avanti lo stesso, ma nel weekend l’opposizione al suo piano è cresciuta di intensità. Hillary Clinton critica apertamente il nuovo piano, mentre Joe Biden ha detto che se il presidente dovesse andare avanti con la sua idea, malgrado l’opposizione politica del Congresso, nelle settimane successive ci saranno altre risoluzioni, gradualmente più efficaci e vincolanti per la Casa Bianca. In campo c’è l’idea del senatore Russ Feingold, uno dei pochi ad aver votato contro la guerra già nel 2002, di bloccare i fondi, ma per ora nessuno dei big sembra intenzionato a un passo di questo tipo. La Casa Bianca prova ancora a parare i colpi e, ieri, il consigliere per la Sicurezza nazionale, Stephen Hadley, ha scritto un articolo sul Washington Post per ricordare che l’idea di inviare più truppe per ristabilire la sicurezza a Baghdad è contenuta nel famoso Rapporto Baker, invocato dagli oppositori del nuovo piano, ma evidentemente letto con poca attenzione: a pagina 73, infatti, c’è scritto che “potremmo, comunque, sostenere uno spostamento o un aumento di breve periodo di forze combattenti americane per stabilizzare Baghdad”.

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