“Con il governo Monti l’Italia è più credibile”. Con queste parole il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è venuto in soccorso del governo guidato da Mario Monti. Napolitano lo ha fatto con la consueta generosità e lungimiranza politica, lanciando tra l’altro una frecciatina al precedente governo,ma nelle sue parole c’è anche la consapevolezza di una crisi inarrestabile, che fa dire a Silvio Berlusconi: “Come si può facilmente verificare non ero io la causa della scarsa credibilità dell’Italia”. Un aiuto, quello di Napolitano, che è arrivato al momento giusto, in una fase in cui il nuovo esecutivo è giunto a un momento assai critico della sua breve vita politica e istituzionale. Nelle dichiarazioni ufficiali le difficoltà non emergono ancora, Mario Monti sostiene che i nostri fondamentali sono in regola, ma i fatti e le crude cifre della crisi economica sono piuttosto eloquenti e rivelano una crisi di credibilità sui mercati internazionali che non accenna a diminuire. E il guaio vero è che non si tratta di una crisi indotta dai partiti che lo sostengono. Nessuno ha staccato la spina, come inizialmente aveva minacciato il Cavaliere di Arcore. La crisi è dovuta al fatto che la comunità economica internazionale e i mercati finanziari ancora non si fidano della nuova compagine governativa guidata da Mario Monti. I punti di ricaduta di questa crisi vengono ben rappresentati da uno spread che non riesce a scendere sotto i 500 punti, un mercato borsistico che resta ondivago verso il basso, un sistema bancario che non riesce a ritrovare credibilità sui mercati e tra i risparmiatori, una disoccupazione in continua crescita e una previsione terrificante del Pil italiano che nel 2012 per la prima volta da decenni dovrebbe arretrare di quasi 2 punti. Perchè malgrado tutte le rassicurazioni il governo Monti ha il fiato corto? L’ipotesi più credibile è che la manovra di Mario Monti sia talmente recessiva da creare scetticismo negli stessi mercati, in genere piuttosto cinici. In effetti le uniche cose certe fino a questo momento sono un aumento inaudito della pressione fiscale, una diminuzione del salario reale, un taglio delle pensioni. In una parola. Una politica depressiva che non fa sperare granchè in termini di crescita economica. In queste condizioni, con una previsione di recessione così forte è difficile che l’Italia possa riacquistare la fiducia che gli serve. Da questo punto di vista il premier Mario Monti si gioca tutta la sua politica negli incontri che avrà a Bruxelles nelle prossime ore. Ma secondo molti osservatori è difficile che con liberalizzazioni dimezzate e qualche incentivo all’impresa la tempesta si plachi. Ci vorrebbe ben altro, qualcosa simile a un new deal che però non si intravvede.
6 Gennaio 2012