Marchionne veste PradaL’India (lei sì) liberalizza e apre al retail straniero

Mentre in Italia lo sciopero dei tassisti impazza, selvaggio, da Milano a Napoli, ci sono nazioni in cui le liberalizzazioni arrivano a lieta conclusione . E' il caso dell'India: il governo ha appr...

Mentre in Italia lo sciopero dei tassisti impazza, selvaggio, da Milano a Napoli, ci sono nazioni in cui le liberalizzazioni arrivano a lieta conclusione . E’ il caso dell’India: il governo ha approvato lo scorso martedi la legge che permette ad aziende straniere di aprire catene di negozi interamente di loro proprietà sul terreno nazionale.

Si tratta di una svolta considerevole per il mercato indiano: i grandi brand del lusso che hanno fatto dei Bric i loro Re Mida, infatti, potranno aprire i propri punti retail anche senza dipendere da un socio locale. I negozi a gestione diretta sono ormai una delle modalità retail più diffuse e vantaggiose: aumentano la visibilità del marchio, permettono di gestire i costi con maggiore efficienza e diventano location per eventi che legano la moda a universi confinanti, come l’arte. Questo provvedimento va a rincuorare le aziende – anche i grandi nomi del made in Italy – che pochi mesi fa avevano visto il governo indiano stoppare la proposta di legge che avrebbe permesso un investimento straniero diretto pari al 51% (FDI, già valido per i negozi monomarca dal 2005) nei multibrand store indiani.

Nella foto: il nuovo negozio Miu Miu a Seoul

Il concetto di fondo che emerge dalle parole di un esponente della Federazione delle camere di commercio indiane, Rajiv Kumar, chiamato da WWD a commentare il provvedimento è che lasciare spazio alla concorrenza porterà benefici ai consumatori.

Per evitare la colonizzazione selvaggia del proprio mercato da parte dei supermarchi occidentali, il governo indiano ha varato una serie di misure interessanti: la prima è quella che obbliga i proprietari dei negozi a procurarsi il 30 per cento dei beni del negozio – potrebbero essere gli arredi, per fare un esempio – attingendo alle attività di artigiani e piccole industrie locali, così da promuoverne lo sviluppo.

Questa legge porterà un aumento significo del volume degli affari del settore moda in India: l’ U.S. India Business Council ha stimato che, grazie a questa liberalizzazione, il mercato dei negozi monomarca in India triplicherà nei prossimi 5 anni, passando dai 7 miliardi ai 25 di dollari americani.

L’effetto liberalizzazione, insomma, promette di dare un’ulteriore spinta all’economia indiana: in Italia, invece, abbiamo ancora lobby senza senso da estirpare. Ce la faremo?

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