New York. I neocon di Barack Obama, cioè la lobby di intellettuali che consiglia al presidente approcci non convenzionali, sono i “paternalisti libertari”, un gruppo di sociologi, psicologi ed economisti seguaci dell’economia cognitiva (“behavioral economics”). Secondo la rivista Time, senza farsi notare, questo gruppo di esperti ha cominciato a influenzare le scelte politiche di Obama fin dalla campagna elettorale. La “behavioral economics”, molto contestata dall’accademia ma resa popolare dal bestseller “Freaknomics” di qualche anno fa, è la scienza che studia i fattori emozionali, psicologici e irrazionali alla base delle scelte economiche degli individui. La teoria economica neoclassica sostiene, invece, che sia il mercato e soltanto il mercato a trovare sempre la soluzione più produttiva per la società, grazie alle decisioni razionali prese dagli individui in assenza di alcuna ingerenza dello stato.
Il problema della teoria classica, dicono i “behavioralist”, è che gli uomini quasi sempre si comportano in modo irrazionale: fanno mutui che non possono pagare, comprano auto di lusso soltanto per invidia del vicino, mangiano cibi sapendo che fanno male, vendono azioni soltanto perché lo stanno facendo anche gli altri e così via. Il compito dello stato, secondo i “paternalisti libertari”, non è di lasciare tutto in mano agli individui e al mercato, come suggeriscono i liberisti e i libertari, ma nemmeno di imporre comportamenti precisi, come da manuali social progressisti. La terza via, sostengono i “paternalisti libertari”, è incoraggiare i cittadini, magari anche con un colpetto di gomito o una spintarella (“nudge”), a prendere quelle decisioni che potrebbero migliorare la loro salute, la loro ricchezza, la loro felicità.
I “behavioralist” sono stati decisivi in campagna elettorale. Due settimane prima del voto Obama era alla ricerca di una nuova idea per convincere davvero gli elettori ad andare a votare. Un suo collaboratore, Mike Moffo, gli ha sottoposto uno studio elaborato da un gruppo di ventinove scienziati, premi Nobel ed economisti di genio che avevano individuato una soluzione semplice, apparentemente banale: basta dire che tutti si aspettano un’affluenza da record. Robert Cialdini, uno dei membri del gruppo, in passato aveva scoperto che lo strumento più potente per motivare i clienti di un hotel a riusare gli asciugamani, i visitatori di un parco a seguire i tracciati e i cittadini a votare è quello di far capire che sono cose che fanno tutti. “La gente vuole fare quello che pensa faranno gli altri”, ha detto Cialdini.
Sunstein, Orszag, Goolsbee e gli altri
Uno dei leader del gruppo è Cass Sunstein, professore all’Università di Chicago e grande amico e sodale intellettuale di Obama. Sunstein, marito della consigliera di politica estera Samantha Power, è stato scelto dal presidente per dirigere l’Office of information and regulatory affairs, un oscuro ufficio della Casa Bianca che elabora i principi secondo cui devono essere scritti i decreti e i regolamenti emanati dal governo.
Assieme a Richard Thaler, uno dei padri dell’economia cognitiva, Sunstein ha scritto un libro che è considerato una lettura obbligata nel mondo obamiano: “Nudge”. Sunstein e Thaler sostengono che il governo debba seguire una strategia “paternalista e libertaria”, malgrado l’apparente contraddittorietà dei due termini. L’aspetto libertario, secondo Sunstein, è fondamentale: gli individui, come diceva Milton Friedman, devono comunque essere “liberi di scegliere”. L’aspetto paternalista, invece, legittima i governanti, che Sunstein chiama gli “architetti della scelta”, a provare ad alterare i comportamenti della gente in modo prevedibile, senza però vietare nessuna opzione o scelta.
Sunstein non è l’unico “behavioralist” dentro l’Amministrazione. C’è anche il capo dell’ufficio del budget, Peter Orszag, una delle star mediatiche dell’Amministrazione in queste prime settimane di presidenza. Orszag è un fan di un libro, “Animal Spirits”, appena pubblicato da due economisti star, George Akerlof e Robert Shiller, la cui tesi è che le dottrine economiche moderne abbiano sottovalutato il ruolo dei fenomeni psicologici (gli “istinti animali” del titolo), per cui la soluzione alla crisi finanziaria può essere soltanto quella di uno straordinario intervento statale capace di sollecitare gli “istinti animali” e trasformare la paura in entusiasmo a spendere e investire. Anche il vice di Orszag, Jeff Liebman, professore di economia ad Harvard è un behavioralist. Un altro è il consigliere economico di Obama, Austan Goolsbee. Alan Krueger, di Princeton, è uno dei vice del segretario al Tesoro Tim Geithner, mentre l’economista di Harvard Sendhil Mullainathan sta organizzando un network di esperti di economia cognitiva che fornirà idee all’Amministrazione. Obama è pronto ad ascoltare.