Ieng Thirith, alias ‘Phea’, ministro degli Affari Sociali della Kampuchea Democratica guidata da Pol Pot, verrà rilasciata e non più processata dall’Extraordinary Chambers in the Court of Cambodia (ECCC), il tribunale istituto con il sostegno dell’ONU. La donna, ormai ottantenne e molto probabilmente colpita dal morbo di Alzheimer potrebbe essere rilasciata nei prossimi giorni. Sebbene gli esami dei medici che l’hanno in cura siano discordanti al riguardo, i giudici del tribunale ibrido chiamato a giudicare sui crimini commessi dai khmer rossi tra il 1975 e il 1979, hanno confermato l’impossibilità a procedere nei suoi confronti. Dopo la prima e unica condanna emessa nei confronti di Kaing Guek Eav, alias Duch, a 35 anni di reclusione per i crimini commessi durante la direzione del centro di detenzione S-21 – dove vennero detenute e torturate, per poi essere “eliminate” nei ‘killing fields‘, oltre 15mila persone – il tribunale aveva riaperto le porte nel giugno del 2011 per affrontare il Caso 002. Ovvero il processo che vede alla barra degli imputati con l’accusa di crimini contro l’umanità: Khieu Samphan, alias ‘Hem’, ex capo di Stato di Kampuchea Democratica (si “riallinea” con il governo nel 1998 dopo la morte di Pol Pot, abbandonando quindi le fila dei Khmer rossi); Kim Trang, alias Ieng Sary, ex ministro degli Esteri (si “riallinea” con il governo nel 1996); sua moglie Ieng Thirith; e Nuon Chea, considerato il capo ideologico del gruppo (si “riallinea” con il governo nel nel 1998 dopo la morte di Pol Pot).
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