Proporre l’indipendenza ai cittadini lombardi comporta certamente tutta una serie di problemi e questioni che vanno affrontati con chiarezza e senza tentennamenti; non è sufficiente elencare meramente i possibili vantaggi che ne scaturirebbero come, ad esempio, il poter investire tutte le risorse derivanti dalle tasse pagate dai Lombardi sul territorio o il poter prendere decisioni importanti per il nostro futuro senza dipendere da un governo lontano e foriero di interessi estranei alla nostra regione.
Bisogna anche specificare a chi è rivolta la proposta.
In Lombardia abitano quasi 10 milioni di persone (quindi una popolazione superiore a quella di molti
stati europei) ma, analizzandone la composizione, rileviamo che più di un milione sono stranieri e che
molti cittadini lombardi (2 milioni? 3 milioni? difficile quantificare) sono originari di altre regioni; Sicilia, Campania, Puglia, Calabria, Veneto, Friuli ecc.
Nell’ottica di un indipendentismo avanzato e finalmente libero dalla xenofobia va sottolineato che la comunità dei cittadini a cui ci si rivolge, comprende anche chi non è etnicamente lombardo o lo è solo in parte. Chi è giunto nelle nostre terre per lavorare onestamente, chi rispetta le leggi e il nostro modus vivendi, chi paga le tasse contribuendo a finanziare i servizi pubblici, chi in fin dei conti contribuisce a creare ricchezza e sviluppo è ben accetto e certamente può essere coinvolto nella battaglia indipendentista, dato che gli interessi sono comuni. Possiamo benissimo prendere esempio dalla Catalogna, dalla Scozia e da altre realtà europee.
Per troppo tempo le istanze indipendentiste sono state mortificate e squalificate da soggetti politici che hanno fatto dell’intolleranza e del razzismo una bandiera. Non mi riferisco solo a personaggi (anche di primo piano) di quella Lega Nord che ha generato un indipendentismo a intermittenza e strumentale e che di fatto ha perseguito altri fini ma anche a quei movimenti di chiara matrice neonazista portatori di razzismo, omofobia, antisemitismo ed altre amenità. Questi ultimi, ossessionati dalla genetica, esprimono senza dubbio un’ideologia inquietante e propongono rimpatri o espulsioni di massa per i non lombardi
fomentando l’odio per i forestieri.
Un movimento indipendentista che sia degno di questo nome deve assolutamente prenderne le distanze senza riserve puntando sull’inclusione e l’integrazione. Ed è anche l’unica via che abbia qualche possibilità di successo.
Andrea Givone
www.prolombardia.eu