ABC. A-Always, B-Be, C-ClosingCensimento 2011: l’Italia delle abitazioni e degli edifici

Lo scorso 27 aprile l’Istat ha rilasciato i primi dati sul 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni con interessanti elementi sulla popolazione residente distinta per sesso, sul...

Lo scorso 27 aprile l’Istat ha rilasciato i primi dati sul 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni con interessanti elementi sulla popolazione residente distinta per sesso, sul numero di famiglie e di convivenze, sul numero di abitazioni e di altri tipi di alloggio. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che concentreremo la nostra attenzione.

Al 9 ottobre 2011 sono state rilevate 28.863.604 abitazioni, di cui 23.998.381 occupate da persone residenti. Sono 1.571.611 le abitazioni in più rispetto al Censimento del 2001, con un incremento del 5,8%. Nell’Italia Nord-Orientale è stata registrata la variazione massima (+13,2%), la minima nell’Italia Meridionale (+1,6%).

Prima rilevazione: la popolazione in 10 anni è aumentata del 4,3% – grazie soprattutto agli stranieri, è bene ricordarlo – mentre le abitazioni del 5,8%: sono l’unico a vedere che qualcosa non quadra? Andiamo avanti.

L’indice di occupazione delle abitazioni è pari a 83,1% nella media nazionale. Nell’Italia Insulare si registra la quota più bassa di abitazioni occupate da persone residenti (75,8%), mentre quella più alta si manifesta nell’Italia Centrale (87,8%).

E come ben evidenzia l’indice di occupazione delle abitazioni (percentuale di abitazioni occupate sul totale) attraverso la cartina sottostante ci sono diverse zone “particolari” che anche da un punto di vista cromatico saltano all’occhio: la Valle d’Aosta, le Cinque Terre in Liguria, il litorale veneto di Jesolo, la Maremma e l’Umbria, ampie zone delle coste di Calabria, Sicilia e soprattutto Sardegna. Tutti esempi di seconde, terze o quarte abitazioni che restano sfitte per lunghi periodi dell’anno.

Per quanto concerne invece gli edifici, i primi risultati mostrano che l’ammontare complessivo ha superato i 14 milioni di unità (14.176.371), con un incremento dell’11% rispetto al 2001. Gli incrementi maggiori si sono registrati nell’Italia Centrale (15,4%) e Settentrionale (13,1% e 13,6%, rispettivamente, per l’Italia Nord-Occidentale e Nord-Orientale), valori questi nettamente più alti rispetto a quelli registrati nell’Italia Meridionale (6,0%) e Insulare (8,4%).

Anche il numero di edifici residenziali risulta aumentato nel decennio intercensuario, passando dalle 11.226.595 unità del 2001 agli 11.714.262 edifici residenziali del 2011. Si tratta però di un incremento di entità più contenuta (4,3%) rispetto a quella del totale degli edifici. Anche per questo sottoinsieme di edifici gli incrementi percentuali minori si riscontrano nell’Italia Meridionale (1,3%) e nell’Italia Insulare (2,9%).
L’incremento maggiore (6,9%) si registra, invece, nell’Italia Nord-Orientale.

Anche in questo caso il primo commento è abbastanza semplice: si è costruito tanto, molto, per quel meccanismo perverso di molti Comuni che stretti dal patto di stabilità, senza dimenticare o nascondere l’aspetto dei favori clientelari, hanno lottizzato vaste aree dei propri territori per ottenere risorse economiche da destinare alla quadratura dei bilanci comunali.

Questo gioco è finito, come recitavo nel pezzo della scorsa settimana, ora è tempo di razionalizzare e gestire.

Sono cambiati i paradigmi anche per l’asset class immobiliare. #Sapevatelo.

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