Asia FilesÈ il Giappone, ma potrebbe essere benissimo l’Italia

È il Giappone, ma potrebbe benissimo essere l'Italia. Fondi stanziati per la ricostruzione della aree colpite dalla triplice catastrofe del marzo 2011 - terremoto, tsunami, disastro nucleare - usat...

È il Giappone, ma potrebbe benissimo essere l’Italia. Fondi stanziati per la ricostruzione della aree colpite dalla triplice catastrofe del marzo 2011 – terremoto, tsunami, disastro nucleare – usati per progetti che con questo non hanno niente a che fare. A svelarlo è stata una revisione dei conti fatta dal governo stesso.

Come nota il Japan Times in un editoriale, tale rischio era stato tenuto in conto al momento di pianificare la strategia per la ricostruzione. L’idea era semplice. Senza far ripartire l’economia del Paese, sostenere veramente le aree disastrate sarebbe stato impossibile. Ma è principio, si sottolinea, che può essere interpretato un po’ troppo liberamente.

Così ecco spuntare miliardi di yen per contrastare il gruppo conservazionista Sea Shepherd, bestia nera delle baleniere nipponiche, il cui capitano, il canadese Paul Watson arrestato in Germania per una vecchia azione al largo del Costa Rica, si è dato alla macchia dopo essere stato scarcerato su cauzione, per il timore di essere estradato nell’arcipelago nipponico come una sorta di Assange dei sette mari.

Trenta milioni di yen sono andati per progetti nelle carceri di Hokkaido e Saitama. Miliardi sono stati stanziati per l’acquisto di sei C130 per la Marina delle forze di autodifesa e di due C2 per l’Aviazione. O ancora fondi per la costruzione di strade a Okinawa, un migliaio di chilometri a sud delle zone colpite, e per la ristrutturazione di una stadio a Tokyo.

In tutto ciò, trascorsi 18 mesi dal disastro, nota la Bbc, gli sfollati che non possono far ritorno alle loro case sono ancora centinaia di migliaia. E nelle prefetture che maggiormente hanno sofferto cresce il malcontento per i tempi che si allungano.

Un nuovo colpo per il primo ministro, Yoshihiko Noda, il cui Partito democratico aveva vinto le elezioni nel 2009 promettendo trasparenza e tagli agli sprechi, ma la cui popolarità appare sempre più in calo, mentre all’orizzonte si stagliano le elezioni con l’opposizione liberal-democratica che preme e nuovi partiti, guidati da leader carismatici o ex leader di partito “trombati”, che scalpitano per mettersi tra le due principali forze.

È il Giappone, ma potrebbe essere benissimo l’Italia.

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