“Il nuovo governatore della Banca d’Italia Mario Draghi ha reso noto di aver venduto nei giorni scorsi tutte le opzioni e le azioni detenute in Goldman Sachs e di aver creato un blind trust che accoglierà i proventi di tali cessioni e proceda autonomamente al loro investimento”. La notizia è del 2006 e risale al periodo in cui l’attuale presidente della Bce fu nominato governatore della Banca d’Italia. Nessuno obbligava Draghi a spegnere quel conflitto d’interessi potenziale ma il vicepresidente della Goldman Sachs, con una scelta di stile e politica assai felice scelse quella strada per evitare possibili polemiche in merito a un problema reale. Ve lo immaginate un governatore della Banca d’Italia, azionista di Goldman Sachs?
Il neo ministro dello sviluppo, trasporti e infrastrutture, Corrado Passera, per risolvere l’evidente conflitto di interesse non dovrebbe far altro che percorrere la strada intrapresa da Mario Draghi. E come lui dovrebbe rendere pubblica la scelta. Non basta che si dimetta da tutte le cariche direttive di Banca Intesa, è necessario che esca in modo trasparente da tutte le strutture proprietarie, dunque la vendita di tutte le azioni o opzioni in un blind trust. Anche in questo caso se no il conflitto sarebbe strutturale, endemico, visto che Banca Intesa ha numerosi interessi sia nei trasporti sia nelle infrastrutture. Il neo presidente del consiglio, Mario Monti, ha detto che questa storia del conflitto d’interessi non esiste. Bene, ci dimostri che è così inducendo i suoi ministri a una politica trasparente in relazione alla piaga del “conflitto epidemico” che ammorba la comunità finanziaria Italiana da decenni. Non è cosa di poco conto, caro professor Monti. Anzi sarebbe stato auspicabile che nel programma di governo ci fosse almeno un accenno alla mancanza di una seria legislazione in materia di conflitto di interessi. Quella esistente è ridicola perchè non mette mano alla proprietà di coloro che sono in conflitto d’interesse. Se non si andrà in questa direzione in modo chiaro e trasparente non si potrà più rimproverare a Silvio Berlusconi di essere l’incarnazione vivente del conflitto d’interessi e i nemici del governo Monti potranno rimproverargli di voler coprire questa anomalia molto italiana che caratterizza non soltanto Silvio Berlusconi ma tutta la comunità finanziaria italiana. Un errore di sottovalutazione di questo tipo lo hanno già fatto i governi di centro sinistra per timore di essere accusati di voler espropriare il Cavaliere a fini politici. Il professor Mario Monti quando era commissario alla concorrenza dimostrò di avere molto più coraggio della sinistra nei confronti dei potenti, lo dimostri anche in questo caso.
19 Novembre 2011