Accadde DomaniE se Mario Monti non sapesse che pesci prendere? Manca un progetto di new deal.

Il dubbio a volte viene. E se il governo dei tecnici, in testa il professor Mario Monti, non sapesse che pesci prendere per far crescere l'economia italiana, in semi-stagnazione da almeno dieci ann...

Il dubbio a volte viene. E se il governo dei tecnici, in testa il professor Mario Monti, non sapesse che pesci prendere per far crescere l’economia italiana, in semi-stagnazione da almeno dieci anni? La domanda non è retorica e nemmeno catastrofista. E’ un quesito che nasce dai comportamenti del governo Monti dalla sua fondazione fino a oggi. E dalla constatazione che malgrado tutti gli annunci, i piani di risanamento, le manovre, lo spread rimane inchiodato attorno a quota 500 e sembra che non abbia alcuna intenzione di muoversi. Finora l’esecutivo guidato da Monti si è distinto per una manovra assai recessiva fatta di taglio alle pensioni, allungamento della vita lavorativa, decurtazione del potere d’acquisto attraverso aumento stratosferico delle tasse, tanto da portarci al primo posto in Europa per pressione fiscale. Una strada che porta dritto dritto all’inferno della recessione e a una devastante disoccupazione. Le previsioni sul Prodotto Interno Lordo sono drammatiche e secondo alcuni osservatori potrebbero essere riviste al ribasso. Queste sono le uniche certezze di questa prima fase. Come è possibile, si chiedono in molti, risalire la china recessiva dopo una botta depressiva come la manovra appena varata? I dubbi vengono anche se si pensa al pacchetto “Cresci Italia”. Che cosa c’è in quel pacchetto che potrebbe consentire alla nostra economia di invertire la rotta e iniziare a crescere? La priorità della spesa pubblica? Le liberalizzazioni? Il completamento del federalismo? Il dubbio di molti economisti è che questi tre grimaldelli possano funzionare nel medio-lungo periodo ma non nel breve.Sono certamente interventi che vanno fatti una volta per tuttema immaginare che investimenti infrastrutturali o liberalizzazioni possano invertire la rotta recessiva nel breve è una pia illusione. Posto che il governo abbia la forza politica di sciogliere le corporazioni che paralizzano l’economia italiana da decenni, i risultati di questa impresa si vedrebbero fra un decennio, non tra qualche mese. Lo stesso vale per il completamento del federalismo che inizialmente produce addirittura un aumento ulteriore delle imposte. La cosa più seria e più drammatica però è che a fronte di una recessione che si fa sempre più concreta, a fronte di una disoccupazione crescente manca un’idea di new deal, un progetto complessivo che riesca a coniugare capitale pubblico e privato per una ripresa vera dell’economia italiana. L’illusione che le imprese, come d’incanto, si rimettano a investire, è dura a morire. Senza un piano per l’occupazione giovanile è impensabile imaginare la crescita. All’incertezza progettuale si aggiunge una eccessiva timidezza nel tagliare la spesa pubblica, prima fra tutte la spesa della politica. “Ora tagli senza alibi”, scrive oggi Sergio Rizzo sul Corriere della Sera. Lo sperano tutti ma sono in pochi a crederci. Viene in mente la battuta di Nanni Moretti a D’Alema. Noi la rivolgiamo a Mario Monti: “Professore dica qualcosa”.

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