Una chiara mossa di Rove…
…questa di far votare Frist a favore della ricerca sugli embrioni,
così i giornali non parlano più del Ciagate. (ironia:
aspetto però il primo che lo scriverà)
30 luglio
Uno dei più…
…grandi fallimenti della stampa mondiale mi pare sia quello che
si
consuma ogni giorno in Iraq. Giornali, radio e tv hanno inviati su
inviati che, giustamente, raccontano delle bombe e delle stragi e di
tutto ciò che in Iraq va male. Di una cosa sola non si occupano.
Non si
occupano dell’unica cosa per cui, nelle intenzioni, era valsa la pena
di invadere l’Iraq: non si occupano della politica, del dibattito sul
futuro democratico del paese e non scrivono una riga sui lavori della
Costituente. Niente, di niente. Anzi, no. Ne scrivono quando gli capita
in mano una bozza con su scritto: Islam o Sharia. Oppure quando
i
sunniti sospendono la partecipazione ai lavori. Come a dire: avete
visto? sono arabi, sono musulmani, non saranno mai in grado di essere
democratici, che cazzata l’idea di Bush e dei neoconservatori. Se
ci
pensate, l’avevano fatto anche a proposito delle elezioni. Per mesi non
hanno scritto niente della campagna elettorale e sfottevano chi, come
per esempio Il Foglio, grazie alle informazioni dei blogger iracheni e
alle veline del Pentagono raccontava che si era aperta una nuova era,
che c’era la libertà, che c’era la politica ovvero circostanze
inaudite
e incredibili nel resto del mondo arabo. Poi c’è stato il
voto del 30
gennaio, e tutti improvvisamente si sono stupiti come fosse stato
possibile quell’evento che avevano deciso di non raccontare, di
liquidare e di ridicolizzare. E’ accaduto, invece, che erano più
affidabili le veline del Pentagono di quelle della stampa libera
occidentale, accucciata (direbbe Marco Travaglio) sulle posizioni dei
dittatori arabi o musulmani circostanti. Ora la stessa cosa accade con
la Costituzione. Ma come diavolo è possibile che non ci sia un
inviato
fisso a quelle riunioni? Come si spiega? Come può succedere che
non ci
sia nessuno che ci racconti che cosa si dicono, di che diavolo
discutono, su che cosa si dividono, quali sono gli emendamenti, i
compromessi eccetera? Insomma, perché la stampa occidentale
vuole e
preferisce che l’Iraq resti un paese anormale, quando con tutte le
difficoltà evidenti, però un inizio di normalità comincia ad averlo per
la prima
volta in quasi 50 anni? Un giornalista spagnolo, subito dopo la caduta
di Baghdad, ammise che in redazione a Madrid volevano solo il sangue,
gli chiedevano solo quello e che non erano interessati al nuovo Iraq
libero e democratico. Ecco, appunto. Mi chiedo perché? Per
antiamericanismo, e quindi per filo chiunque abbia il coraggio di
sfidare la Casa Bianca, sia esso Osama o Saddam, o per razzismo nei
confronti degli arabi o per stupidità. Oppure per tutte e tre le
cose?
Ps
La sinistra e il mainstream politico e culturale sostengono che si
debba dialogare con l’Islam moderato e che non si debba fare di tutta
l’erba un fascio. Ottimo. Ma con c’è solo che non riconoscono
che qualcuno, attuando le prescrizioni religiose, ci voglia tagliare la
testa. Il punto è che quando devono scegliere l’Islam moderato,
scelgono i Fratelli Musulmani, gli Al Qaradawi e i peggiori
fondamentalisti che girano per l’Europa. E, invece, non vedono l’ora di
abbandonare l’islam moderato afghano e iracheno che si batte per un futuro libero e democratico e,
come noi, è sotto attacco dei fondamentalisti, cioè sotto attacco degli amici con cui dovremmo “dialogare”.
30 luglio
Joel Osteen, il predicatore sorridente della Right Nation
Non sono le mega-chiese a spiegare il successo della destra religiosa, è la sentenza sull’aborto del 1973
Lo stato dell’America/8
30 luglio
Cos’altro devo fare per spiegare Rep?
L’ultima
è questa. Il capo dei repubblicani al
Senato, il leader politico parlamentare della destra religiosa,
cioè Bill Frist, ha annunciato il voto favorevole alla ricerca
sulle staminali. Una gran notizia, visto che (con Sam Brownback) Frist
è il più pappa e ciccia col movimento cristiano
evangelico. Bene. Rep. oggi con una pagina di Zucconi racconta la
storia ma non dice mai che Frist è il mostro che fin qui Rep. ci
aveva raccontato. Frist, improvvisamente, è descrito come un
illuminato medico, serio responsabile, addirittura uno “studioso” come
si legge in un titolo. Solo qualche settimana fa era il mostro che
voleva abolire l’ostruzionismo per far avanzare il programma della
destra religiosa, ora è un “cardiochirurgo di fama nazionale”
che si batte contro “la virulenta lobby del fondamentalismo cristiano”.
Il 16 aprile (articolo di Zampaglione) era invece uno che faceva
“crociate” e mobilitava la destra religiosa. La verità, come ha
scritto David Brooks tempo fa, è che Frist – di suo – non
è affatto fondamentalista, ma è diventato il paladino
degli evangelici, i quali sugli embrioni non sono affatto
fondamentalisti.
30 luglio
Il Riformista ha fatto molto bene
a pubblicare la traduzione completa della bozza di Costituzione irachena. Qualche giorno fa ne avevo scritto sulla prima pagina del Foglio. Il problema è che ora ce n’è un’altra di bozza, peggiore
di quella riguardo all’islam. Stiamo sempre parlando di bozze. Sabato
prossimo dovrebbe esserci una riunione per la bozza (semi) definitiva.
Poi ci sarà il voto in Assemblea e, infine, il referendum.
30 luglio
“Escludo”
Non ho qui le pezze d’appoggio, ma alla
rassegna stampa di Radio Radicale ho sentito che Carlo De Benedetti,
neo socio di Fininvest, al Sole 24 Ore abbia risposto così alla
domanda su cosa pensasse, ora, del conflitto d’interessi del Cav:
Escludo che Silvio Berlusconi telefoni eccetera.
Svenimenti a Largo Fochetti
29 luglio
Il Festival della letteratura di Mantova
Il prestigioso festival alle 10.45 del 9 settembre, Palazzo del Mago – Sale del Capitolo, discuterà di:
CACCA & CACCHE!
Primo convegno (quasi) scienti.co su feci, escrementi e popò
(dai 5 ai 12 anni)
Perché
si fa? Perché fa puzza? Perché è marrone?
Perché la fanno tutti? Perché si pesta? Perché
qualcuno la mangia? Perché qualcuno la raccoglie? Una mattinata
interattiva alla scoperta di quello che tutti fanno… ma di cui
pochi parlano. Letture di cacca di Barbara Eforo
29 luglio
Vota Frist
Il
capo dei senatori repubblicani, l’uomo immagine dei social
conservative, il più pappa e ciccia con gli evangelici, ha
annunciato di votare a favore della legge che favorisce la ricerca
scientifica sugli embrioni.
29 luglio
Osservatorio sinistra/2
Romano Prodi: “Se l’Unione vince le elezioni ritireremo le truppe di occupazione”. E degli iracheni chi se ne fotte.
29 luglio
La controfatwa
Leggete
che cosa scrive su un giornale arabo un intellettuale arabo: non
esistono “islamisti moderati”, esiste solo “l’ingenuità
dell’occidente”
28 luglio
Osservatorio sinistra italiana
-Le magnifiche e progressive sorti della coalizione, spiega oggi il
Corriere, sono frenate da uno scontro interno. Su quali temi? “Aborto e
divorzio”. Non solo aborto, ma anche divorzio. Non so se si è
capito: c’è una parte della sinistra italiana che discute
davvero la legge sul divorzio. Non solo quella sull’aborto. Anche
quella sul divorzio. Auguri.
– Oggi Filippo Facci,
sul Giornale, spiega perfettamente con le inconsapevoli parole di Gad
Lerner l’inconsistenza del pensiero dominante nella sinistra italiana.
Leggetelo tutto.
Basti, comunque, questo fenomenale suggerimento finale per vincere la
guerra santa che ci hanno dichiarato gli islamisti: “Esaminare con
saggezza come possa essere circoscritta, ristretta ed eliminata la
cortina d’odio crescente attorno al nostro sistema di vita è la
sfida all’intelligenza a cui tutti siamo chiamati”. Una strategia molto
efficace, pare.
– Sulla stessa linea, il sempre più incredibile Tahar Ben Jalloun, sull’Espresso.
Cosa bisogna fare? Semplice: “Una politica più sottile,
più intelligente, e soprattutto sincera”. Sottile e sincera.
