Camillo di Christian RoccaLa preghiera democratica

New York. La settimana scorsa il settimanale The Economist ha spiegato ai suoi lettori che Hillary Clinton, e con lei gli altri candidati di centrosinistra alla Casa Bianca 2008, su quasi tutte le questioni all’ordine del giorno, sia di politica interna sia estera, sono ben più conservatori di qualunque statista europeo di destra, sia esso il francese Nicolas Sarkozy o la tedesca Angela Merkel o l’inglese David Cameron. “Tra l’altro – ha scritto l’Economist – Hillary Clinton fa anche più riferimenti a Dio di quanti ne faccia un normale vescovo europeo”. Domenica mattina, nel corso di un dibattito tra i candidati del Partito democratico trasmesso in diretta televisiva dalla Abc, questo stretto rapporto tra i politici di sinistra e la religione è emerso in modo inequivocabile. La domanda posta da un ascoltatore, tramite il conduttore George Stephanopoulos, ex portavoce della Casa Bianca di Bill Clinton, è stata questa: “Vorrei capire la visione personale di Dio di ciascun candidato: pensate che attraverso il potere della preghiera i disastri come l’uragano Katrina o il crollo del ponte in Minnesota avrebbero potuto essere prevenuti o mitigati?”. A un dibattito politico italiano ed europeo una domanda del genere non sarebbe nemmeno concepibile, figuriamoci le risposte che sono seguite. Hillary è stata la prima a essere interpellata: “Be’, non pretendo di comprendere la saggezza e il potere di Dio. Io credo nella preghiera e ho potuto contare sulla preghiera in modo consistente durante tutta la mia vita. Sapete, mi piace dire che se non fossi stata una persona che prega prima di entrare alla Casa Bianca, dopo essere stata lì soltanto per qualche giorno ci sarei comunque diventata… Io sono molto dipendente dalla mia fede e la preghiera è una parte importante di questa mia fede”. Questa era Hillary, la candidata liberal per eccellenza che sui blog di destra e sulle talk radio americane viene descritta come una specie di comunista. Poi è arrivato il turno del senatore Chris Dodd, candidato che su alcune questioni corre alla sinistra dell’ex first lady: “Sono d’accordo con quanto ha appena detto Hillary. Non vorrei giudicare le intenzioni del Signore e ritenere che questa parte del suo Grande progetto includa alcune di queste azioni che vediamo. Il potere della preghiera credo sia importante per tutti noi. Spero che lo sia, significa riconoscere che non facciamo nulla senza la Sua approvazione”. Il terzo a parlare è stato John Edwards, tra i big quello che piace di più all’ala radicale e agli intellettuali di Manhattan. Questa la sua risposta: “Ho pregato la maggior parte della mia vita e ora prego quotidianamente. E’ enormemente importante per me. Ma la risposta alla domanda è No. Ho pregato prima che il mio figlio sedicenne morisse, ho pregato prima che a Elizabeth fosse diagnosticato il cancro, ma penso che ci siano cose che stanno oltre il nostro controllo e penso che sia enormemente importante guardare a Dio – e nel mio caso a Cristo – per la guida e per la saggezza, ma non credo che attraverso la preghiera si possano prevenire le cose brutte”. Profondamente religioso, ma non fanatico. Dopo gli interventi di un paio di candidati minori, ha parlato il senatore Joe Biden, grande esperto di questioni di politica estera: “Mia madre diceva sempre che Dio non ha mandato nessuna croce che io non fossi in grado di portare. Il tempo della preghiera è quello di pregare sia che ti si dica o che non ti si dica, come è stato detto a John e anche a me, che tua moglie e tua figlia sono morte, perché bisogna avere il coraggio di essere capaci di portare la croce. Il tempo della preghiera è pregare non soltanto prima, ma pregare che tu abbia il coraggio, che Dio ti possa dare la forza, di affrontare le cose che ci troviamo di fronte nel corso della vita… croci serie, croci serie da portare. La risposta alla domanda è No, tutte le preghiere del mondo non fermeranno un uragano. Ma la preghiera dà il coraggio di essere capaci di rispondere alle devastazioni causate”. Infine Barack Obama, il senatore nero dell’Illinois, noto per aver fatto tornare il tema della fede nel dibattito interno al partito democratico: “Credo nel potere della preghiera. E una parte di ciò in cui credo è che attraverso la preghiera non soltanto possiamo rafforzare noi stessi nelle avversità, ma anche che possiamo trovare l’affetto e la compassione e la volontà di affrontare i problemi che davvero controlliamo”. Tra tutti, Obama è stato il candidato più chiaro a separare l’aspetto religioso personale dalle “questioni che stiamo dibattendo oggi, cioè quelle su cui abbiamo il potere di cambiare”. Così, secondo Obama, “una parte delle cose per cui prego è quella di avere la forza e la saggezza di essere in grado di agire sulle cose che posso controllare”. Poi ha preso la parola il candidato più radicale del gruppo, Dennis Kucinich, fino a quel momento ignorato dal conduttore: “George, negli ultimi 45 minuti sono stato qui a pregare che prima o poi mi facessi parlare…”.

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