Fra antilopi e giaguariDai baci tra donne di Giovanardi ai campi rom: la scusa del decoro

Il decoro, quell'insieme di comportamenti ritenuti confacenti ad una vita dignitosa. Questa a grandi linee la definizione del termine. Molto più spesso, quando esce dalle labbra dei personaggio pub...

Il decoro, quell’insieme di comportamenti ritenuti confacenti ad una vita dignitosa. Questa a grandi linee la definizione del termine. Molto più spesso, quando esce dalle labbra dei personaggio pubblici, il decoro non è altro che espediente, uno strumento semplice per fare o per dire altro.

Gli amministratori ad esempio posso impegnarsi molto o anche moltissimo per garantire vie decorose ai cittadini che pagano le tasse, tanto da dimenticarsi le ragioni profonde del degrado, come bastasse un colpo spugna per far sparire quel che c’è di disonorevole agli occhi insieme al problema che lo genera. Non è la guerra allo sfruttamento ma il decoro che ci impone la lotta alla prostituzione per strada. Non è per garantire a tutti condizioni di vita decenti ma per il decoro che si sgomberano campi rom e asfaltano baracche.

Altre volte un’amministrazione decide che non è decoroso vedere i turisti seduti sugli scalini delle città d’arte, basta un’ordinanza e spariscono a colpi di multe gli oziosi pasteggiatori al sacco, con mal celata soddisfazione di ristoratori da otto euro un caffè al tavolino, unico luogo in cui si possano riposare le membra quando la città è di particolare pregio artistico. Così come in molte città per il sacro decoro non si può mangiare per strada e strano che a farne spese siano kebabbari che per aprire quel chiosco hanno attraversato il Mediterraneo

Capita che personaggi della cultura si avventurino, anche loro da bravi cittadini che pagano le tasse, in crociate in nome del decoro urbano. E così Moccia tuona contro le baracche che restano in piedi mentre i suoi lucchetti, quelli sì segnale di cultura superiore, vengono rimossi da Ponte Milvio o Roberto Bolle che nella notte più fredda dell’anno si schifa su Twitter dei clochard accampati sotto le logge del Teatro San Carlo, salvo poi fare una retromarcia tanto sincera quanto riuscita. Allo stesso modo l’ex ministro Giovanardi che si paragona due donne che si baciano in pubblico a chi fa pipì in strada. “Perché nessuno pensa ai bambini?”, aggiungerebbe se solo conoscesse i Simpsons.

Insomma messaggi come “tutti i kebabbari devono chiudere”, “i barboni mi fanno schifo”, “le lesbiche andrebbero chiuse in manicomio” o “mettiamo tutti i rom in un barcone alla deriva” vengono declinati in ipocriti appelli al decoro.

Per attenersi al decoro, come da definizione iniziale, basterebbe spesso tenere la bocca chiusa.

Su Twitter @lucafaenzi

X