Volete anche i dettagli? Eccoli: “La volontà di guardare almeno,
se non di amare, questo mondo che soffre, considerando la sua sfortuna
e rispettando la sua aspirazione a vivere nella dignità”. Questo
raffinatissimo progetto anitislamista ha anche bisogno di un leader,
no? Certo. “Evidentemmente non è Bush, né Blair,
né Sharon, né Berlusconi, né Chirac”. Ok. E allora
chi? “Forse quest’uomo provvidenziale potrebbe essere Kofi Annan”.
Forse.
– Poi, per fortuna. c’è Giampaolo Pansa, sempre sull’Espresso.
28 luglio
Da Taricone a Tocqueville
Oggi
il Magazine del Corriere mi mette al cospetto di Sartori, Matteucci,
Bobbio, Amato, Prodi, Pannella, Galli della Loggia, Panebianco, Zanone
e il Riformista quale membro del club di tocquevilliani d’Italia. Ve la
immaginate una riunione di tale gruppo? Grazie, comunque. E non solo
per avermi qualificato come “trentenne”, anziché “grande
vecchio”. Grazie anche per la foto. La stessa che l’allora Sette mi
scattò quando, invece, più che tocquevilliano ero tariconiano.
28 luglio
“Uno o più imbecilli”
Gabriele Romagnoli, su Rep., oggi inizia così il suo articolo:
“Se il presidente del più grande Paese del mondo afferma
solennemente che il dittatore dell’Iraq cerca di procurarsi in Niger
l’uranio per un attacco atomico e il suo popolo, atterrito, gli crede e
gli dà mandato per la guerra, ci sta che in una mattina d’estate
uno o più imbecilli comincino a spargere la voce che l’acqua di
Roma…”.
La spudoratezza con cui i republicones raccontano
balle è oltre ogni limite. Bush ha affermato solennemente che
Saddam cercava di procurarsi l’uranio (non “in Niger”, ma in vari paesi
africani) perché questo risultava ai servizi britannici, e a
loro ha fatto riferimento. Una bufala? No. La Commissione indipendente
inglese guidata da Lord Butler che ha indagato sui servizi inglesi e
l’Iraq ha stabilito che quelle 16 parole inserite da Bush nel Discorso
sullo Stato dell’Unione erano “ben fondate”. Non false, ma “ben
fondate”. Quanto al Niger, Joe Wilson cioè l’ambasciatore anti
Bush che fu inviato colà dalla moglie agente della Cia ha
sostenuto esattamente che l’Iraq ha cercato di comprare l’uranio dal
Niger, ma che non c’è riuscito anche perché, secondo lui,
era improbabile che ci riuscisse. Il rapporto della Cia (attenzione:
della Cia, dove lavora Valerie Plame – Cia e Plame erano convinti che
Saddam non avesse cercato l’uranio) sulle armi di sterninio sostiene
che il tentativo di acquisto non c’è stato, mentre la
Commissione bipartisan sui fallimenti dell’intelligence, cioè
sui fallimenti della Cia, sostiene il contrario e cioè che i
contatti tra il ministro di Saddam e i vertici nigerini per l’acquisto
di uranio ci siano stati eccome. (in basso, in altri post, trovate i
link: io mi sono stufato di metterli ogni volta).L’unica cosa non ben
fondata è l’articolo di Romagnoli. (grazie a Paolo)
28 luglio
La Cina si riarma, l’America non sa cosa mettersi
Lo stato dell’America/7
27 luglio
Leggete cosa scrive il direttore di Al Arabiya
“Giustificare
gli attacchi di Londra argomentando che la colpa va gettata sugli
eventi in Iraq, serve soltanto a perpetuare menzogne”
27 luglio
Il Nadagate e il girotondismo ridicolo dei Democratici (in attesa di Hillary)
I
Democratici hanno ceduto il loro spazio setimanale alla radio pubblica
per far parlare Larry Johnson, ex agente Cia. Johnson ha spiegato che
Bush dovrebbe licenziare Rove eccetera. Johnson è uno dei
più screditati analisti americani. Per dirne una: il 10 luglio
el 2001, due mesi esatti prima dell’attacco alle Torri, scrisse un
editoriale sul New York Times (complimenti anche al NeYT) dal titolo
“The declining terrorist threat” neel quale diceva che gli ameriicani
“hanno poco da aver paura del terrorismo”. Per dirne un’altra, quando
era vice capo dell’antiterrorismo al Dipartimento di Stato disse alla
Pbs che gli americani sbagliavano “a fare di Bin Laden una specie di
superman” e, segnarsi bene le parole, “Osama Bin Laden non è un
oraganizzatore efficace né un leader. Fa solo grandi
chiacchiere”. Perché i democratici si siano affidati a
personaggi come è questo è un mistero.
27 luglio
Le cause del terrorismo si combattono con le bombe non con il pane
Il punto di vista anarcocapitalista dell’Ayn Rand Institute
27 luglio
Colpo Inter
Ceduto Davids al Tottenham. Gratis. Ma gli pagherà lo stesso un milione
e mezzo di euro l’anno per due anni. Però non l’ha dato al Milan
27 luglio
Poca Sharia
Tornano i sunniti e una nuova bozza di Costituzione svela che la legge islamica non guiderà l’Iraq
26 luglio
Breaking News a colori
Titolo, oggi, sul Corriere: “La nuova strategia americana: anche gli islamisti diventano nemici”.
26 luglio
Starbucks
Oggi il Corriere racconta dei dischi venduti da Starbucks e delle
proteste delle catene di distribuzione musicale. Ma c’è un ma. I
negozi di dischi non protestano perché il disco della Morissette
viene venduto solo da Starbucks, primo perché non è vero
e, secondo, perché la protesta è sul fatto che nei negozi
di dischi sia stato distribuito “dopo” la messa in vendita da
Starbucks. Comunque l’ultimo caso non è quello della Morissette,
ma di Herbie Hancock con Damien Rice, Annie Lennox, Sting e Santana.
26 luglio
Io investirei sulle azioni All-Ett
Oggi tre persone, Luca, Emmebi e Passannanti, si sono precipitate su questo
sito per comprare una meraviglia di cui dispongo da alcune settimane:
il portafoglio più sottile del mondo. Tra un po’ si
aggiungerà anche Mattia. E’ così sottile che le cose che
riesco a metterci dentro sembrano più spesse del portafoglio da
pieno. Il portafoglio è fatto con il tessuto delle vele.
Mantengo un vantaggio sui suddetti: dispongo anche del portafoglio
più sottile del mondo, però di pelle. Trovate questo,
ora.
26 luglio
“Arrabbiato”
E’ il titolo di un pezzettino di Panorama su CONTRO L’ONU.
25 luglio
Non è Gianni Vattimo, è Internazionale
Ogni
settimana mi verrebbe da scrivere di Internazionale, poi rinuncio.
Tanto è inutile. Oggi però ho letto un elogio della Corea
del Nord in cui si dice che a Pyongyang c’è una specie di
movida, “aumentano i ristoranti e nei chioschi si mangiano hamburger.
Forse è il segnale di una vera apertura del paese”. Forse. Gli
americani sono cattivi, spiega l’articolo scelto da internazionale,
perché descrivono il regime come “il male”. Invece, “come
suggerisce il florido mercato dei ristoranti, la realtà
nordcoreana sta cambiando velocemente”. Velocemente. Poi, tra le altre,
questa frase: “Qualsiasi cosa si pensi della Corea del Nord, ormai il
paese non può essere definito strettamente comunista”.
Strettamente. Qualsiasi cosa si pensi di Internazionale, ormai la
rivista non può essere definita strettamente comunista.
24 luglio
Gianni Vattimo, intellettuale di quel che resta della sinistra
“Ma
se la scelta è tra la democrazia imperfetta europea e
nordamericana, ormai soffocata dal peso del denaro che domina le
campagne elettorali, e la democrazia imperfetta di Chávez e di
Castro (anche di quest’ultimo, le cui violazioni dei diritti umani sono
largamente spiegabili con la povertà della sua isola e gli
effetti del blocco economico che subisce da vent’anni), scelgo
quest’ultima”. Oggi su quel che resta della Stampa
24 luglio
Cose successe domenica
– L’Inter ha fatto una figuraccia mondiale, facendosi dire perfino da “Ken il rosso” di aver fatto un favore ai terroristi
(L’Inter, infine, andrà: ma la figuraccia internazionale è stata
fatta, tanto più che metà squadra ha comunque rifiutato)
– Rep. ha fatto la solita “porcata”. La parola vi pare troppo forte? La
ripeto: “porcata”. A tutta pagina ha titolato “Vendicata la guerra in
Iraq”, come a dire che i terroristi di Sharm hanno ucciso 80 persone a
causa della guerra in Iraq. La rivendicazione, invece, è
religiosa: sono attentati anticristiani, anti ebraici e anti islamici
apostati (cioè traditori dell’Islam), hanno scritto i
terroristi. Poi c’è una motivazione politica e mette insieme le
guerre in Afghanistan, in Iraq, in Palestina e in Cecenia. Che diavolo
c’entra l’Egitto con l’Iraq, lo sa solo Rep. Questo giornale, al
solito, preferisce disinformare o perché non capisce che sta
succedendo o per regalare qualche vantaggiuccio alla Fed o come diavolo
si chiama. Fanno questo titolo che poi giustifica l’editoriale di
Scalfari secondo cui la colpa è della guerra in Iraq. Un
editoriale che, a sua volta, convince i Pecorari Scani e i Lapo
Pistelli che con ilritiro delle truppe dall’Iraq, Osama torna buono
buonino. E’ questa la politica italiana: gira intorno a notizie false.
