Per vedere un po’ di serietà al governo c’è da allontanarsi parecchio da Roma, per non dire quanto da Vicenza. Per sapere che cosa sia, si deve guardare oltreoceano, in direzione Washington. Ieri George W. Bush ha tenuto una conferenza stampa per discutere di Iraq, di Iran e di Corea del Nord, e per riferire agli americani la valutazione della situazione proveniente dal generale David Petraeus, il capo delle operazioni militari in Iraq. Sicché quando un giornalista ha provato a trascinarlo nel dibattito politico-politicante, chiedendogli dei candidati alle elezioni presidenziali del 2008, Bush ha spiegato che non risponde a queste cose e che i giornali non riusciranno a trasformarlo in “commentatore-in-capo”. Allo stesso modo, quando gli è stato chiesto che cosa pensasse di quei democratici (e di quei repubblicani) che voteranno la mozione della Camera contraria al suo piano per Baghdad, Bush ha detto che per nessuna ragione al mondo chi critica la sua strategia irachena può essere considerato un traditore antipatriottico, a patto che non faccia mancare ai soldati impegnati in battaglia i soldi per portare a termine la missione che gli è stata affidata dai generali sul campo. D’altro canto, sempre a proposito di serietà al governo, la crescente ansia pacifista della maggioranza democratica al Congresso si concentra su una risoluzione politica non vincolante con cui viene criticato il piano Bush, ma senza far mancare il sostegno e i soldi alle truppe americane in Iraq.
Bush ha rivendicato il risultato dell’accordo per la sospensione del programma nucleare della Corea del nord, criticato dal Wall Street Journal e da John Bolton, rivendicando che per la Corea come per l’Iran l’idea è quella di coinvolgere e rendere partecipe il resto del mondo dei pericoli che corre nel caso questi due paesi si dotassero di armi nucleari. E ha spiegato che sarebbe pronto a trattare con gli iraniani se soltanto gli ayatollah fossero interessati a una soluzione pacifica. Purtroppo non è così. Gli iraniani, piuttosto, forniscono armi e bombe ai terroristi iracheni, anche se al momento non c’è la prova che gli ordini partano dai vertici di Teheran. Bush, però, ha assicurato alle truppe che contro questa minaccia letale “farà qualcosa”. Seriamente.
15 Febbraio 2007