Il prossimo vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, qualche settimana fa aveva detto che, in caso di elezione di Barack Obama, entro sei mesi i nemici dell’America avrebbero messo alla prova il nuovo e giovane presidente americano. Eccoci qui. Ci hanno messo meno del previsto, anche se ovviamente non c’è nessuna relazione conosciuta tra la strage islamista a Mumbai, in India, e l’elezione del 44° presidente americano. Ciò che conta, però, è che tra cinquantatré giorni la battaglia contro l’islamismo radicale globalizzato sarà guidata da Obama. Anzi, con Bush in uscita dalla Casa Bianca, la strage indiana è già, come aveva imprudentemente avvertito Biden, il primo test per il nuovo leader del mondo libero, in questi giorni peraltro impegnato a selezionare la sua tosta squadra di politica estera e di difesa.
Obama non è ancora alla Casa Bianca, ma è già a Mumbai. Sarà quello il suo primo fronte della lotta all’estremismo islamico, così come l’Iraq è stato quello della presidenza che sta per finire il secondo mandato. Obama non ha mai parlato di India in campagna elettorale, ma per sua fortuna, quasi sottotraccia, in questi anni ci ha pensato molto George W. Bush, creando e consolidando rapporti diplomatici, militari, finanziari con la più popolosa democrazia del mondo. Bush, inoltre, nel consegnare a Barack Obama le chiavi della Casa Bianca, gli fornirà anche la soluzione del conflitto a Baghdad, dove proprio ieri il Parlamento ha ratificato l’accordo di protezione militare con gli Stati Uniti sul modello dei trattati siglati dagli americani con i paesi europei al termine della Seconda guerra mondiale.
Obama sarà sempre meno a Baghdad, grazie a un paese alleato che ha avviato un delicato processo di trasformazione democratica e che ha sconfitto l’estremismo di al Qaida. Ma sarà sempre più in quella regione del mondo che Obama stesso, insieme con Biden, aveva individuato come il vero centro della battaglia contro “l’ideologia dell’odio” che ha provocato la strage di Mumbai. Obama, infatti, aveva annunciato che da presidente avrebbe autorizzato incursioni militari in Pakistan per colpire i network terroristici, oggi accusati di essere dietro gli attentati in India. I risultati concreti della politica estera di Bush in Iraq e in India, l’attenzione obamiana al Pakistan, il curriculum dei componenti del suo team di sicurezza nazionale, privo di concessioni terzomondiste e progressiste e pacifiste, sembrano rassicurare sull’esito del test previsto da Biden.
28 Novembre 2008