E poi al successivo attentato il direttore di Rep. si interroga
stupito: “Come mai? perché non abbiamo capito che questo
è un attacco alla democrazia e all’Occidente?” Caro Mauro, la
risposta è perché leggiamo Repubblica.
Le uniche cose sensate in questi due giorni sono state dette a
Venezia, al convegno di Non c’è pace senza Giustizia
praticamente ignorato dai giornali. Qua e là (sul Corriere) sono
comparse alcune dichiarazioni di questi liberali arabi presenti al
convegno: contro il terrorismo e il fondamentalismo, hanno detto,
l’unica arma è la democrazia. Sarà un caso che non
abbiano fatto notizia?
Mi spiace tornare ancora su Rep, ma l’avete letto
Rampoldi? Stavolta critica l’occidente e l’America perché si
affidano ancora a Mubarak, che è un dittatore. La splendida
cornice di Largo Fochetti lo ha fatto diventare un neocon (tranquilli:
quando Washington si occuperà dell’Egitto, ci spiegherà
che quello di Mubarak era un regime laico e che solo l’idiozia
Poi c’è la questione del povero elettricista brasiliano,
ucciso per errore dai poliziotti. Epperòè stato ucciso da
Al Qaida, non dai poliziotti. E’ l’ultima vittima degli
attentati londinesi, e come tale va onorato, non delle misure
antiterrorismo di Blair. I poliziotti non hanno sparato perché
volevano uccidere. Hanno sparato perché volevano salvare la vita
dei londinesi, messa in pericolo dai fascisti-islamici.
24 luglio
Iraq? No, Washington si preoccupa di Iran, Corea del Nord (e Cina)
Lo Stato dell’America/6
23 luglio
Caro Luca, sono un giornalista che approfondisce i temi di cui scrive
Torna Renosubject (con autopromozione).
GQ, agosto
Cose successe tra ieri e oggi
– I fascisti islamici hanno fatto una strage in Egitto (Egitto? Ritirerà le truppe dall’Iraq?)
La rivendicazione è, come si dice, anticristiana, antisionista
e anti traditori dell’Islam (apostati), cioè ha matrice
religiosa. Ed è legata una reazione alle guerre in Afghanistan,
in Iraq, in Cecenia e al tradimento (apostasia) del regime egiziano.
(La sinistra italiana continua a citare soltanto l’Iraq)
I Ds di Firenze hanno votato contro la mozione di solidarietà
a Oriana Fallaci, rinviata a giudizio per reato d’opinione
L’Economist (il miglior giornale del mondo, ma che quando parla di
cose italiane è una via di mezzo tra Micromega e il Manifesto,
ha definito Oriana Fallaci “la voce del nuovo razzismo europeo”)
L’Ulivo, o come si chiama, ha scritto un documento pacifista che
richiama all’articolo 11 della Costituzione, ma si dimentica di citarlo
tutto (“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli”. L’articolo 11 non ripudia la guerra
di liberazione dei popoli oppressi. E come potrebbe, visto che è
stata scritta dopo una guerra di liberazione?)
In Iran hanno impiccato due ragazzi, uno minorenne, in quanto
omosessuali. (Foto lodevolmente pubblicata in prima pagina dal Corriere
e NON pubblicata da Repubblica)
23 luglio
Recensire Rep. e in particolare Turani
Come su Internet è stato fatto a pezzi un articolo pieno di errori sul nuovo sistema operativo di Microsoft
23 luglio
Meet the Press
Lewis Libby ha detto al grand
jury di aver saputo il nome della moglie di Wilson da Tim Russert, il
conduttore di Meet the Press. Russert pare abbia detto di non aver
fatto il nome di Valerie Plame.
22 luglio
Arianna goes to Palermo
La
simpatica miliardaria blogger di sinistra è a Palermo
(libertè, egalitè, yacht privè). Dice, da ex
cittadina greca, che la campagna siciliana durante la guerra del
Peloponneso fu un disastro per gli ateniesi, perché gli ateniesi
avevano scarsa conoscenza della Sicilia e avevano forze inadeguate.
22 luglio
Senza parole
Giorgio
Bocca oggi sull’Espresso: “E il terrorismo, cioè l’unico modo
dei più deboli di fare la guerra ai più forti…”
22 luglio
No simpathy for the devil
I
Rolling Stones, buoni ultimi, si schierano contro Bush. Una canzone del
loro prossimo disco si intitola “Neo-con” e parla male di Condi Rice
che però non è neocon, (il testo sarà ispirato a
un articolo di Caretto). Mi chiedo, poi, quando mai i rocker
politicamente impegnati hanno scritto una canzone contro un Saddam, un
Pol Pot, uno Stalin, un Milosevic o un Bin Laden. Perché non lo
fanno?
In realtà i Rolling Stones arrivano secondi anche
sul titolo della canzone, cioè su Neocon. Gli Offspring, gruppo
dimenticabile, un paio d’anni fa scrissero una canzone-marcia militare
con lo stesso titolo e con questo testo:
we are strong
we are right
we won’t be pushed aside
we’ll go on
we will fight
we will not compromise
we will never lose to you
21 luglio
Londra, chiaro no? E’ stato Rove
Dopo
le cretinate che si sono lette ieri e oggi sul fatto che l’altro ieri
Bush ha nominato il giudice Roberts per distogliere l’attenzione dallo
scandalo Plame, mi chiedo quanto tempo passerà prima che qualche
altro cretino dica che le nuove quattro bombe di Londra sono l’ennesimo
trucco sporco dell’abilissimo consigliere di Bush?
21 luglio
La più brutte copertine di LP di sempre
21 luglio
John Roberts, il moderato di destra che sposa la cornice giuridica della guerra al terrorismo
21 luglio
Novità di giornata sul Nadagate
Il
memo del Dipartimento di Stato che svelava l’identità di Valerie
Plame conteneva la dicitura “S”, che sta per “segreto”. Quindi chi ha
letto quel documento e ne ha parlato in giro ha commesso un reato (non
importa se la Plame non era più “coperta”). Chi l’ha letto,
dunque? Speculazioni intorno al ruolo di Ari Fleischer, ex portavoce
della Casa Bianca. L’unica cosa certa è che l’ha scritto Marc
Grossman. Che, il giorno dopo l’articolo di Wilson sul NYT, Richard
Armitage ha chiamato Carl Ford per spedire il memorandum a Colin
Powell, il quale se lo portò con sé sull’Air Force One.
Grossman, Ford, Armitage e Powell sono gli stessi che hanno
organizzato, sia apertamente sia dietro le quinte, il boicottaggio
“intern” della nomina di John Bolton. Vuol dire qualcosa? Non lo so.
21 luglio
Socci o Renato Pozzetto?
Antonio
Socci sul Giornale di oggi: “In questa sostanziale impotenza
dell’Occidente a difendersi (a volte anche la non volontà di
farlo), per milioni di persone l’unica speranza è quella indicata provvidenzialmente dalla Madonna che
ripete: preghiera, penitenza e conversione («con la preghiera
potete allontanare anche le guerre», ha affermato a Medjugorje).
È la stessa via che fu indicata a Fatima (non aver ascoltato ha
provocato enormi drammi nel Novecento). Riecheggia le parole di
Gesù: «Se non vi convertirete perirete tutti».
21 luglio
Sharia in Iraq?
(mi ero dimenticato il link: eccolo)
I
giornali italiani, riprendendo il New York Times, hanno raccontato che
la nuova Costituzione irachena poco ci manca e tortura le donne
introducendo la sharia, mentre (parole di Rep.) dal giorno del colpo di
Stato baathista aveva un meraviglioso codice civile. A parte la
stupidaggine pro-saddamita del tipo “signora mia, ai tempi si poteva
dormire con le porte aperte”, c’è altro. Il primo altro è
che la Costituzione non può passare senza l’ok dei curdi. E i
curdi non sono d’accordo. Il secondo altro è che i giornali
iracheni hanno pubblicato una bozza DIVERSA di Costituzione. Un testo
che contiene due orribili riferimenti a Israele (di quelli che
piacerebbero a mezza sinistra italiana) e che nei primi cinque articoli
ripete in tutti i modi possibili che non ci saranno discriminazioni
basate su sesso e religione. (Alle donne, peraltro è riservato
un minimo del 25 per cento dei seggi). Non c’è in alcun punto
scritto che la Sharia è “la” fonte del diritto e nemmeno “una”
fonte del diritto. C’è un doppio rifermimento alla Sharia
certamente ambiguo. Ma ambiguo vuol dire anche ambiguo per gli
islamisti. Insomma c’è scritto che il ruolo della donna nella
famiglia e nella società non deve confliggere con le previsione
della Sharia. Questo dopo aver scritto tre o quattro volte che non ci
possono essere discriminazioni basate sul sesso dei cittadini iracheni.
