Post SilvioI punti deboli di Montezemolo? Internet, per cominciare

L’altroieri una lettera sul Corriere della Sera. Oggi un retroscena pilotato consegnato alla diretta concorrenza, quella di Repubblica. I montezemoliani sono ormai pronti a lanciare la sfida e prov...

L’altroieri una lettera sul Corriere della Sera. Oggi un retroscena pilotato consegnato alla diretta concorrenza, quella di Repubblica. I montezemoliani sono ormai pronti a lanciare la sfida e provare a riempire il vuoto lasciato dal berlusconismo e da questi vent’anni che se ne vanno senza lasciare una classe dirigente degna di questo nome. 

Al di là del giudizio di merito su Montezemolo e sulla sua capacità di essere leader, sul programma e sugli scheletri che presto torneranno a bussare dal passato (Italia ‘90 e le sue tante inefficienze è senza dubbio il più grosso e noto), il progetto appare ragionevole. Lo spazio c’è, e il paese ha sempre dato prova di grande disponibilità ad acclamare uomini (più o meno) nuovi. Forse anche stavolta sarà così.

C’è però, per cominciare, un problema di mezzi di comunicazione e di radicamento nei luoghi mediatici in cui le cose, oggi, succedono. E le cose – ormai lo sappiamo con certezza, dopo i referendum, le vittorie di Pisapia e De Magistris, il sonoro boom dei grillini, e così via – non succedono più, in modo preponderante, in tv, e meno che mai sui giornali. Per carità, rispondere a un editoriale del Corriere della Sera e far uscire dei “leaks” su Repubblica non farà male e servirà ad accreditarsi e a tenersi buoni i diversi (?) patti di sindacato che governanop le stanze dei bottoni.

Ma quelli sono voti che si pesano, ma non pesano abbastanza per vincere. L’opinione, il consenso, l’empatia, oggi scatta altrove. E – lo ribadisco serenamente, senza timore di essere accusato di faziosità professionale – scatta soprattutto qui dentro, in rete. Ecco, a cercarlo appena poco, in rete, Montezemolo e il movimento in movimento verso la politica, si trova poco e male. 

Se vuole diventare davvero egemone, Italia Futura, non può prescindere da questo. Anzi, dalla rete avrebbe dovuto partire per esistere nei pensieri e nelle sensibilità diffuse, e non dal Corriere della Sera. Del resto, quando scese in campo, Berlusconi aveva già contro èlite della carta, ma possedeva emittenti e codici del grande media di massa di allora, cioè la tv. Ma la forma mentis non si cambia in un attimo, e Montezemolo e i suoi hanno (come tanti) una certa affezione al passato, in cui con gli editoriali si spostava il paese, e le èlite riuscivano a guidare un’opinione ampia e diffusa. Ora non è così, e Montezemolo deve recuperare il tempo perduto.

Un consiglio spassionato (da non simpatizzante, ma da cittadino che vive, lavora e lavorerà nella rete) mi sento di darlo: Italia Futura non cerchi scorciatoie. Lasci stare i trucchetti di compra fan su facebook e pompa numeri finti (non parlo di Italia Futura, ma di moltissimi che già lo fanno in ogni campo). Quando si accorse che Pisapia era davanti, lo fece con tutti i suoi (tanti) mezzi Letizia Moratti. E come è andata a finire lo sappiamo tutti. 

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Riceviamo e pubblichiamo la replica di Italia Futura

Caro direttore,

il suo post “I punti deboli di Montezemolo? Internet, per cominciare” ci offre l’opportunità di raccontare il nostro lavoro e soprattutto le nostre idee sul ruolo della rete nel dibattito pubblico. Saremmo, secondo lei, dovuti “partire dalla rete per esistere nei pensieri e nelle sensibilità diffuse”. E’ proprio dalla rete che siamo partiti.

Nel luglio 2009 nasce l’associazione Italia Futura. Convegno? Conferenza stampa? No, online. Il nostro sito internet viene lanciato con tre missioni, correlate: esporre le nostre idee attraverso l’attività editoriale, favorire l’interazione con i cittadini, dando voce a chi ha proposte – anche diverse dalle nostre – per il futuro dell’Italia, e promuovere la nascita di una comunità composta da italiani accomunati, appunto, dalla volontà di disegnare un futuro al proprio Paese.

A quasi tre anni dalla fondazione di Italia Futura, abbiamo pubblicato sul nostro sito più di 900 editoriali, di cui molti a firma dei nostri iscritti, letti e commentati da quasi un milione di visitatori. Oltre 50mila tra loro hanno scelto di seguirci attraverso l’iscrizione online all’associazione o ai nostri social networks. Se vogliamo paragonare questi numeri a quelli dei protagonisti della politica 2.0, che lei cita, non c’è dubbio, i loro sono superiori. Non è però a loro che riteniamo di dover essere paragonati.

C’è inoltre un altro dato che va considerato. Non insegnamo a lei che ci sono tanti modi di fare numeri, il “botto”, in Internet. I più immediati sono noti: personalizzazione del dibattito, scandalismi di vario genere, gossip politico, etc.. Non l’abbiamo mai fatto per scelta. Come non abbiamo voluto sfruttare in modo strumentale la popolarità dei nostri ispiratori, preferendo puntare sui temi cruciali per il futuro dell’Italia. Affidarsi, insomma, ai contenuti piuttosto che al clamore.

Per concludere, a modo nostro, volgiamo lo sguardo al futuro (e alla rete) e vi anticipiamo il tema della nostra prossima campagna di mobilitazione. Dopo la scuola, la mobilità sociale, la sanità, l’occupazione giovanile e la cultura, e le diverse campagne d’ascolto in cui abbiamo coinvolto migliaia di iscritti digitali, il nostro prossimo lavoro sarà dedicato proprio ad Internet e alle sue potenzialità di crescita umana, economica e occupazionale (con particolare riguardo all’occupazione giovanile).

Il titolo della campagna, realizzata in collaborazione con Google Italia, è Crescita Digitale. Verrà presentata nel corso del mese di giugno e speriamo vivamente venga seguita e rilanciata anche da Linkiesta.

PS: assicuriamo a lei e ai suoi lettori che non abbiamo mai comprato e mai compreremo un singolo fan su Facebook. Non solo perché sarebbe una scorrettezza imperdonabile, ma perché siamo più interessati alle immense potenzialità della rete per far crescere l’Italia Futura, il nostro Paese, e non la nostra associazione.

Carlo Toscan, responsabile web e new media Italia Futura. 

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