Tutto deve cambiare, perchè nulla cambi. Alla fine, Tomasi di Lampedusa aveva ragione.
E’ questa volta l’on. Cicchitto a testimoniare la verità e l’attualità del pensiero dello scrittore siciliano e a confessare, pertanto, sulle colonne de Il Mattino, prontamente riportato dal Fatto, un importante retroscena della trattativa, ancora in corso tra i partiti di maggioranza, sulla legge elettorale.
Se ancora molti nodi restano da sciogliere, come l’entità e il beneficiario del premio di maggioranza (10 o 15% da attribuire al partito più votato, come vorrebbe il Pdl, o alla coalizione vincente ( come vorrebbe il Pd, almeno su un un punto sembrano aver raggiunto l’accordo: “almeno un terzo dei Big di partito – dice Cicchitto al quotidiano partenopeo – dovrà essere eletto in listini bloccati. Non ci possiamo permettere di non farli eleggere solo perchè la gente non li vuole più”.
Aggiunge, infatti, che: “I partiti hanno fatto un pessimo uso delle liste bloccate, ma senza di esse una serie di parlamentari di alto livello non sarebbero entrati o non entrerebbero più in Parlamento”.
A sottolineare come fondamentale per gli assetti e gli equilibri politici siano i listini bloccati, con buona pace della sovranità popolare e la scelta democratica, aggiunge: “Un terzo dei parlamentari va scelto dai partiti con i listini bloccati – spiega al quotidiano fondato da Matilde Serao – perchè senza di essi una serie di parlamentari di alto livello non sarebbero entrati o non entrerebbero più in Parlamento. Serve equilibrio, non demagogia”.
Levato il velo dell’ipocrisia e della operosa collaborazione trasversale, si svelano i veri intenti di autoconservazione e di prosecuzione della sottrazione di sovranità popolare.
La nota dolente è quanto siano – perchè il sospetto c’è sempre stato – d’accordo gli altri partiti, che davanti alla telecamere professano intenti incondizionati di democrazia sostanziale e poi, dopo, pochi sanno cosa sia davvero oggetto dello scambio.
Servirebbero solo democrazia e la restituzione sostanziale di diritti costituzionali, quali la sovranità popolare, ma i “Big” da quest’orecchio non ci sentono e verranno, si spera, “suonati” dagli elettori.