Nuovo MondoL’Argentina cresce e salda i debiti ma per Europa ed alta finanza è falso

«Chi contrae un debito diventa uno schiavo per il creditore». Sembra una frase di sconforto all’inizio di un momento nero invece sono parole liberatorie di Cristina Kirchner dopo aver chiuso defini...

«Chi contrae un debito diventa uno schiavo per il creditore». Sembra una frase di sconforto all’inizio di un momento nero invece sono parole liberatorie di Cristina Kirchner dopo aver chiuso definitivamente una delle pagine più tristi della storia finanziaria del paese.

L’Argentina ha terminato nei giorni scorsi di pagare l’ultima rata della quota di Boden (i buoni optativi dello stato argentino) per una cifra pari 2.300 milioni dollari ed ha chiuso definitivamente la pagina del «Corralito» che costò il blocco di 70.000 milioni di dollari nelle banche argentine durante la peggiore crisi economica e sociale dell’Argentina. I Boden vennero emessi nel febbraio del 2002 per un valore nominale totale di circa 12 miliardi di dollari che si è chiuso con la liquidazione per il 22% ad investitori nazionali e per la maggior parte ad acquirenti stranieri.

Ma il dibattito è già aperto: c’è una scuola, quella europea per intenderci, che guarda all’Argentina come un modello di falsificazione economica in grande stile, sia per quanto riguarda il debito pubblico che resterebbe ancora gravoso, considerando i debiti contratti con il Club di Parigi e quelli integranti i Coupon ancorati al PIL (che non sono buoni o azioni particolari cui viene applicati un bonus legato al tasso di crescita), sia per la situazione economica generale, con un’inflazione sostanziale vicina al 30%, l’incremento di spesa pubblica e la mancanza di adeguati aggiustamenti farebbero implodere l’intero sistema economico.

Per molti economisti locali ed internazionali, invece, la riduzione del debito (che nel 2001 era arrivato fino al 126% del PIL mentre a fine 2011 era indicata al 19% del PIL) è un’ottima notizia, anche alla luce della ristrutturazione di buona parte del debito nelle mani dei creditori privati pari a 102mila milioni di dollari e del fatto che lo stato argentino ora avrà maggiore movimento anche per affrontare eventuali disinvestimenti esterni o un’aggravarsi del rallentamento economico dovuto alla recessione in Europa ed Usa.

Piaccia o no la ricetta argentina per ora ha funzionato: legalizzazione del sommerso con tasse ragionevoli e punizioni esemplari, statalizzazioni nel settore di poste, trasporti, acqua, energia, incentivazioni per lavoro e cultura: in un parola prima noi e poi tutti gli altri, l’FMI, gli Usa, l’alta finanza. Perfino Krugman e Stiglitz citano l’Argentina come un grande esempio per i paesi dell’area Euro che dovrebbero svincolarsi dai paletti della moneta unica come fece a suo tempo l’Argentina modificando il criterio di parità peso/dollaro ed avviare vere politiche per la crescita e lo hanno ricordato al buon Monti che nonostante la sontuosa lezione abbassò le orecchie di fronte al Premio Nobel del 2001

D’altronde il paese cresce a ritmi del 4% annuo ed è stato indicato da un Dossier ONU come il paese più vivibile dell’America Latina con il Cile e forse se greci potessero scegliere, opterebbero per la sfida all’alta finanza ed il monopolio peronista piuttosto che per la Troika ed Alba Dorata e lo stesso professor Monti, ammesso di volergli dare altri cinque anni, saprebbe fare meglio?

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