Camillo di Christian RoccaIl partito senza tessere, quello che c'è già

New York. I partiti americani non hanno tessere, ma non sono a corto di militanti, volontari, appassionati alla politica. I partiti americani sono comitati elettorali che selezionano le candidature, ma non mancano di idee, di dibattito, di vitalità. I partiti senza tessere non hanno segretari, ma leader pronti a guidare il paese e molto spesso il mondo. I partiti americani non hanno correnti, ma sono una coalizione informale di varie anime, di diverse lobby e di istanze sociali e culturali organizzate nel paese e senza paragoni altrove. I partiti americani sono strutturati in modo che la politica si faccia nelle istituzioni, nella società, nei centri studi, non al chiuso delle sezioni. I partiti senza tessere non sono finanziati dallo stato – anche se lo stato per calmierare la corsa ai finanziamenti è disposto ad aiutare – ma dalle tasche dei cittadini impegnati in formidabili campagne di volontariato e di raccolta fondi regolate da norme ferree e trasparenti.
Questo non è un modello nuovo di organizzazione politica, ma è il più consolidato, durevole e affidabile modello di partito mai esistito. Il Partito democratico americano, per esempio, non è soltanto il più antico partito d’America, ma è la struttura politica che vanta la più lunga e radicata attività di organizzazione del consenso popolare nel mondo. E’ nato nel 1792 su iniziativa di Thomas Jefferson, come caucus congressuale, cioè come assemblea di parlamentari, e con l’obiettivo di far adottare il Bill of Rights (la Carta dei diritti). Sei anni dopo, il caucus di Jefferson è stato chiamato “Partito democratico-repubblicano” e, nel 1800, ha eletto Jefferson quale primo presidente democratico degli Stati Uniti. Nel 1824 varie scissioni interne hanno dato vita a una riorganizzazione del partito guidata da Andrew Jackson, il quale ha inaugurato l’era delle convention nazionali, il cuore vitale del partito senza tessere. La prima convention si è tenuta nel 1832 e ha nominato Jackson per il suo secondo mandato presidenziale. La denominazione “Partito democratico” risale al 1844, mentre nel 1848 è nato l’organo di guida e indirizzo politico del partito: il Democratic National Committee (Dnc), eletto dalla convention nazionale e oggi presieduto da Howard Dean. Il Partito repubblicano, invece, è stato fondato nel 1854 da modernizzatori riformisti e militanti anti-schiavisti che poi portarono Abramo Lincoln, primo presidente repubblicano, alla Casa Bianca. Il suo organo direttivo si chiama Republican National Committee (Rnc), il cui presidente Mel Martinez è stato nominato da George W. Bush. I partiti americani operano all’interno di uno schema istituzionale chiaro, semplice e lineare che risale alla Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 e alla Costituzione del 1789, fondato sulla divisione dei poteri, sulla rappresentanza popolare, sull’efficacia dell’azione di governo e sulle garanzie per i cittadini attraverso un sistema di pesi e contrappesi e di bilanciamento tra poteri.
Ai democratici, così come ai repubblicani, non ci si iscrive. Ci si registra al momento del voto. Non esiste tessera. Non ci sono sezioni. Non ci sono congressi.
(segue dalla prima pagina)  La partecipazione alle attività di partito è aperta a tutti i cittadini, i quali possono anche contribuire direttamente alla formulazione del programma. Al contrario che in Italia, negli Stati Uniti non si è iscritti automaticamente alle liste elettorali al compimento dei diciotto anni. Per votare alle elezioni di qualsiasi tipo, o per assumere ruoli di rappresentanza all’interno di un partito, bisogna invece registrarsi al voto come elettore di uno dei due partiti o come indipendente. Questa autodefinizione non impedisce però di votare in modo opposto il giorno delle elezioni.
