di Fabrizio Valenza
Ho sempre pensato fosse una parola rotonda.
Armonia. Meditate sul suo suono, lasciatelo espandere: arrrr-mooon-ìa. C’è un iniziale includere tutte le cose, per poi avvolgerle con un suono rotondo e infine slanciare nell’infinito.
Mi suscita immagini di sfere celesti, di pianeti che danzano attorno alla loro stella, di astronavi che giocano con lo spettatore in 2001: A space odyssey con un eterno e immodificabile moto circolare.
Armonia è rotonda, sferica.
La parola greca è affine a quella che significa comporre, accordare. Comporre in un insieme che non ha bisogno di ulteriori variazioni. Accordare secondo una vibrazione che porta l’ascoltatore nella pace.
L’armoniosa voce dell’amata o dell’amato giunge come il balsamo migliore, per ricostruirci dopo la quotidiana distruzione. Ed è allora che si trova la propria abitazione, la dimora in cui poter vibrare di quell’unico accordo composto da due diversità.
Fu Armonia, figlia della guerra (del dio Ares) e dell’amore (della dea Afrodite), data in sposa a Cadmo, a divenire occasione delle prime nozze della storia, nelle quali gli dèi scesero dall’Olimpo per festeggiare assieme agli uomini. Consonanza di celeste e terrestre, prima manifestazione dell’armonia possibile nelle nostre vite, proseguita nel corso dei secoli in una tradizione infinita di immagini, parole e sogni, tutti raccolti da Roberto Calasso nel suo bellissimo libro (pubblicato per i tipi di Adelphi), Le nozze di Cadmo e Armonia. In questo testo l’autore ricostruisce il cammino eterno e sempre antecedente alla storia umana, del mito greco, nella convinzione che sia possibile narrare anche a distanza di secoli una storia unica e continuata, pur se raccolta a partire da infinite fonti frammentarie. Mai armonia fu rappresentata ai nostri giorni più plasticamente che in queste pagine di Calasso.
Questo è un invito rivolto a tutti: le nozze con Armonia sono sempre in attesa della nostra partecipazione.