Camillo di Christian RoccaLa chiacchiera telefonica è reato?

New York. La chiacchiera telefonica non è necessariamente reato, ha scritto sulla prima pagina di ieri il New York Times. Il caso, ormai noto, è quello del governatore democratico dell’Illinois Rod Blagojevich, detto Blago, arrestato dal procuratore federale Pat Fitzgerald dopo quattro anni di indagini e vari filoni d’inchiesta ancora da esplorare. Blago è accusato di estorsione e corruzione per numerosi episodi e, in attesa del processo penale, il Senato dell’Illinois sta cercando di cacciarlo dalla poltrona di governatore, dove è tornato a lavorare dopo aver pagato 4.500 dollari di cauzione e aver passato qualche ora in carcere.
Il procuratore Fitzgerald cerca di inchiodare Blagojevich da anni, ma s’è deciso ad agire soltanto quando le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno mostrato Blago, sua moglie e il suo capo dello staff discutere animosamente e avidamente di come monetizzare la manna dal cielo che il governatore si è ritrovato tra le mani, ovvero il potere di nominare il sostituto di Barack Obama al Senato.
Fitzgerald, già noto per l’inchiesta sul Ciagate di un paio d’anni fa, ha ampiamente articolato la motivazione dell’arresto di Blagojevich, ma a catturare l’attenzione dei media e del pubblico è stata soprattutto la tentata vendita del seggio senatoriale lasciato vacante da Obama, il coinvolgimento dello staff del presidente eletto, gli imbarazzi conseguenti e il sistema politico della città più corrotta d’America da dove proviene il nuovo gruppo di potere della Casa Bianca. Il primo che ha cercato di fermare la battaglia politica intorno al caso Blago e al coinvolgimento degli obamiani è stato John McCain, il candidato sconfitto alle elezioni presidenziali. Occupiamoci di cose serie, ha detto McCain, criticando il suo stesso partito. Ora c’è il New York Times – giornale pregiudizialmente favorevole a Obama e con qualche conto da regolare con Fitzgerald, visto che al tempo del Ciagate aveva arrestato una cronista del giornale che rifiutava di svelare le sue fonti – a chiedersi se “il caso Blago è un crimine oppure soltanto chiacchiera”.

(segue dalla prima pagina) Il procuratore Pat Fitzgerald ha detto di essere “sconvolto” dalle telefonate del governatore Blagojevich, così come sembrano esserlo gli americani. E ha spiegato di essere intervenuto per fermare in tempo un compulsivo disegno criminale di natura politica con conseguenze irreparabili per il Senato, per l’ospedale a cui Blago avrebbe voluto ritirare il finanziamento da otto milioni di dollari e per il giornalista del Chicago Tribune che il governatore avrebbe voluto far licenziare in cambio di un favore fiscale da cento milioni di dollari alla società proprietaria del quotidiano. Ma il New York Times ha riportato i pareri di alcuni giuristi convinti che la parte “più succosa” del caso Blagojevich, quella relativa al tentato progetto di vendere il seggio di Obama, è deboluccia dal punto di vista penale: “Non c’è nessuna prova, almeno tra quelle che sono state svelate che il governatore abbia davvero ricevuto qualcosa di valore e, tra l’altro, la nomina al Senato non è stata ancora fatta”.
Fin dalla fondazione degli Stati Uniti, continua l’analisi del Times, i procuratori, gli avvocati e le giurie popolari hanno cercato di definire la differenza tra un atto criminale e un accordo politico, ma non sono mai riusciti a trovare una linea di demarcazione ben definita: “Le ore di conversazione intercettate a Blagojevich, piene di chiacchiere stupide e blasfeme su come trarre beneficio dal seggio senatoriale, potrebbero rientrare dentro una zona grigia legale”, ha scritto il Times.
Il grande avvocato di Washington Robert Bennett minimizza l’accusa secondo cui Blago avrebbe voluto ottenere un posto da ambasciatore in cambio della nomina di un senatore gradito a Obama: “Washington è piena di persone che si fanno chiamare ambasciatore, anche se l’unica cosa che hanno fatto è versare  200 o 300 mila dollari al Partito repubblicano o democratico. Mi chiedo quanto dei problemi di Blagojevich siano legati alle parole che ha detto piuttosto che a quello che ha fatto”.
In realtà non si sa ancora che cosa abbia in mano il procuratore Fitzgerald, ma al momento si può discutere soltanto di ciò che è stato depositato in tribunale e, più in generale, della zona grigia legale che è alla base del sistema politico delle democrazie occidentali. Per un politico, ha scritto il Times, è normale ricevere contributi elettorali come conseguenza delle sue scelte. Per un membro del Congresso è lecito votare una legge sostenuta dai propri finanziatori, e per questo atto politico legittimo e trasparente non deve temere che un procuratore gli intercetti le telefonate.
La legge prevede che per configurarsi un reato ci debbano essere prove che il pubblico ufficiale abbia sollecitato un pagamento o un favore di qualche tipo, in cambio di una sua azione. “Nel caso di Blagojevich – ha scritto il Times – per il governatore sarebbe stato legale accettare un contributo elettorale da chiunque avesse nominato al Senato. La cosa che gli avrebbe creato problemi è se fosse stato intercettato mentre offriva specificatamente il seggio in cambio di un finanziamento… di un favore personale, di un lavoro per sé o per un familiare”.
Le intercettazioni, invece, hanno raccontato Blagojevich che discuteva con i suoi consiglieri dell’idea di offrire il seggio in cambio di qualcosa. “Ma parlarne non è sufficiente”, ha scritto il Times. Ci vogliono prove, dicono gli avvocati interpellati, perché “semplicemente  pensare una cosa non è reato” e “limitarsi a parlare di qualcosa non è un crimine”.
Victoria Toensing, ex funzionario al dipartimento della Giustizia e ora avvocato a Washington, ha scritto sul Wall Street Journal che al di là delle responsabilità di Blagojevich è stato il procuratore Fitzgerald ad aver violato le regole etiche del dipartimento della Giustizia che impongono ai procuratori di “astenersi”, prima del processo, “dal fare commenti extragiudiziari che minacciano seriamente di accrescere la condanna pubblica dell’accusato”. Fitzgerald, invece, s’è lasciato andare a commenti tipo “Abramo Lincoln si starà rivoltando nella tomba” e cose del genere. Ed è recidivo, ha scritto Toensing ricordando i giudizi sui collaboratori di Bush ai tempi del Ciagate. Fitzgerald, come tutti gli US Attorney, è un funzionario politico, nominato dal dipartimento della Giustizia e che presta servizio “at pleasure of the president”. Barack Obama, come hanno fatto i suoi predecessori, potrebbe rimuoverlo fin dal primo giorno alla Casa Bianca e nominare ciascuno dei 93 suoi procuratori federali. La tradizione vuole che, al cambio di Amministrazione, i procuratori presentino una lettera di dimissioni, prontamente accettate dal nuovo presidente.
    Christian Rocca

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