Camillo di Christian RoccaBill Richardson

Il candidato più interessante nella lunghissima campagna presidenziale americana del 2008 si chiama Bill Richardson. E’ il governatore democratico dello Stato del New Mexico e la sua piattaforma politica può essere utile alla battaglia interna al centrosinistra intrapresa dal deputato della Rosa nel Pugno, Daniele Capezzone. Malgrado Richardson sia sulla scena politica da venticinque anni, i sondaggi presidenziali lo considerano poco. I grandi editorialisti americani però cominciano ad occuparsi di lui e c’è chi è convinto che se non ce la dovesse fare a vincere le primarie, sarà quasi certamente scelto come candidato vicepresidente da chiunque – Hillary Clinton, Barack Obama e John Edwards – otterrà la nomination del partito democratico.
Richardson è ispanico e la sua presenza nel ticket presidenziale potrebbe essere utile a fermare la pericolosa rincorsa repubblicana all’immenso bacino elettorale dei latinos, un’impresa cominciata con successo da George W. Bush nel 2000. Richardson è anche un “westerner”, un esponente di spicco di quegli stati dell’occidente interno che dal Montana vanno giù fino al New Mexico, passando per l’Idaho, il Wyoming e il Colorado, dove il partito democratico ha vinto le elezioni dello scorso novembre. Il popu-libertarismo del West fa del governatore del New Mexico tutt’altro che un nuovo Kennedy o un nuovo Clinton, sebbene tutti lo descrivano come un donnaiolo impenitente e già siano cominciati i primi pettegolezzi e le prime accuse di molestie sessuali. Al contrario dei suoi più aristocratici colleghi di New York, Boston e Washington, Richardson veste malissimo, è grasso, ha i capelli perennemente fuori posto. Prima di essere stato eletto governatore è stato deputato per una quindicina d’anni, poi ambasciatore all’Onu e ministro dell’Energia negli anni di Clinton. E’ stato anche presidente di Freedom House, l’istituto politico che si occupa di diffondere la libertà nel mondo e con cui i radicali italiani collaborano da anni.
Richardon non è soltanto il democratico in campo con più esperienza internazionale, né solo l’ispanico e il westerner del gruppo. Soprattutto è l’unico candidato di centrosinistra a credere seriamente nel libero commercio e nella riduzione delle tasse come stimolo all’economia. Da governatore ha adottato una politica di forti riduzioni fiscali (soprattutto per i ricchissimi), di certosina attenzione al pareggio del bilancio statale e non si è mai lanciato in guerre culturali con la destra sulle questioni etiche. In Italia sarebbe il leader che manca ai Volenterosi di Capezzone.

X