Ci voleva Giuliano Pisapia, verrebbe da dire. Dopo anni di dibattito sterile e demagogico in poche settimane la nuova Giunta di Milano si è confrontata con gli interlocutori, ha cambiato idea, ha messo a punto un piano organico. Oggetto del contendere: la moschea, cioè la possibilità per i musulmani di Milano di pregare in modo dignitoso.
Non mancheranno le difficoltà – è bene esserne consapevoli – e la realizzazione del piano sarà intervallata da trattative e scontri; ma la notizia sembra molto interessante per almeno tre ragioni: 1) Finalmente il tema «moschea» viene affrontato in termini civili. Lasciate da parte le dichiarazioni becere di esponenti del centro-destra, e accantonate le proposte più bislacche e razziste (come il referendum o la distanza obbligatoria da una chiesa), si prova a fare sul serio. 2) La comunità islamica viene coinvolta nel decision making – anche se qualcuno escluso ci si sentirà sempre, è inevitabile! – e viene così costretta ad accettare un percorso composto di diritti e doveri (sulla sicurezza). 3) Il sindaco ha avuto il coraggio di cambiare idea: in campagna elettorale aveva difeso l’idea di una grande moschea guadagnandosi gli strali indecenti dei suoi avversari; dopo essersi messo al lavoro preferisce invece puntare su una serie di moschee di quartiere. Non è questo il riformismo che tutti predicano, ovvero la capacità e la nobiltà di trattare, negoziare, tornare indietro, deviare per giungere a un obiettivo che si ritiene giusto e importante? Io credo di sì.
11 Agosto 2011