E’ ambiguo? Sì. E’ il nuovo paese dei Talebani? No. In ogni caso
è una bozza. Ora tradotta in inglese e commentata dalla Carnegie
Endowment for international Peace.
21 luglio
Oggi il Corriere full color mi sembra più bello
Sarà perché Ennio Caretto ha fatto un ottimo pezzo sul giudice nominato da Bush?
(E, comunque, negli ultimi tre giorni ha pubblicato Christopher
Hitchens e Ian Buruma)
21 luglio
Corriere e Rep.
Corriere: “Bush sceglie un conservatore stimato dai liberal”
Rep: “Corte Suprema, liberal in rivolta”
21 luglio
Grande Slam
L’Inter vince per il quarto anno consecutivo il prestigioso Treo Tim, foriero di ulteriori successi
21 luglio
Tom Tancredo
Un deputato repubblicano del Colorado sostiene che gli Usa debbano rispondere agli attacchi terroristici bombardando la Mecca.
21 luglio
Complotto o Nadagate?
Il caso Rove/Plame/Wilson (con correzione)
Questo è il documento
fondamentale, redatto dalla Commissione bipartisan sull’intelligence,
sulle bugie di Wilson, (in particolare ce n’è una sfuggita ai
più: Wilson al ritorno del suo viaggio in Niger disse al
Washington Post che il documento dei servizi sull’uranio nigerino aveva
“nomi e date sbagliate”. La Cia gli contestò che non era
possibile che lui lo sapesse, visto che il documento gli fu consegnato
sette mesi dopo il viaggio. Wilson ammise la bufala e, nel chiuso delle
stanze Cia, accusò il Washington Post di aver capito male le sue
parole).
Paferrobyday segnala che per il capo degli ispettori Cia, David Kay, Saddam non tentò di comprare l’uranio dal Niger. Tesi non condivisa dal documento di cui sopra e,
soprattutto, rigettata dai servizi britannici (e dalla Commissione
Butler) su cui si basò, esplicitamente, Bush.
20 luglio
E poi arrivò il Riformista
Il
più funambolico articolo sulla vicenda Rove è di Anna
Momigliano sul Riformista. Non c’è un’informazione corretta che
sia una. Gli errori sono talmenti troppi, che non ce la faccio.
20 luglio
Quando vi dico una cosa, credeteci
Quando
vi dico che sull’America, Rep. è meglio del Corriere dovete
credermi. Oggi Rep. ha un articolo sul nuovo giudice della Corte
Suprema, John Roberts. Ennio Caretto, invece, dice che Bush ha scelto e
che la prescelta è una donna, Edith Brown Clement. (Certo,
è un problema di ribattute. Ma, appunto)
20 luglio
Clamoroso caso di antisemitismo al Corriere full color
L’unica foto in bianco e nero è di Yasha Reibman.
20 luglio
Il nuovo Corriere
Sembra
il nuovo Giornale, che sembra il nuovo Libero. Non mi pare una grande
trovata questo nuovo formato, più queste orribili pagini a
colori. I pezzi sembrano, e forse sono, più brevi. Buona la
pagina commenti accanto alle lettere. Migliorate, proprio belle, le
pagine dei programmi televisivi. Buona l’idea delle brevi in ultima.
Durera?
PS
Questa tendenza a peggiorare i giornali mi
pare una cosa diffusa. Le nuove pagine di cultura, di spettacolo e di
sport della Stampa non si possono guardare.
20 luglio
Caretto & Zucconi
Oggi
intervengono entrambi sul caso del Ciagate o “not a gate case” e ci
sono altre disinformazioni. Caretto, tra le varie cose, scrive che
“Rove sotenne che era stata lei (Valerie Plame, ndr), contraria alla
guerra dell’Iraq, non la Cia a mandare nel Niger il marito”.
Caretto ancora non ha capito che la Cia era contraria alla guerra in
Iraq, e passi. Ma non ha capito nemmeno che la controversia su chi
avesse mandato Wilson non è se sia stata la Cia o la Plame, cosa
peraltro che non sta in piedi, visto che la Plame lavora alla Cia. Il
punto è un altro. Wilson scrisse ambiguamente, e poi
confermò a voce, che era stato mandato in Niger dalla Cia su
richiesta di Cheney, come a dire “quando mi mandarono in Niger ero
considerato affidabile. Mi accusano ora che non ho confermato le loro
aspettative”. Rove, invece, dice che non fu Cheney a mandare Wilson in
Niger, ma fu una scelta di Valerie Plame, fu Valerie Plame a convincere
la Cia di mandare suo marito. Fatto confermato dalla stessa Plame in un
documento svelato dalla Commissione bipartisan sull’Intelligence e ora
anche da Wilson (dopo che nel suo libro aveva scritto il contrario).
Caretto continua, a proposito della Plame: “A tutt’oggi non è
chiaro lo fosse ancora (coperta, ndr) nel 2003”, cioè quando il
suo nome fu fatto da Bob Novak. Caretto non sa o non vuole far sapere
che è lo stesso Wilson, ora, a dire che sua moglie non era
“coperta” quando il suo nome fu svelato, cioè nel 2003. Lo ha
confermato domenica alla Cnn: “My wife was not a clandestine officer
the day that Bob Novak blew her identity”.
Caretto scrive anche che Lewis Libby, consigliere del vicepresidente
Cheney fece un’identica soffiata”. Ma non è vero. Matt Cooper di
Time ha detto di essere stato lui a dirlo a Libby e che Libby rispose
semplicemente con un “sì, ne ho sentito parlare anch’io”.
Meno grave aver scritto che la legge che punisce chi svela il nome di
un agente segreto coperto sia del 1992. E’ del 1982.
Poi Zucconi, certo più preciso di Caretto. Su Rep. però
gira intorno a un fatto che è falso. Lui dice che Bush
accusò Saddam di aver acquistato uranio dal Niger. Ma non
è vero. Bush accusò Saddam di aver “cercato di
acquistare” uranio (e non solo dal Niger, ma da “paesi africani”).
Zucconi confonde i documenti britannici con quelli “spacciati dai
pataccari italiani”. Sono documenti diversi. Quelli “italiani” erano
falsi. Quelli britannici no. Sono stati confermati dalla Commissione
Butler che ha giudicato “ben fondate” le 16 parole di Bush sull’uranio
prnunciate nel suo discorso sullo Stato dell’Unione.
19 luglio
Le serbe fanno le puttane. Colpa dei bombardamenti americani.
Incredibile
articolo sulla Stampa a firma di Giuseppe Zaccaria. “Prima dei
bombardamenti Nato, la povertà era accettata con pazienza e
anche con una punta di fierezza”, ora Belgrado “è stuprata dalla
piaga della prostituzione”. “Neanche negli anni bui delle guerre e
delle sanzioni, la città si era piegata alla necessità
dei corpi in vendita”. Secondo Zaccaria, prima dell’intervento Nato a
Belgrado c’erano soltanto “cinque o sei vecchie battone”, ora le
ragazze si prostituiscono che è una bellezza. E perché
sia chiaro di che articolo si tratti, Zaccaria racconta che nell’ultima
retata, oltre alle molte serbe, c’era anche “una giovanissima irachena
uscita dal suo paese come rifugiata”.
18 luglio
Uff
Repubblica, oggi: “Joseph Wilson era stato incaricato da Washington di
indagare sulla notizia, poi risultata falsa, del tentato acquisto da
parte di Saddam Hussein di uranio dal Niger”. Non è vero. E’
risultata vera quella notizia. Confermata dallo stesso Wilson.
Confermata dalla Cia. Confermata dalla Commissione 11 settembre.
Confermata dalla Commissione Butler. Ma perché a Rep. leggono
solo i post di Luca Sofri sul Sudoku?
18 luglio
PortocervoPost
Arianna Huffington, blogger di riferimento dei miliardari di sinistra d’America, scrive i post da Porto Cervo.
