Dopo aver fatto la mossa, il Congresso americano a maggioranza di centrosinistra ha ordinato il contrordine compagni e finanziato con 100 miliardi di dollari il “surge” di George W. Bush, ovvero l’invio in Iraq di ulteriori trentamila soldati. Il Partito democratico di Washington, cioè quello vero, per qualche settimana si è lasciato trascinare dall’occasione di fare un po’ di propaganda, poi di fronte alla solida fermezza di Bush e innanzi alla scelta secca tra il far mancare i soldi ai soldati impegnati in battaglia oppure finanziarli, tra l’altro a pochi giorni dal Memorial Day in cui gli americani ricordano i loro uomini caduti al fronte, ha deciso di garantire ai connazionali in uniforme i mezzi necessari per combattere al Qaida. Al Senato soltanto 14 senatori hanno votato contro, compresi Hillary Clinton e Barack Obama, ovvero i due favoriti nella corsa alla candidatura del 2008. Votare contro è una scelta coerente – anche se bizzarra perché non si cura delle conseguenze – per chi vuole chiudere subito il capitolo Iraq. Hillary e Obama però non sono iscritti al circolo pacifista, non credono che la minaccia jihadista sia inventata e non amano “Blame America First” cioè accusare l’America di ogni male del mondo. Fino a qualche giorno fa, anzi, erano considerati “i Cheney del Partito democratico” per le loro posizioni non molto distanti da quelle dell’attuale Amministrazione. Giovedì, però, hanno votato contro il sostegno alle truppe, peraltro dopo un’imbarazzante e poco presidenziale incertezza non solo politica ma anche caratteriale su come avrebbero dovuto votare. Obama ha deciso soltanto all’ultimo minuto, quando era ormai chiaro che la legge sarebbe passata ugualmente, mentre il no di Hillary è arrivato due voti più tardi, dopo essersi assicurata che il suo rivale aveva votato in un certo modo. L’azzardo iracheno di Hillary e Obama, dettato dalla necessità di non lasciare il campo pacifista a John Edwards, pagherà alle primarie. Rischia però di diventare un boomerang quando alle elezioni generali uno dei due affronterà il candidato repubblicano. La stessa cosa è successa nel 2004, quando John Kerry e John Edwards scontarono il loro voto dell’anno precedente contrario al finanziamento delle truppe. Anche allora, la scelta intendeva appagare gli elettori pacifisti delle primarie. Gli elettori americani, però, alle elezioni generali tendono a giudicare queste scelte opportuniste e non ideali come un appeasement nei confronti dei nemici.
26 Maggio 2007