Accadde DomaniMario Draghi dice quello che i governi non dicono: siamo vicini al baratro.

Se si va indietro nel tempo è difficile ritrovare in un presidente della Bce parole così allarmate come quelle lanciate da Mario Draghi agli europarlamentari. Sarà forse un modo pr stimolare la pol...

Se si va indietro nel tempo è difficile ritrovare in un presidente della Bce parole così allarmate come quelle lanciate da Mario Draghi agli europarlamentari. Sarà forse un modo pr stimolare la politica a darsi una mossa ma le parole di Mario Draghi fanno venire i brividi, proprio perchè sono pronunciate da un uomo che parla sempre all’insegna della cautela. “Siamo in una situazione gravissima”, ha detto Draghi nelle vesti di presidente dell’autorita’ europea per i rischi sistemici in audizione davanti alla commissione parlamentare economico-finanziaria. L’ex governatore Trichet, ha ricordato Draghi, aveva parlato di ‘dimensioni sistemiche’ della crisi, ma ”da allora la situazione e’ peggiorata”, ha ammonito Draghi. E’ ”vitale” percio’ che le decisioni prese dai leader europei siano attuate ”tempestivamente e completamente”. ”Gli strumenti di debito di lungo termine emessi dall’Efsf – afferma invece Standard & Poor’s in una nota – non sono sostenuti dalle garanzie di membri con rating AAA. E ora sono coperti da garanzie di membri con AA+. Riteniamo che i rafforzamenti necessari per bilanciare quella che riteniamo una ridotta capacita’ di credito dei garanti dell’Efsf al momento non ci siano”, spiegano gli analisti dell’agenzia. Tuttavia, S&P si dichiara pronta a ridare la tripla A se al fondo ‘salva-stati’ verranno affidate risorse aggiuntive. Il declassamento ”non riduce la capacita’ di prestito di 440 miliardi di euro” del Fondo che mantiene ”mezzi sufficienti per rispettare i suoi impegni”, e’ la replica del presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker. ”L’Efsf ha i mezzi per rispettare gli impegni attuali e altri eventuali, da oggi all’entrata in vigore dell’Esm (il fondo permanente), a partire da luglio”, rincara il presidente dell’Efsf, Klaus Regling. Di diverso avviso Draghi secondo il quale l’Efsf potra’ mantenere la stessa ‘capacita’ di fuoco solo se ”i Paesi con la tripla A aumenteranno i loro contributi”.
L’impressione che si ha è che Mario Draghi abbia deciso di dire le cose che i governi europei non hanno la forza di dire, nel caso della Francia e della Germania, anche per ragioni di carattere elettorale. In Italia il governo Monti non ha di questi problemi ma ne ha altri, ovvero uno squilibrio evidente tra le politiche di risparmio certe e quelle di sviluppo assai incerte. Le armi di Monti sono le liberalizzazioni e gli interventi sul mercato del lavoro e la lotta allevasio e fiscale. Ma nessuna di queste armi sembra in grado produrre risultati di breve termine e di fermare la spinta recessiva che ha investito il vecchio continente? Anche qualora le liberalizzazioni venissero portare fino in fondo, cosa che molti dubitano, i tempi di ripresa dei settori liberalizzati non sarebbero immediati e il pericolo che ancora una volta si prenda la scorciatoia di un intervento sul costo del lavoro e sui salari già massacrati da aumento dell’iva e dei servizi. Certo una vera ondata di liberalizzazioni sarebbe un segnale che il governo non è vittima delle corporazioni ma difficilmente si vedrebbero nell’immediato dei risultati tangibili. Per Mario Monti il momento della verità comunque non è lontano. Vedremo se dall’incontro con i partiti che lo appoggiano è uscito un veto incrociato o uno stimolo alla crescita.

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