18 luglio
Novità di giornata sul caso Plame-Rove
Matt
Cooper, il cronista di Time, è stato intervistato a Meet
the Press e ha scritto un articolo su Time in cui conferma quello che
si sapeva su Rove: al termine di una telefonata di due minuti (fatta da
Cooper) e dopo che Cooper gli ha posto una domanda sul Niger, Rove gli
ha detto di non buttarsi a pesce su questa storia e che la moglie di
Wilson lavorava alla Cia. Racconto confermato da Rove medesimo, nella
mail mandata lo stesso giorno al vice capo della Sicurezza Nazionale
Hadley. Valerie Plame (la moglie di Wilson) però non era
un’agente coperto e Rove non ha chiamato in giro per fare il suo nome e
organizzare una campagna contro Wilson. Anzi, come si legge nella mail
ad Hadley, ha spiegato di non aver abboccato al trabocchetto di Cooper.
Stessa cosa è successa con Lewis Libby, capo dello staff di
Cheney (e primo sospettato del leak). Cooper ora spiega di averlo detto
lui a Libby e che Libby gli ha risposto: sì, ne ho sentito
parlare. Poi c’è un’altra novita. Secondo una fonte anonima
dentro l’inchiesta, Rove ha saputo tutta la storia dall’autore dello
scoop Novak prima che questi scrivesse il pezzo (e questo lo sapevamo),
ma la prima volta ne ha sentito parlare o da un giornalista o (ecco la
novità) da qualcun altro dentro l’amministrazione che a sua
volta l’ha saputo da un giornalista. Il New York Times, sempre
più partigiano, ha titolato al contrario: “Top Cheney Aide among sources in cia story“.
Se è una fonte, è di conferma. Di conferma di una notizia
che non è reato (visto che la Plame nessuno sapeva, anche
perché probabilmente non lo era, under cover). Insomam non c’era
alcuna campagna contro Wilson. In ogni caso, al momento pare non ci sia
stato alcun reato. Alcuni giornalisti hanno chiamato funzionari
dell’amministrazione per avere conferma di un pettegolezzo (quel Wilson
inviato in Niger dalla Cia ma scelto sua moglie) e quei funzionari
hanno confermato. La Plame, come conferma suo marito Wilson, lavorava
in ufficio alla Cia. Difficile essere copert, lavorandoa Langley. E, by
the way, Wilson aveva negato che fosse stata sua moglie a sceglierlo. E
ha confermato nel suo rapporto, e in parte anche nel suo libro, la tesi
di Bush (ma in realtà dei britannici) del tentativo
di acquisto di uranio da parte di Saddam in Niger. Tentativo
confermato dalla Commissione sull’11 settembre. E informazione “ben
fondata” secondo quanto risulta alla commissione Butler di Londra.
18 luglio
Cose che voi umani
17 luglio
Il Corriere (ancora)
Sapete
come la penso: il Corriere della Sera, tra i grandi quotidiani,
è il peggiore quando c’è da raccontare cosa succede negli
Stati Uniti. E ogni giorno c’è una conferma. Oggi ne ha fatta
un’altra, naturalmente per la firma di Ennio Caretto. Si è
occupato del caso Cia-Plame-Wilson-Rove. D’accordo, è
complicato. Ma mettere insieme così tanti strafalcioni è
troppo (Non è tanto per l’interpretazione – legittima – che gli
fa legare il memo del Dipartimento di Stato non al Dipartimento di
Stato e quindi agli avversari di Bush nella preparazione della guerra
in Iraq, ma alla Casa Bianca).
Ecco che cosa ha scritto:
“Nel marzo 2003, su incarico della Cia, Wilson… si recò in
Niger per accertare se Saddam avesse cercato di procurarsi materiale
nucleare come sosteneva la Casa Bianca. Concluse di no, ma il rapporto
venne insabbiato”.
E’ falso. Intanto erano i servizi britannici a sostenere che Saddam
avesse cercato di procurarsi il materiale nucleare. Poi lo stesso
Wilson concluse di sì. Disse che era vero. E lo disse alla Cia.
E la Cia, che era scettica sul rapporto Saddam-Niger, concluse che il
viaggio di Wilson rafforzava la tesi britannica e della Casa Bianca. Me
lo sono inventato io? No. Sono atti ufficiali. Con il bollino della
Commissione sull’11 settembre. Di più: anche la Commissione
Butler in Inghilterra ha confermato che l’accusa contenuta nel discorso
sullo Stato dell’Unione era “ben fondata”. Di più: lo stesso
Wilson lo ammette nel suo libro. Caretto però non ne sa niente.
Wilson nel famoso articolo sul NYT da cui è partito tutto
scrisse che Saddam non aveva acquistato uranio, non che non lo aveva
cercato (come aveva detto Bush nel discorso sullo Stato dell’Unione)
Poi: “Bob Novak… facendo il nome della Plame affermò ch era stata lei e non la Cia a mandare Wilson nel Niger”
Ma che dice? La storia è diversa. Wilson aveva detto, nero su
bianco, che era stato Cheney a mandarlo in Niger. Ed era falso. Novak
ha svelato che Wilson era stato scelto autonomamente dalla Cia, su
suggerimento di Valerie Plame. cioè di sua moglie.
Ovviamente Caretto non ha scritto che la Plame era agente SCOPERTO dal
1997, che lavorava in ufficio alla Cia e timbrava il cartellino, e che
lo ha confermato lo stesso Joseph Wilson in un’intervista
giovedì alla Cnn.
17 luglio
Clamoroso: a fare il nome di Valerie Plame forse sono stati Colin Powell e il suo vice Richard Armitage. (E Bush li ha già licenziati)
Clamorosa doppia novità nello scandalo-non scandalo che avrebbe dovuto travolgere Karl Rove. Il New York Times
nasconde la notizia (non in prima pagina, non nei titoli) ma è
questa: il nome della moglie di Wilson e il suo ruolo nell’aver mandato
l’ex ambasciatore in Niger è contenuto in un memorandum del
Dipartimento di Stato precedente l’articolo di Novak. Quando Wilson
accusò Bush (peraltro raccontando balle) nel suo famoso articolo
sul NYT, Richard Armitage inviò il memo a Powell. Quel giorno
Powell e Bush andarono con l’Air Force One in Africa. Testimoni
ricordano che Powell teneva in mano quel memo.
Seconda novità.
C’è una e-mail che scagiona Rove. Nel giorno in cui ricevette la
telefonata di Cooper (quella che Cooper sintetizzò nell’e-mail
pubblicata di recente da Newsweek), Rove scrisse al vice di Condi Rice,
Stephen Hadley, per dirgli che Cooper l’aveva chiamato per parlargli di
un altro argomento, ma in realtà per tendergli una trappola su
questa cosa di Wilson: “Ma non ci sono cascato”, scrisse Rove. “Gli ho
solo detto che se fossi in lui non mi butterei su questa storia”
(traduzione libera).
John Tierney chiama questo scandalo Not-a-gate scandal oppure Nadagate.
Per ora è così. Ma c’è ancora qualcosa che non
torna. Qualche giorno fa Andrew Sullivan aveva detto, profetico, mi sa
che anche questa volta va a finire in un trionfo per Bush.
16 luglio
Divisi da Dio, uniti dalla Costituzione
Lo stato dell’America/5
16 luglio
Due buone notizie per Rove
16 luglio
Ma di che stiamo parlando?
16 luglio
La Fallaci e altro
Bell’articolo. Gli altri sfottono e si danno di gomito poi, qualche
anno dopo, come l’altro giorno D’Alema, ripetono le stesse cose o si
stupiscono di quello che succede. Ah, Repubblica. Con il suo direttore,
all’indomani della strage di Londra aveva spiegato che non capiva come
mai l’occidente non si fosse accorto di niente. Ieri però ha
pubblicato (nello stesso spazio che il Corriere ha dato alla Fallaci)
un delirio di Tahar Ben Jelloun incacchiato nero con Bush perché
all’aeroporto di New York gli hanno chiesto i documenti e si sono
insospettiti quando non si è ricordato la data di nascita della
figlia. (Argomenti, solitamente, trattati da Piero Ottone). E poi, in
un finale surreale, Ben Jelloun dà la soluzione al problema
mediorientale: “Bisogna che l’occidente diventi il promotore delle
cause giuste, arrivando a promuovere manifestatamente i valori della
democrazia”. Arrivando. A promuovere. Manifestatamente. I valori della
democrazia. Ma dove l’hanno preso questo?
16 luglio
Sudoku? E’ già finita la moda del burraco?
16 luglio
Quelli che votano contro l’Iraq sovrano
La
bozza di mozione dell’Ulivo o di come si chiama adesso chiede al
governo tre inderogabili cose che o sono superate o sono in corso:
“In particolare in queste tre direzioni: predisporre che l’Onu assuma un ruolo di primo piano nella transizione” (Ehi,
Prodi, il passaggio dei poteri c’è già stato. E tu hai
votato contro. La transizione in corso. E tu hai votato contro. Gli
iracheni sono sovrani. E tu hai votato contro. Tutto ciò
è già avvenuto sotto legittimità e primo piano
Onu. E tu hai votato contro)
“Promuovere la sostituzione delle truppe con una forza di mantenimento della pace” (Ehi,
Prodi, la sostituzione delle truppe con una forza di mantenimento della
pace c’è già stata. Le truppe della coalizione sono
già, e da due anni, col mandato Onu. Le truppe vanno sostituite
con gli iracheni non con gli occupanti che piacciono a te);
“valutare la partecipazione di paesi non coinvolti nel conflitto alla
formazione delle forze armate e di polizia irachena” (senza parole).
