Domani prende il via la settimana della moda di Milano. Il calendario è fitto – un po’ meno rispetto agli altri anni, mi pare, specie per quanto riguarda le presentazioni in showroom – e la città si prepara ad accogliere buyer ed editor di tutto il mondo pronti a vagliare le collezioni che troveremo nei negozi ad agosto. Molti di loro gli ordini li hanno già fatti, o li faranno dopo. La fashion week rimane però un appuntamento imprescindibile, crisi o non crisi, guerra dei calendari o meno.
Cosa c’è da tenere sott’occhio, anche e soprattutto a livello economico?
I big brands, gli unici a crescere a doppia cifra: quanto le collezioni sono customer oriented? Quanto quello che vedremo nei negozi avrà a che fare con quello che sfilerà in passerella?In alcuni casi alla prima domanda la risposta è senza dubbio molto: il consumatore è il perno del successo di un marchio, specialmente quello internazionale. Alla seconda, invece, la risposta è poco: sempre per il fatto che a dettare legge è chi compra e non la creatività, le modifiche richieste dai buyer vengono prese alla lettera senza grandi storie.
Nella foto: la sfilata Dolce&Gabbana ss 2011
I cambiamenti: Dolce e Gabbana, per la prima volta in oltre 10 anni, non sfileranno con la linea D&G. “Eh beh, allora?” direte voi. Secondo le analisi di mercato che guardano soprattutto al mercato Usa, il boom di vendite per il 2012 riguarderà in primis le seconde linee mentre le first line diventeranno appannaggio dei mercati est asiatici. Moschino ha invece spostato a Londra la sfilata della sua seconda linea Moschino Cheap And Chic.
I giovani: da Gabriele Colangelo – che firma la propria linea, ma anche la collezione Genny – a Chicca Lualdi Beequeen, da Marco De Vincenzo a una talentuosissima Bianca Gervasio che disegna Mila Schon (durante il festival ha vestito Arisa): il materiale per costruire un’ottima classe di designer italiani c’è. E non è per niente grezzo. Quanti buyer vedremo alle sfilate di questi new talents (quelli citati, di fatto, hanno già un loro pubblico di affezionati estimatori, non sono più emergenti).
Le location: quest’anno il Comune di Milano ha acconsentito a concedere (gratuitamente) il Castello Sforzesco alla Camera della Moda. Tra le griffes che sfileranno al Castello c’è, ad esempio, John Richmond, che abbandona i giardini di Porta Venezia. E, ancora, la sala delle Cariatidi di Palazzo Reale dove domenica sera sfilerà, nell’ambito del White, la designer cinese Uma Wang. Milano è pronta a riacquistare la grandeur di un tempo?
I saloni: al White e ai saloni Pitti (Touch!, neoZone e Cloudnine) di via Tortona c’è il giusto mix tra giovani, made in Italy, avanguardia e marchi storici. Potendo, da non perdere.
La domanda chiave, tuttavia, è una: come la moda italiana cercherà di mantenersi in piedi quando le stime della Camera Nazionale parlano di Un calo del 5% nel fatturato rispetto al 2011?