La notizia, a dire il vero, è passata un po’ sotto silenzio. Anche se rischia di aprire un altro fronte ostile tra Israele e Turchia. Il quotidiano di Ankara “Sabah” ha raccontato che – usando Facebook e Twitter – i servizi segreti turchi sono riusciti ad individuare quasi tutti i militari israeliani coinvolti nell’arrembaggio alla nave di militanti filo-palestinesi “Mavi Marmara” il 1° maggio 2010. Nel blitz morirono nove attivisti, tutti con passaporto turco. Da quel momento i rapporti Ankara e Gerusalemme sono andati deteriorandosi.
L’azione del Mit (l’agenzia dei servizi segreti turchi) avrebbe preso il via dopo che la Procura di Istanbul non è riuscita a farsi dare da Israele i nomi dei commando e dei loro capi per i canali convenzionali. Il Mit a quel punto avrebbe esaminato le immagini disponibili del raid del maggio 2010 sulla Mavi Marmara, avrebbe passato al setaccio anche le istantanee riprese durante una visita del premier israeliano Benjamin Netanyahu in ottobre alla base navale dei pressi di Haifa che pilotò l’arrembaggio.
Tutto il materiale visivo sarebbe stato incrociato con le foto dei profili Facebook e Twitter di molti soldati israeliani. Non solo. Sempre secondo il quotidiano turco i servizi segreti del Paese avrebbero anche effettuato svariati accessi alle caselle di posta elettronica dei militari sospettati di aver preso parte al blitz a bordo della Mavi Marmara. Alla fine, tutti i riscontri sarebbero poi stati confermati o smentiti dagli agenti segreti turchi in Israele.
Il magistrato inquirente di Istanbul avrebbe ora una lista di 174 persone: tra questi ci sarebbero tutti i soldati che parteciparono all’arrembaggio (148 in tutto) assieme agli ufficiali e ai politici che lo ordinarono, a cominciare da Netanyahu. E ora? Secondo la prassi giuridica, il magistrato – attraverso il ministero della Giustizia turco – dovrebbe chiedere conferma alle autorità israeliane che i militari identificati hanno effettivamente preso parte al raid. Ma è molto probabile – anzi: certo – che la pratica resti appesa al vuoto e si vada ad aggiungere al dossier dei torti e delle incomprensioni tra i due Paesi.
La notizia bomba, a dire il vero, è stata prima smentita del tutto. Poi parzialmente confermata. Il timore di Ankara è che Israele possa iniziare un’azione di rappresaglia con azioni militari mirate o a far pulizia di tutti gli 007 turchi presenti nello Stato ebraico. A rendere ancora più confusa la situazione è stato il vice procuratore di Istanbul, Ates Shasan Sozen: il magistrato ha negato le notizie, ma poi ha precisato che la lista, effettivamente sottoposta al suo ufficio, è stata in realtà preparata da IHH, l’ong organizzatrice della flottiglia.