Col postmoderno credevamo di averli superati. Pensavamo che pomposità, formalismi, cerimoniali fossero orpelli di un passato lontano. In un certo senso facevamo bene: il gusto per i trionfi e per gli apparati nel secolo Ventesimo ha prodotto più massacri che capolavori. Ma ci sbagliavamo. Nella società sfilacciata e spaurita in cui viviamo le persone chiedono rassicurazioni e ancoraggi alle istituzioni e ai rituali. Pensiamo al Presidente della Repubblica. La fiducia degli italiani nei suoi confronti raggiunge percentuali bulgare. E solo grazie al suo patrimonio di credibilità l’anniversario dell’Unità ha in qualche modo funzionato. Senza la sua autorevolezza e la sua moral suasion, tutto si sarebbe risolto al più con qualche convegno. Ma pensiamo anche a un fatto recente: la regina Elisabetta visita l’Irlanda e rende omaggio ai caduti nelle lotte contro l’Inghilterra. Un gesto di grande importanza, giustizia e anche di un certo coraggio. Solo lei poteva compierlo: il suo incedere regale, i suoi cappellini color pastello, il suo cerimoniale così rigido (accompagnati dall’eleganza di Filippo) sono per gli inglesi una garanzia e un ammonimento: se The Queen stabilisce di fare i conti con una pagina triste della propria storia, tutti gli inglesi accettano di fare altrettanto.
20 Maggio 2011