Torpignattara è un quartiere lasciato morire, dove una macchina abbandonata può rimanere là a farsi smontare per mesi e anni, dove di rado si puliscono le strade e dove la piccola arroganza è la legge più rispettata. Il tasso di immigrazione è altissimo, convivono molte etnie e molte comunità, tutte slegate tra loro. Il lavoro nero è la regola e alla faccia di qualsiasi tracciabilità il denaro scorre solo e soltanto in contanti. A Torpignattara non c’è lo Stato né il Comune.
In molti usano Torpignattara come quartiere dormitorio. Hanno un lavoro, escono la mattina in scooter e tornano la sera in scooter. Stanno lì perché ci sono nati o perché con milleddue al mese non ti puoi permettere di meglio, vivono a Torpignattara, ne parlano male coi vicini e bene con tutti gli altri “che poi è ben collegata, c’è tutto e tra poco arriva la metro C”.
I ragazzi di Torpignattare vivono alla giornata, escono di pomeriggio a perdere ore per strada o nei bar. Sono vestiti tutti simili e si capisce che è molto molto importante aver addosso le stesse marche. Hanno il casco “De Puta Madre”, i pantaloni di tuta stretti sulla caviglia con scritto Frankie Garage sul culo, le scarpe alte e le felpe con il cappuccio e con gli strasse. Parlottano, urlano, fumano e sputano per terra. Se non sei di zona ti danno un’occhiataccia di sfuggita.
I tanti sfaccendati di Torpignattare vivono alla giornata. Sono scomposti da pensionati e disoccupati, ogni giorno nelle stesse strade, ogni giorno negli stessi bar. Parlano dei prezzi delle auto e pontificano, litigano e si lamentano, accettano lavoretti e li mollano, poi tornano nella stessa strada e nello stesso bar. Peroni da sessantasei centilitri e Sambuca dopo il caffè.
I bangla di Torpignattara vivono alla giornata perché in molti, moltissimi, sono irregolari. Lavorano al nero e per pochi soldi per i connazionali regolarizzati, si arrangiano a scaricare frutta e verdura ai mercati generali, macellano carni, trasportano, faticano, puliscono pesce nei mercati. Tentano in ogni modo di arrivare allo status sociale dei connazionali arrivati da più tempo, si comprano il telefono più bello, cercano di ottenere a caro prezzo finte assunzioni regolari per chiedere il permesso di soggiorno e spesso finiscono vittime dell’usura.
I caporali cinesi di Torpignattara vivono alla giornata, transitando con macchine di grossa cilindrata. Li vedi sempre tesi e indaffarati, andare a tornare da Piazza Vittorio.
La classe operaia cinese di Torpignattara vive alla giornata, una giornata lunghissima, fatta di 16 ore al giorno in stirerie o sartorie nei sottoscala senza finestre o nei negozi che vendono tutto o niente, dove il cliente italiano non è sempre gradito. Se il vicino italiano è rumoroso protestano, ma protestano piano, hai visto mai che quello chiami la Polizia. Quando camminano quasi sempre guardano per terra.