Per il resto invita l’Europa o l’Onu o il club di Topolino a definire il
programma di rientro eccetera. Ma non si accorge che l’Onu da
più di un anno ha definito il programma di rientro e,
naturalmente, ha delegato la fase successiva al governo iracheno,
legittimo e democratico. La decisione di chiedere o meno alle truppe di
restare o andarsene non spetta né a Prodi né all’Unione
europea. Spetta agli iracheni. La sinistra italiana non si rende conto
che oggi chiede il ritiro, ma vorrebbe sostituire le truppe con
un’occupazione straniera diversa da quella attuale togliendo agli
iracheni, che per la prima volta possono decidere liberamente cosa
fare, la sovranità che finalmente si sono guadagnati.
Cioè vorrebbe che dopo Saddam, gli iracheni siano guidati
da Kofi Annan, dopo i fasti dell’Oil for Food. Qualsiasi cosa
purché non facciano da soli, ché non sono capaci.
Questi
qui dovrebbero governare l’Italia. E, badate, mezza coalizione ha detto
no alle tre proposte già realizzate. Pirandello non sarebbe in
grado di raccontare questa farsa.
16 luglio
Lettera aperta al Cav.
Oggi mi allargo, ma è uscito il nuovo fascicolo di Ideazione con questa mia missiva al premier con dei consigli non richiesti per trasformarsi da politico in statista.
Ideazione, luglio
Lo Stato dell’America/4
Il dibattito sulla politica estera
15 luglio
Il caso Rove/ 3
Joe Wilson, ieri alla Cnn: “My wife was not a clandestine officer the day that Bob Novak blew her identity”
15 luglio
Il caso Rove/2
Rove ha saputo della moglie di Wilson da un giornalista. E ha saputo il nome dal giornalista Bob Novak che poi ne scrisse.
Titolo alla Rep. del NYT: “Rove Reportedly Held Phone Talk on C.I.A. Officer”
15 luglio
Il caso Rove
Spiegato in 1200 battute.
15 luglio
Comunisti
Avrei
anche potuto titolare “fascisti” o qualsiasi altra cosa. Ecco, ieri,
come cominciava l’editoriale principale (chiamiamolo così) di
una comunista su un giornale comunista a proposito della strage di
bambini a Baghdad compiuta dai fascisti islamici cui i comunisti
d’Italy vorrebbero consegnare l’Iraq: “I bambini di Baghdad usati dai
marines come scudi…”.
Mamma mia. E poi fanno gli schizzinosi per Calderoli, quel loro coscienzioso collega.
15 luglio
Altre buone notizie dall’economia USA
Nonostante
l’aumento del petrolio, per il secondo mese consecutivo in America non
c’è inflazione (0,1). E sono aumentate le vendite al dettaglio.
Krugman, brother, where art thou?
14 luglio
Della superiorità schiacciante di Luciano Moggi
Vieira, dopo Emerson
14 luglio
32 bambini, le caramelle e le bombe
I
fascisti-islamici hanno massacrato 32 bambini di Baghdad colpevoli di
accettare le caramelle dagli americani. Eppure la sinistra italiana
vorrebbe il ritiro delle truppe italiane e angloamericane (e per questo
voterà la settimana prossima in Parlamento, negando il
finanziamento alla missione. D’Alema, al solito, gioca con la tattica,
pensa di essere il più furbo, considera gli elettori dei
deficienti, spiega con la consueta arroganza che “è una
questione politica” e che non è un “no” alla missione e poi,
grazie al cielo, perde le elezioni). Il governo democratico iracheno,
il primo e l’unico del mondo arabo, chiede di restare e di
aiutarlo a sconfiggere i fondamentalisti. E la (ex) sinistra dice di
no: il suo antiamericanismo è più forte di quei 32
bambini. I guerrasantieri chiedono di andare in modo da sconfiggere i
democratici. E la (ex) sinistra dice di sì. Ma la mattina,
questi Calderoli in giacca di velluto riescono ancora a guardarsi
allo specchio?
PS
Cado sempre nello stesso errore.
Credo che la storia della sinistra sia una storia democratica e di
lotte in difesa dei diritti umani. Ma è un’illusione. La vera
storia della sinistra purtroppo è quella dei gulag. E’ quella. E
quando è stata contro i gulag, lo è stata perché a
favore di Pol Pot, di Ho Chi Minh, della rivoluzione culturale cinese e
di macellai peggiori. Purtroppo è così. Fateci caso:
quando finalmente il mondo decide che un determinato dittatore ha fatto
il suo tempo, da Milosevic a Castro e da Arafat a Saddam, la vera
sinistra è sempre al suo fianco.
14 luglio
Ma com’è che nessun musulmano si alza e dice “Not in my name”?
14 luglio
Terrorismo anticristiano
Da
Francesco Merlo ai radicali, un bel po’ di persone che stimo in questi
giorni ne stanno sparando di enormi (quanto ai radicali, forse a causa
dell’improvviso amore per Zapatero). Sostengono che il Papa abbia fatto
una gaffe a definire “anticristiano” l’attentato di Londra e in
generale che sia sbagliato dire che i kamikaze sono anticristiani. Ok,
ha ragione Luca Sofri quando scrive che bisogna intedersi sul
significato della parola, ma mentre noi ci intendiamo e ci
scandalizziamo della parola pronunciata e ritirata dal Papa, segnalo
che a definire anticristiana la follia islamista sono loro stessi, i
terroristi. Ma avete mai letto, caro Merlo e cari radicali
azzapaterati, la fatwa con cui Bin Laden dichiarò guerra
all’America anzi non all’America ma ai “crociati” e agli “ebrei”?
Sapete che titolo diede Osama a quella fatwa? Questo: “Text of World
Islamic Front’s Statement Urging Jihad Against Jews and Crusaders”
cioè “Testo con cui il fronte islamico mondiale dichiara guerra
agli ebrei e ai crociati”. Crociati, mi pare di ricordare, sia un
riferimento al Cristianesimo. O no? Sapete con quali parole comincia la
fatwa di Bin Laden? Così: “Praise be to God, who revealed the
Book, controls the clouds, defeats factionalism, and says in His Book:
‘But when the forbidden months are past, then fight and slay the pagans
wherever ye find them, seize them, beleaguer them, and lie in wait for
them in every stratagem (of war)’;
and peace be upon our Prophet, Muhammad Bin-‘Abdallah, who said I have
been sent with the sword between my hands to ensure that no one but God
is worshipped,
God who put my livelihood under the shadow of my spear and who inflicts
humiliation and scorn on those who disobey my orders. The Arabian
Peninsula has never been stormed by any forces like the crusader armies
spreading in it like locusts,
eating its riches and wiping out its plantations”. Sapete secondo Osama
qual è il motivo per cui gli americani sono interessati al Medio
Oriente, oltre a quello economico e all’aiuto a Israele? Ovviamente non
lo sapete o ve lo siete dimenticato, viceversa non le avreste sparate
così grosse, carissimo Merlo e carissimi radicali azzapaterati.
“Gli obiettivi americani – secondo i deliri di Osama – sono religiosi”.
Religiosi. E, ancora: sono una “chiara dichiarazione di guerra a Dio,
al suo profeta e ai muslmani”. Infine: il dovere di uccidere gli
americani sarebbe iscritto nel Corano, perché il Corano dice che
“per difendere la santità e la religione”, la guerra santa
è un dovere. Potrei continuare per un libro ma il punto
è: Merlo e i neo-azzapaterati hanno capito o no che Bin Laden e
gli islamisti hanno dichiarato una guerra santa all’occidente in quanto
“cristiano”? Hanno capito o no che vogliono distruggere Israele in
quanto Stato ebraico? Si sono accorti o no che uccidono gli altri
musulmani in quanto apostati? Si sono resi conto che costoro combattono
una guerra tra credenti e infedeli? Si sono resi conto che per Al Qaida
e amici questa è una guerra religiosa e che non importa se
Capezzone, Merlo e io abbiamo forti riserve sul Vaticano? Evidentemente
no. A noi può non piacere e farci doppio orrore. Ma è
così.
13 luglio
iFlea
Geniale ed esilarante presa in giro di Apple.
(Grazie a Passannanti)
13 luglio
Saddam-Osama, la madre di tutte le alleanze
Lo Stato dell’America/3
12 luglio
Però
“Però
la cosa più stupida che si sente dire, ora che è passato
King’s Cross, è che quel terrorismo è stato rafforzato
dalla guerra in Iraq”
Dall’editoriale del Riformista di oggi, rivolto (senza nominarlo) all’amico Massimo D’Alema.
