Venture Capital – Investire sull’Innovazione e sul PaeseStart-up e nuovi posti di lavoro in un Paese

Mi ha attratto recentemente uno studio della Kauffman Foundation sulla creazione di posti di lavoro negli USA da imprese esistenti e da start-up del luglio 2010. E' concetto ben noto che le imprese...

Mi ha attratto recentemente uno studio della Kauffman Foundation sulla creazione di posti di lavoro negli USA da imprese esistenti e da start-up del luglio 2010.
E’ concetto ben noto che le imprese già esistenti di ogni dimensione costantemente creano e distruggono posti di lavoro. La saggezza comune, allora, potrebbe supporre che il guadagno annuale di lavoro netto è positivo nell’universo delle imprese esistenti. Questo studio, tuttavia, dimostra che questo è raramente il caso. In effetti, la crescita dell’occupazione netta avviene nell’economia degli Stati Uniti solo attraverso aziende startup.

Lo studio basa le sue conclusioni sulle “Business Dynamics Statistics” (BDS), un set di dati del governo degli Stati Uniti compilato dal U.S. Census Bureau. Le BDS tengono traccia del numero annuale di nuove imprese (start-up e nuove posizioni) dal 1977 al 2005. Le BDS definiscono start-up le imprese più giovani di un anno.

Lo studio rivela che, sia in media durante i 28 anni dello studio, le imprese esistenti sono distruttori di lavoro netti, perdendo negli USA circa 1 milione di posti di lavoro netti complessivi per anno. Al contrario, nel primo anno, nuove imprese aggiungono una media di 3 milioni di posti di lavoro.

Inoltre, lo studio dimostra, i trend di crescita sia delle start-up che delle imprese esistenti sono pro-ciclici, ma le imprese esistenti hanno varianza molto più ciclica. In particolare, durante gli anni di recessione, la capacità di creare posti di lavoro in start-up rimane pressoché stabile, mentre le perdite nette di posti di lavoro presso le imprese esistenti sono molto significative e sensibili alla profondità del ciclo economico.

Dal momento che le start-up che si sviluppano organicamente sono quasi esclusivamente i driver della crescita di lavoro, le politiche volte ad attirare grandi datori di lavoro sono inevitabilmente destinate all’insuccesso secondo Tim Kane, fellow della Kauffman Foundation e autore di questo studio. Le politiche di attrazione di grandi imprese a livello locale e nazionale sono condannate al fallimento non solo perché sono a somma zero, ma perché si basano su modelli di crescita dell’occupazione non supportati dai fatti (le imprese grandi tendono a perdere posti di lavoro).

E non è solo nella creazione netta posti di lavoro che le start-up dominano. Mentre le imprese mature in aggregato perdono più posti di lavoro di quelli che creano, il flusso peggiora con l’età delle imprese. Infatti, in media, negli USA le start-up con meno di un anno creano in aggregato quasi tre milioni di posti di lavoro, mentre le imprese (pur alquanto giovani) con dieci anni di età, generano 300.000. L’idea che la maggior parte delle imprese ingrandiscano con l’età, se la guardiamo in termini di dati aggregati, non è supportata dai dati della realtà.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter