Il libro ritrovato. Consiglieri di pagineEdipo, un uomo eterno

di Micaela Morini Quale uomo più di Edipo è l'uomo dei “perché”? E quale viaggio più di quello di Edipo è l'esempio della fatica, del dolore, dello sconvolgente coraggio per raggiungere la verità? ...

di Micaela Morini

Quale uomo più di Edipo è l’uomo dei “perché”?
E quale viaggio più di quello di Edipo è l’esempio della fatica, del dolore, dello sconvolgente coraggio per raggiungere la verità?

Tutto quello che deve accadere accada pure e mi distrugga, ma sia fatta luce. Io voglio sapere chi sono.

Questo urla Edipo nel profondo buio di se stesso, ma soprattutto lo grida a tutti noi.
Dovesse l’uomo continuare a essere succube degli Dei, del Caso, del Fato, della Società, ognuno potrebbe dare l’interpretazione più sua, che già il sapere, il conoscere è il primo atto di rivolta e di indipendenza. Sapere è già agire.

Nell’Edipo a Colono non sono gli Dei ad assolvere Edipo, ma è lui stesso, l’uomo, ad assolversi. Questa grande autodifesa dell’uomo Edipo squarcia un passato di timorosa sottomissione e inizia un futuro di faticosa, ma lucida consapevolezza.

L’Edipo re termina con il giovane Edipo che si sente colpevole e, dopo che sarà cacciato da Tebe, inizierà il suo triste vagabondare per terre straniere. Gli occorrerà un lunghissimo viaggio nel dolore per arrivare, vecchio e cieco, a capire che l’uomo è responsabile solo delle azioni che egli ha voluto compiere.

Ed è nell’accostamento di questi due testi che poeticamente vive e si racconta la “favola” di Edipo alla ricerca della verità. Anche a Sofocle è occorso un lungo cammino per giungere alla sua Colono. Edipo re è stato scritto attorno al 428 a.C. Solo dopo più di venti anni, alla fine della sua vita, il novantenne Sofocle riprende il suo eroe per farlo morire “dolcemente, finalmente senza il dolore del male”.

In questo sublime lamento sulla condizione umana alla scoperta della propria verità, la pietà che sentiamo tutti noi per Edipo è nel non essere diventato, nonostante tutto, un individuo al di sopra degli eccessi, degli errori, dell’ira.
È sempre un uomo, non un dio o un santo, e questo ce lo rende nostro. Al fondo del suo soffrire, Edipo ci dà il suo addio, ma dice anche a noi tutti: vivete, soffrite, laceratevi, ma cercate sempre di capire, di conoscere. Ponetevi sempre dei perché: la dignità di essere uomini comincia nell’interrogarsi.

Con il suo lungo viaggio Edipo non ci racconta solo la sua storia, ma la storia dell’uomo.
La storia di tutti.
La nostra.

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