11 luglio
Poi uno dice che Rep. è un giornale ridicolo
Leggete oggi il commento di Guido Rampoldi sull’anniversario della strage di Srebrenica:
“E l’Occidente reagì: cinque mesi dopo, la Nato
bombardò le milizie serbo-bosniache finché le costrinse
al cessate-il-fuoco. Per tutto questo i fatti di Srebrenica sembrarono
un punto di svolta nella nostra storia. Diedero occasione
all’Alleanza atlantica per riformularsi misero in circolo alcune idee “rivoluzionarie”: però effimere come l’Occidente che le produsse… Con queste premesse la Nato fece proprio il
«diritto d’ingerenza umanitaria» e lo
interpretò come diritto ad estroflettersi oltre i propri confini
per proteggere una popolazione minacciata di sterminio, alla condizione
tacita che fossero in gioco interessi occidentali… Ma sia pure tra grandiose incoerenze sembrava che l’Occidente avesse ritrovato una missione:
senza dimenticare gli interessi concreti, e anzi a rischio di badare
soprattutto a quelli, grossomodo sarebbe diventato il propulsore
d’una possibile civiltà liberale. Avrebbe affermato il
primato dei diritti fondamentali di ciascun individuo sul diritto del
sovrano. Avrebbe imposto regole alla guerra. Quell’Occidente poteva piacere o no: però forse era l’unico possibile. Cominciava ad avere un’identità. E soprattutto risultava credibile nel mondo. Dieci
anni dopo l’Occidente non è molto più d’una
convenzione; la sua credibilità è al minimo storico; le
idee che avrebbero dovuto rifondarlo sono svaporate oppure sono state
deformate per accomodarle nell'”interventismo democratico”, un
prodotto anglo-americano che non ha molti estimatori nel mondo”.
Avete letto? L’occidente è rivoluzionario quando al governo
dell’America e dell’Italia c’è un amico di Rep. Quando al
governo c’è un cowboy o un cavaliere, la stessa identica cosa,
diventa il male assoluto.
11 luglio
Quiz
“Il
progetto è il califfato. A Kabul era solo un vagheggiamento, ma
a Bagdad è diverso. Bagdad è stata per secoli la sede del
califfato, una delle capitali storiche dell’islamismo. Centro
della terra dei due fiumi. Punto di incrocio tra l’Islam sunnita
e quello sciita, l’Islam moderato di Sistani e quello radicale e
arcaico dei salafiti e dei wahabiti”.
Questa frase è estrapolata da:
a) Strategia sulla Sicurezza Nazionale (guerra preventiva) elaborata dalla Casa Bianca dopo l’11 settembre
b) i vagheggiamenti imperialisti del Project for a New American Century
c) La forza della Ragione di Oriana Fallaci
d) L’editoriale di ieri di Eugenio Scalfari
11 luglio
Il fallimento dell’intelligence
Se
nel giugno 1944 Giuseppe D’Avanzo avesse potuto scrivere un editoriale,
secondo voi, come avrebbe commentato lo sbarco in Normandia di un
milione di uomini a bordo della più imponente flotta navale di
tutti i tempi?
9 luglio
Per una comprensione della stato della sinistra italiana
Oggi
Gianni Minà scrive (e il Corriere non lo prende a pernacchie)
che la NED, la National Endowment for Democracy (benemerita agenzia non
governativa americana che finanzia le opposizioni democratiche dentro i
paesi totalitari) “è una agenzia della Cia”. Sostiene che sia
stata istituita per “svolgere un lavoro di intelligence…”.
Minà ne spara di enormi su Cuba, ovviamente. E scrive che la NED
è uno strumento della destra reaganiana e bushiana, infatti
“Clinton considerò sterile e ipocrita quella strategia che
sperperava soldi inutili e la accantonò”. La verità
è opposta: Clinton tentò di aumentare il budget della NED
del 66% e ci riuscì solo in parte perché, negli anni 90,
gli avversari della NED erano i Repubblicani e i conservatori.
Minà e quella parte della sinistra che gli dà ancora
credito sappiamo chi sono: ma il Corriere? Come può
pubblicare queste cose senza ribattere?
9 luglio
“Af-gha-ni-stan”
La parolina che la stampa liberal ha espunto dalla rivendicazione islamista
9 luglio
Spie contro spie
Il lato oscuro della guerra al terrorismo. E il mito di “ci vuole intelligence a volte sì a volte no”
9 luglio
Volete notizie? NON LEGGETE Repubblica
Oggi,
di nuovo, scrive notizie non vere sul caso di Judith Miller: “Lo scoop
sulla vera identità della Plame fu fatto quasi
contemporaneamente da Cooper e dalla Miller. I due giornalisti sono
sotto processo per la vicenda (rivelare l’identità di un
agente segreto è un reato negli Usa)”. Nooooo. La Miller NON HA
MAI SCRITTO né rivelato il nome di Valerie Plame. E Cooper (di
Time) ne ha scritto DOPO che il nome dell’agente Cia è stato
svelato da un altro giornalista, Robert Novak. Già un paio di
giorni fa, intorno a questa notizia falsa e ad altre, D’Avanzo ci ha aveva montato una panna che non stava né in cielo né in terra. Ora di
nuovo. Ma come è possibile che siano così disinformati. E, soprattutto, come è possibile che Rep sia
considerato un giornale autorevole?
9 luglio
Altri 146 mila
L’economia
americana, a giugno, ha creato 146 mila posti di lavoro. Il tasso di
disoccupazione è sceso al 5%. Krugman, dove sei?
8 luglio
Due intellettuali liberal, e un neocon, invitano la sinistra a rafforzare la strategia antitotalitaria di Blair e Bush
8 luglio
Silenzio.
Londra, 7 luglio 2005
Servizio pubblico (Nel giorno della tragedia non sfugga la farsa di Rep.)
D’Avanzo e quello che ha combinato sul caso Miller-Wilson
7 luglio
Lo stato dell’America/2
La Corte Suprema e il dibattito giuridico sull’interpretazione della Costituzione
7 luglio
“Giovane e brillante”
Virgilio News e Ap-Biscom su CONTRO L’ONU
7 luglio
Però Parigi ha vinto i dibattiti: 3 a 0
Un’altra
formidabile vittoria del compagno Chirac (e di tutti i giornali
italiani che, come al solito, hanno raccontato una loro fantasia
spacciandola per realtà)
6 luglio
Lo stato dell’America
Primo di una serie di articoli: A che punto è George W.
6 luglio
Io lo amo
Per
la prima volta nella storia degli affari oggi c’è stato un
venditore che ha venduto all’acquirente un pezzo pregiato della propria
collezione, ricavando in cambio zero. Anzi che dico zero: per cederlo
all’acquirente, che non è un acquirente qualsiasi ma il maggiore
concorrente cittadino, ha pure pagato di tasca propria nove milioni di
euro. Io lo amo.