I Comitati nazionali dei partiti americani hanno quattro compiti: organizzare le elezioni primarie che scelgono il candidato, convocare le convention che presentano il leader al paese, assistere alle elezioni il candidato e trovare i soldi per finanziare le campagne elettorali. Le convention nazionali si tengono alla fine dell’estate dell’anno elettorale. Gli statuti sono minimalisti, pochi articoli e un pugno di regole attuative in calce a brevi, chiari e concisi preamboli. Quello del Partito democratico, adottato “under God”, cioè sotto l’ispirazione di Dio, dice: “Noi, Democratici… cerchiamo per la nostra nazione ciò che speriamo per tutti i popoli: libertà individuale in una struttura di una società equa, libertà politica in una struttura di società con consapevole partecipazione di tutti i cittadini”. Quello del Partito repubblicano afferma di essere “il partito delle porte aperte, della libertà, dell’uguglianza delle opportunità per tutti e dei favoritismi per nessuno”.
Il compito  centrale del partito senza tessere, dunque, è quello di organizzare le primarie come sistema democratico di selezione delle candidature. Le elezioni primarie sono nate tra il 1904 e il 1912, ma sono diventate quelle che conosciamo soltanto nel 1969. Nel modello di organizzazione partitica europea, i cittadini partecipano alla selezione delle candidature iscrivendosi ai partiti, prendendo la tessera e votando ai congressi locali e nazionali. Il partito senza tessere si affida direttamente allo strumento popolare. Un tempo il modo più consueto di scelta dei candidati era quello dei “caucus”, cioè di riunioni statali in cui i rappresentanti dei candidati dibattevano per ore e soltanto alla fine i cittadini votavano. Questo sistema è ancora in vigore in 14 stati americani, il più famoso dei quali è l’Iowa.
Il leader del partito senza tessere è il presidente in carica. Se il partito non è alla Casa Bianca, è il candidato che avendo vinto le primarie è in corsa per la presidenza, coadiuvato dai capi bastone al Congresso. A loro sostegno c’è un arcipelago di associazioni tematiche: l’associazione dei governatori, dei sindaci, degli eletti locali, dei giovani, delle donne, degli studenti universitari, degli anziani eccetera. Il presidente o il candidato sono sempre impegnati a discutere le attività legislative e l’agenda politica con i leader di partito al Congresso, i quali hanno una propria organizzazione politica autonoma e indipendente dal Comitato del Partito. Con questi strumenti propri, i senatori e i deputati conducono attività politiche nel paese per sostenere i candidati alle elezioni del Congresso ed elaborare le strategie politiche e di raccolta dei finanziamenti.
Il partito senza tessere si avvale dell’apporto indipendente dei vari gruppi di pressione sociale, etnica ed economica presenti nella società. L’ossatura dei democratici è formata dai sindacati, dalle associazioni per il diritto di scelta della donna, dal movimento pacifista e dei diritti civili e, più recentemente, dal movimento ambientalista e dai cosidetti netroots, i giovani e arrabbiati radicali di Internet. I repubblicani possono contare sulle organizzazioni cristiano-evangeliche, sulla lobby in difesa del diritto a portare armi, sul movimento anti tasse, sui libertari. Questi gruppi sono strutture indipendenti, separate dal partito in sé e organizzate autonomamente, ma  contribuiscono con le loro battaglie single-issue a plasmare la piattaforma politica del partito, a influenzare le scelte politiche e a selezionare i candidati alle primarie. I partiti senza tessere respirano le idee elaborate nei centri studi d’area, vere e proprie fabbriche di pensiero senza eguali al mondo. La classe dirigente del partito all’opposizione trova rifugio culturale nei think tank di Washington, finanziati privatamente da grandi benefattori, e si prepara alla sfida di governo fornendo alla leadership politica idee, formule e soluzioni legislative che costituiscono l’architrave della successiva stagione politica. I partiti senza tessere organizzano anche il palese sostegno del big business, cioè delle grandi aziende che attraverso le attività legali di lobbying influenzano l’attività legislativa del Congresso.
    Christian Rocca

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