Fisco e sviluppoLa Borsa non è la versione sofisticata del superenalotto e per lo stesso motivo la TAV è da fare

The Economist di questa settimana nella rubrica Buttonwood prendendo spunto dalla prima parte del rapporto Kay*, commissionato del governo inglese per approfondire quale sia il rapporto tra mercati...

The Economist di questa settimana nella rubrica Buttonwood prendendo spunto dalla prima parte del rapporto Kay*, commissionato del governo inglese per approfondire quale sia il rapporto tra mercati finanziari e prospettive di lungo periodo della crescita, attacca a testa bassa due fondamenta della finanza degli ultimi 20 anni.

L’enfatizzazione del breve termine con gli utili trimestrali e la misurazione dei risultati netti per azione, cioè di due metriche che tendono nelle scelte di una società a far alzare la leva finanziaria e quindi il rischio, invece che gli investimenti e la raccolta di capitale per la crescita.

I mercati finanziari, ricorda il settimanale inglese, devono servire per allocare in modo efficente le risorse e per far partecipare i risparmiatori che decidono di rischiare alla crescita economica generale e non essere una versione raffinata della lotteria, cioè un sistema in cui vengono premiati in modo casuale manager ed imprese seduti al posto giusto, nel momento giusto, solo sulla base di risultati di breve periodo.

Il rapporto Kay, di cui è prevista una versione finale in estate, suggerisce alcune prime riflessioni cioè di dare dei vantaggi fiscali o nei diritti di voto ai possessori di lungo corso delle azioni. Buona idea. Come scritto altre volte su questo blog chi rischia per risultati di lungo periodo, permettendo quindi la crescita di tutti, è giusto abbia un trattamento fiscale vantaggioso. La crescita si costruisce anche coccolando gli investitori che hanno la pazienza ed il coraggio di seguire un progetto imprenditoriale.

Faccio una proposta semplice per cercare di aiutare il risparmiatore, anche grazie ad un fisco intelligente, ad avvicinarsi alla Borsa non come fosse una lotteria, ma come a un posto dove ci sono aziende che vogliono risorse per la crescita e non per fiammate trimestrali fatte con la leva.

Introduciamo un regime di esenzione da tassazione per le persone fisiche che detengono partecipazioni quotate per più di 2 anni ed un credito fiscale sui dividendi per chi le detiene per più di 5. Alla fine Warren Buffet è diventato l’uomo più ricco del mondo tenendo quasi le stesse azioni per decenni…

Torniamo ad un rapporto sano con il lungo periodo negli investimenti. A ragionare a brevissimo non facciamo più niente. La manfrina contro la TAV (anzi AV-AC) Torino Lione e la visione a tre mesi dei risultati di borsa sono, a mio avviso, due faccie della stessa medaglia e della stessa visione. Corta.

Twitter @actavecchio

* “The Kay Review of UK Equity Markets and Long-Term Decision Making”, Interim Report, February 2012

http://www.economist.com/node/21548958