5 luglio
La solita disinformazione di Sergio Romano (e del Corriere)
Oggi
Sergio Romano scrive che Bush ha attaccato l’Iraq con due sole
motivazioni: le armi e il legame con Al Qaida. Ovviamente non dice del
terzo motivo, quello che in una famosa intervista a Vanity Fair, Paul
Wolfowitz disse essere stato l’unico, quello vero: cioè il
cambio di regime e la diffusione della democrazia. (Ma sarebbe bastato
leggere Il Foglio di tre anni fa per saperlo). Romano non ne parla, non
ricorda che in tutti i discorsi, in tutti, e in tutte le risoluzioni,
in tutte, e finanche nel noto documento sulla guerra preventiva, anche
in quello, si è parlato della diffusione della libertà e
della democrazia in quei paesi sotto tirannia. Perché non ne
parla? Qui un compendio
di quei documenti, in una mia risposta a Barbara Spinelli di un paio di
anni fa. Il Corriere continua a disinformare su questo punto. Altra
cosa: Romano dice che non sono state trovate armi. E’ vero, anche se in
realtà non sono stati trovati arsenali di armi. Ma armi illegali
sono state trovate, mancano ancora all’appello armi biologiche che lo
stesso Saddam diceva di avere e, soprattutto, è stato provato
che c’erano i programmi di riarmo biologico e che l’intenzione era
questa (anche sul fronte nucleare: vedi incontri in Niger per
acquistare, ma poi non lo fece, uranio arricchito). Romano, infine, non
dice ai poveri lettori del Corriere che la presenza delle armi non era
stata denunciata soltanto da Bush, Blair, Howard e un’altra trentina di
paesi della coalizione, ma anche da Clinton, da Al Gore, da Madeleine
Albright, dalla stessa Onu (con una decina di risoluzioni), da Chirac,
dai servizi israeliani e tedeschi e dallo stesso Saddam che faceva il
bullo. Quanto al legame con Al Qaida. Romano dice che non è
stato provato e che Saddam e Osama erano quanto più distanti
possibili. Ma, come chiunque non abbia letto il Corriere sa molto bene,
la Commissione sull’11 settembre
ha provato il contrario: che ci sono stati incontri, in Sudan. E che il
capo dei servizi di Saddam ha incontrato Osama, anche se poi non hanno
firmato un patto di collaborazione davanti a un notaio. Romano fa
confusione, e infatti cita il presunto, e mai provato, incontro a Praga
da Atta e i capi dei servizi iracheni: quello avrebbe provato – e non
lo ha fatto – il legame tra l’Iraq e l’11 settembre, non tra l’Iraq e
il terrorismo islamico. Sono due cose diverse. Saddam non c’entra con
l’11 settembre, almeno finché non sarà provato (ma c’è chi dice che c’entra e per provarlo cita il caso di Shakir). Dire, però, che fosse distante dal terrorismo islamico in generale è una cosa falsa,
come dimostrano i 25 mila dollari che versava alle famiglie di kamikaze
palestinesi, e poi l’asilo dato ad Abu Nidal e a mille altri terroristi
riceercati in tutto il mondo. Nel 1998, dal Ministero della Giustizia
di Clinton, è stato provato che “Al Qaida ha raggiunto un
accordo con l’Iraq per non operare contro quel governo, mentre su
progetti particolari, che specificatamente includono lo sviluppo di
armi, al Qaida lavorerà in modo cooperativo con il governo
dell’Iraq”. Romano lo sa? No, non lo sa. E poi c’era Zarqawi. Zarqawi
stava in Iraq ben prima dell’invasione angloamericana. Senza
dimenticare che l’attuale alleanza tra i nostalgici di Saddam e i
fascisti islamici non si spiegherebbe se, come scrive Romano, i due
gruppi erano acerrimi nemici. Romano, ancora, dice che l’Iraq di Saddam
era un regime laico, una specie di modello Westmister in salsa araba.
Tolleranza religiosa eccetera. A parte che non era un regime laico ma
fascista, Romano non sa, o fa finta di non sapere, che dopo il 1991,
dopo la sconfitta del suo sogno panarabista, Saddam ha compiuto una
svolta islamista. Facendo appunto accordi col regime del Sudan, dove
stava Osama, e finanche inserendo la frase Allah è grande nella
bandiera dell’Iraq. Romano, infine, non sa, o fa finta di non sapere,
che la famosa seconda fatwa di Osama, proprio di quegli anni, citava
esplicitamente il primo attacco all’Iraq come una delle due cause
(l’altra era la presenza Usa in Arabia Saudita, anche quella in
funzione anti Saddam) della sua guerra santa all’America. Ovviamente si
può essere favorevoli o contrari sulla scelta fatta da mezza
Europa, dall’America e da mezzo mondo in Iraq, ma che il Corriere
continui a raccontare cose non vere è una vergogna.
5 luglio
Anche l’Unità nel suo piccolo
Scrive
che Sandra O’Connor era la paladina dei diritti dei lavoratori e contro
gli interessi del big business. Come spiega oggi in prima pagina il
Wall Street Journal e il Financial Times nel suo terzo editoriale, era
invece la cocca del big business.
PS
Anche su Gonzales
scrive cose non vere, come il fatto che avrebbe giudicato “obsoleta” la
convenzione di Ginevra. Non è vero. Questa è la balla
ripetuta da Maureen Dowd e che il New York times fu costretto a
correggere (Gonzales disse che erano strambe le previsioni sul fornire
la tuta da ginnatica e alcuni strumenti scinetifici e la paga mensile
ai terroristi islamici). Su questo punto il garante dei lettori del New
York Times ha bastonato la Dowd, perché si è rifiutata di
prendere atto di aver scritto una scemenza, una cosa falsa. Quanto a
presunte autorizzazioni alla tortura, riportate dall’Unità, be’
non risultano nemmeno alla Dowd.
5 luglio
Oggi Rep.
Pubblica il primo articolo nella storia del giornalismo con note a margine. Di Gustavo Zagrebelsky
5 luglio
“Dire le cose senza perifrasi”
Pierluigi Mennitti, su Ideazione, recensisce CONTRO L’ONU
5 luglio
“Immagini forti quelle che proietta”
Marco Bastiani, sul Giornale della Toscana, recensisce CONTRO l’ONU
5 luglio
“Io odio Christian Rocca”
Zigurrat recensisce CONTRO L’ONU
5 luglio
What have you done? Mario, what have you done?
Mario
Luzzatto Fegiz sul Corriere di oggi fa un casino inenarrabile sui Pink
Floyd. Sostiene che in un’intervista del 2001 Roger Waters gli
svelò che “tifava per la linea dura della Thatcher”, mentre
“Gilmour, Mason e Wright erano contro la guerra in assoluto”. Ora non
so di Gilmour, Mason e Wright, ma tutto il mondo sa che Roger Waters
era il politico del gruppo, era quello che scrisse The Final Cut contro
la guerra alle Falklands (“What have you done/Maggie what have you
done”).
5 luglio
Ecco la prova
Oggi,
infatti, Caretto se ne è accorto e ha scritto che Gonzales non
piace alla destra e che, anzi, è il candidato che i liberal
potrebbero appoggiare. Fino a ieri naturalmente aveva scritto il
contrario.
3 luglio
Non ditelo a Pistolini/2
Spero
di non essere mai più costretto a vedere l’imbarazzante
performance dei tre italiani stonati e sgangherati, uno dei quali
vestito come Tiziano Terzani, che cantano una canzone dal titolo “Mai
più”
La cronaca di Floris era imbarazzante: a un certo punto
ha detto che i milioni di spettatori sono un soggetto politico, come
quelli che sono scesi in piazza contro la guerra in Iraq.
I Pink Floyd sono il gruppo rock migliore di tutti i tempi. (Senza dubbio alcuno).
Dei vecchi: dov’erano Springsteen, P. Gabriel, D. Byrne, Rolling
Stones, Bowie, Dylan, Joni Mitchell? (no, pare che P. Gabriel ci fosse)
Dei di mezza età: dov’erano i Radiohead?
L’altra volta Phil Collins in due città. Stavolta niente. Unica cosa positiva.
Come sempre Londra meglio dell’America.
Questo Live8, a differenza dell’altro, non aveva i gruppi migliori di
oggi. Aveva gli stessi del 1985, alcuni dei quali erano vecchi
già allora. Dov’erano i gruppi di oggi? Dov’erano i Lambchop,
Ryan Adams, Bright Eyes, Damien Rice, e insomma tutti quelli che fanno
la nuova musica rock. Perché non c’erano? Perché Bob
Geldof è di un’altra generazione o perché oggi vende
soltanto la musica commerciale e per i gruppi buoni è
impossibile emergere?
2 luglio
Il Corriere e l’America
Confermo
che il Corriere è la nuova Rep. quanto all’informazione falsata
sull’America. Gli ultimi articoli di Caretto sulla Corte Suprema sono
imbarazzanti per il più grande giornale italiano. (Ehi, mio
amico Gianni Riotta: dove sei?). Non sono soltanto ideologici, pur
essendo articoli di cronaca e non di commento (in quel caso non direi
niente). Contengono informazioni false. Caretto scrive ogni giorno di
Corte neocon, ma usa la parola neocon come sinonimo di
cattivi-repubblicani-di destra eccetera. Ci mette dentro qualsiasi
cosa. Ma non sa di che cosa sta parlando, quindi imbroglia i lettori
del Corriere. Non ha mai raccontato qual è lo scontro
DOTTRINARIO sulle nuove nomine e all’interno della Corte. Non c’entrano
la destra e la sinistra. Non c’entrano i laici e i religiosi. Caretto
spiega, per esempio, che il possibile candidato alla Corte Suprema
Alberto Gonzales sia l’uomo della destra cattiva, fondamentalista,
religiosa (insomma: neocon) che si mangerà in un boccone la
nuova Corte. Il barbaro alle porte. Caretto non sa che la destra, tutta
la destra, NON VUOLE Gonzales. NON LO VUOLE e da settimane sta facendo
un casino contro la sua nomina. Un motivo? Gonzales non vuole cambiare
la sentenza Roe contro Wade, quella che ha reso l’aborto un diritto
costituzionale (che, in realtà, è un po’ forte). Gonzales
da giudice della corte suprema del Texas si è rifiutato perfino
di imporre la notifica ai genitori delle ragazze minorenni che vogliono
abortire. Oggi ne scrive in prima pagina il New York Times. Visto che
ne scrive in prima pagina, forse se ne accorgerà anche Caretto.
2 luglio
Barney e io
2 luglio
Onuanismo
Marco Respinti, sul Domenicale, recensisce CONTRO L’ONU
2 luglio