Milano. George W. Bush ha presentato al Congresso un paio di libroni verdi contenenti il “Budget 2008”, ovvero le richieste di spesa e le previsioni di entrate del prossimo anno fiscale che comincia il primo ottobre. La macchina federale di Washington costerà 2.902 miliardi di dollari, 2.662 dei quali rientreranno all’erario, lasciando un deficit di 239 miliardi, l’1,6 per cento del prodotto interno lordo che, secondo la previsione dell’ufficio del budget della Casa Bianca, sarà di 14.515 miliardi di dollari. Fuori dai numeri, Bush ha delineato le priorità della sua Amministrazione: proteggere gli americani, assicurarsi che le truppe abbiano ciò di cui hanno bisogno per il loro lavoro e continuare a rafforzare l’economia. Per fare ciò ha chiesto al Congresso di far diventare permanenti i tagli fiscali e ha presentato un piano per ridurre il deficit (dopo averlo dimezzato l’anno scorso) fino a raggiungere un surplus di bilancio di 61 miliardi di dollari nel 2012. L’ufficio del budget del Congresso non è convinto che questo risultato si possa ottenere con l’estensione dei tagli, ma crede che l’attuale deficit di 248 miliardi possa trasformarsi in 170 miliardi di surplus lasciando scadere la riduzione temporanea delle tasse.
Nei prossimi mesi il Congresso deciderà, ma a parte gli aspetti militari e di sicurezza nazionale, sarà difficile che la maggioranza democratica approverà i piani di politica interna del presidente, a cominciare dalle tasse, dalle riduzioni di 141 programmi federali, fino alle proposte di riforma del sistema sanitario. Bush può vantare un’economia cresciuta di oltre il 3 per cento annuo (3,5 negli ultimi quattro mesi del 2006), il dato più alto tra i paesi del G7. Malgrado la recessione post 11 settembre, la crisi internazionale, due guerre e il più grave disastro naturale della storia degli Stati Uniti a New Orleans, dal 2003 a oggi sono stati creati 7 milioni e 400 mila nuovi posti di lavoro, più di quelli creati nell’Unione europea e nel Giappone messi insieme. A gennaio sono stati 111 mila i nuovi impieghi, portando il tasso di disoccupazione al 4,6 per cento. I redditi sono aumentati di oltre 2.800 dollari l’anno, quasi il dieci per cento da quando Bush è alla Casa Bianca. Il budget presentato ieri vuole mantenere questi ritmi, moderare gli sprechi avallati dal Congresso repubblicano, riformare la sanità, facilitare gli accordi commerciali, diversificare le esigenze energetiche, rafforzare l’istruzione pubblica.
Un capitolo fondamentale del budget 2008 è quello del Pentagono. La richiesta è di 481 miliardi di dollari per il dipartimento della Difesa, un aumento dell’11,3 per cento rispetto alle previsioni dell’anno scorso, ma dell’8,6 (49 miliardi) rispetto a quanto effettivamente stanziato. A questi soldi vanno aggiunti quelli per la guerra in Iraq e in Afghanistan, altri 141 miliardi, che portano il totale delle spese militari a 622 miliardi di dollari, meno dei 700 miliardi per la Sanità e dei 656 della Previdenza sociale. Bush, inoltre, ha chiesto altri 93 miliardi di dollari per l’anno fiscale in corso, per pagare la nuova strategia militare irachena che porterà a Baghdad 21.500 nuovi soldati (il generale David Petraeus arriverà oggi in Iraq). Con i soldi già stanziati, nel 2007 le due guerre costeranno agli americani 163 miliardi dollari, il 4 per cento del pil, una cifra inferiore soltanto al costo della guerra di Corea nel 1952, quando gli Stati Uniti spesero l’equivalente di 645 miliardi di dollari, oltre il 13 per cento del pil di quell’anno. E’ la prima volta che la Casa Bianca fa una previsione sul costo della guerra, ma avverte che dovrà essere rivista in base alla situazione sul campo. Bush non ha fissato date di fine delle attività belliche, ma il bilancio presentato ieri dice che la guerra costerà 145 miliardi nel 2008 (18 in meno rispetto a quest’anno), 50 miliardi nel 2009 e zero negli anni successivi.
6 Febbraio 2007