La premessa è doverosa: questo post non avrei dovuto scriverlo e non mi pentirò mai abbastanza per averlo fatto. Avrei preferito che non lo scrivesse nessuno, perchè lo spettacolo che offrirò alle vostre elucubrazioni, cari lettori de Linkiesta, è disarmante. Quanto meno sconfortante: metafora perfetta di un paese che sta andando a puttane.
O se mai avessi voluto leggerlo, avrei preferito che lo scrivesse il mio amico Jerk. Lo avrebbe ingentilito e saputo, da artiere della parola quale ancora non sa di essere, costellare di citazioni letterarie dotte e ricercate. Magari, avrebbe trovato qualche analogia con il verismo francese, un lampante accostamento a Courbet o qualche dettagliata descrizione dissacrante della ‘beat generation’.
Purtroppo nulla di tutto questo è accaduto e spero che non me ne vorrà per essere stato citato in un post che, à la Oriana Fallaci, non è mai nato.
Gli orpelli erano necessari per dare un senso a quello che leggerete sotto. Forse per distrarvi dal contenuto infimo.
Io ho finito l’indignazione, il ribrezzo è partito anche lui per il mare. Disarmato e un po’ incredulo, vi riporto una notizia calda – è l’aggettivo che a questa figliola, che molte pene a tanti dà, meglio si confà – pubblicata sull’ultimo numero di Vanity Fair.
Secondo il noto giornale di gossip e moda, lo staff della consigliera regionale lombarda, Nicole Minetti, avrebbe depositato all’ufficio Brevetti di Milano il marchio “Bunga Bunga Condom”.
Sembrano aprirsi nuove strade per l’ex igienista dentale, che in vista delle prossime, forse coatte, dimissioni ha già pensato a come rifarsi una verginità professionale.
Il motto, che ha rappresentato per mesi nell’immaginario collettivo le cene “eleganti” di Silvio Berlusconi, presto diventerà una linea griffata di preservativi: a depositare il marchio sarebbero stati l’inseparabile assistente della Minetti, Luca Pedrini, insieme con Mirko Scarcella, imprenditore amico di Fabrizio Corona e ideatore di SocialChannel.it, sito a metà strada tra e-commerce e gossip.
Una comitiva che è tutto un programma.
Un ultimo appello lo rivolgo direttamente a Lei, Nicole.
Le auguro, caro presto ex consigliere, di non sentire più parlare di Lei. Di non leggere né su internet né su sprecata carta stampata delle sue disavventure, dei suoi progetti futuri poco commendevoli, né che la sua persona sia mai più accostata alla parola ‘politica’. Insomma che non si faccia più vedere.
Mi permetto di consigliarLe un bel viaggio ristoratore delle fatiche degli ultimi anni. A noi serviranno decenni per dimenticare la vergogna. Pertanto, ci aiuti.