La scorsa volta era andata più o meno così.
Mr G.: “Buongiorno signora, come sta?”
Io: “Bene, nulla da segnalare”
Mr G. (prende la mia scheda, una matita, e incomincia ad annotare nelle cellette): “25esima settimana…le analisi, bene…il peso?”
[Ecco, Mr P. dice che io ho un problema col peso. Che ce l’avevo anche prima, la paura di ingrassare e quel mezzo senso di inadeguatezza che va e viene, soprattutto va prima di una bella cena in compagnia e viene quando sei nel camerino di qualche negozio e la solita taglia sembra ti stia un po’ stretta. Non sono una fissata, tanto meno un’alice. È che questa storia che in gravidanza devi stare attenta a quello che mangi (quindi, per certi versi, a dieta) per ingrassare nel modo giusto mi ha un po’ destabilizzata.]
Io (premessa: la mattina della visita mi ero pesata, avevo addirittura esultato sulla bilancia perché mi sembrava un buon risultato, almeno da medaglia d’argento): “+6”
Mr G. (serio): “Lo sa che è sbagliato?”
Dopo quella visita sono stata due giorni senza mangiare pane né pasta. Soprattutto con una nuvola così nera in faccia che Mr P. cercava invano di dissipare, tra battute e complimenti. Che poi, “sbagliato”, ma che aggettivo è abbinato a “peso”? Comunque, soprattutto, avevo un cruccio: nelle successive sei settimane, prima dell’altra visita che avrebbe scavallato l’estate (e le vacanze!), mi sarebbe stato concesso un margine di ingrassamento netto e preciso: un chilo in più.
Vi chiederete se ce l’ho fatta?
Ebbene sì. Forse aiutata più da Madre Natura che dalla mia forza di volontà. All’ultima visita attendevo con trepidazione il fatidico momento della scheda con le cellette da compilare, e mi sono persino guadagnata un altro chilo da prendere nel prossimo mese! Non male, non male…