Vita da caniIl karma dei cani

A volte la famosa legge di Murphy "se qualcosa può andar male, lo farà" si abbatte su di te, implume padrone di cani. In genere questo succede nei momenti peggiori, dando vita ad alcune situazioni ...

A volte la famosa legge di Murphy “se qualcosa può andar male, lo farà” si abbatte su di te, implume padrone di cani. In genere questo succede nei momenti peggiori, dando vita ad alcune situazioni imbarazzanti che racconto qui sotto.

1) Ho finito i sacchetti: diciamo una volta ogni venti, mi capita di uscire con i cani avendo due sacchetti per raccogliere le loro deiezioni. Non lo faccio apposta è che il simpatico contenitore a forma di osso impedisce di sapere quanti ne sono rimasti. Tanto, visto che i cani sono due, si spera che saranno sufficienti. Ecco, è la volta buona che invece entrambi decidono di svuotarsi ogni 300 metri. All’inizio provi a combattere, riutilizzando sacchetti che hai già usato in una sarabanda raccapricciante. Poi alla fine ti arrendi, ti guardi intorno speranzoso che ci siano altri padroni di cani a cui chiedere in prestito un sacchetto. Ovviamente, in quel momento, non passa nessuno. A quel punto, non rimane che la fuga. Disonorevole e imperdonabile.

2) Ho paura dei cani: ho un amico che conosco da almeno vent’anni. E’ terrorizzato dai cani fin da piccolo, tanto che una volta ha permesso che un cane addentasse il nostro pallone per il terrore di strapparglielo. Molti anni dopo, ci siamo ritrovati a Roma. Accomunati, tra l’altro, dalla passione per l’Inter, guardiamo spesso qui da me le partite. La prima volta che è venuto in questa casa mi ha chiesto “ma i cani sono buoni?” “tranquillo, non te ne accorgerai neanche”. Le ultime parole famose. Ha suonato al citofono e i due mostri devono aver capito che era uno terrorizzato da loro, perché hanno iniziato ad abbaiare come non mai. Per cercare di sedarli ho aperto la porta in modo che potessero vedere chi arrivava. Si sono gettati di gran carriera giù dalle scale circondando il mio povero amico. Da allora, il loro rapporto non è migliorato di molto.

3) Sciolgo il cane: lo premetto, io detesto quelli che in città sciolgono i cani. Lo trovo irrispettoso. Poi, per carità, nei parchi sono io il primo. Ma in città, sui marciapiedi, con le macchine e i passanti, a me sembra una cosa davvero fastidiosa. Ciò detto, quando si va al parco è normale che nell’area cani le tenere bestiole stiano sciolte. All’inizio della mia frequentazione con i cani, ero terrorizzato (per inesperienza) dall’idea che un cane potesse aggredire i miei. In realtà, la mia era codardia: chi lo avrebbe detto poi alla mia fidanzata? Non certo io! Un giorno però ho deciso di provare a combattere la mia paura: sono andato al parco dietro casa e ho sciolto i cani. Ne arriva un altro, Shiva, il quale inizia come fanno tutti ad annusare i miei. E’ tutto normale, mi dico. Mi distraggo un secondo per accendere una sigaretta, e succede l’irreparabile. Il cane piccolo, Ade, viene praticamente inglobato da questo Shiva. Il padrone, imbecille di prima categoria, sta fermo e guarda. Io urlo. Bacco, l’altro mio cane, fa finta di niente. Alla fine riesco a sottrarre il povero cagnetto alle grinfie di Shiva: è interamente ricoperto di bava ma salvo.

4) Scambiamo due chiacchiere: capita (non sempre, ma succede) che quando si va al parco con i cani si venga presi in ostaggio da padroni affetti da logorrea patologica. Il tutto inizia quasi per caso, ma lo schema è sempre, grossomodo, lo stesso. Per comodità, il padrone verrà indicato con la lettera “S” di sequestratore, mentre io con la “V” di vittima.
S: “finalmente una bella giornata di sole”
V: “eh già”
S: “ci voleva, ha piovuto tutta la settimana”
V: “eh già”
S: “vieni qui spesso?” siamo già passati al tu, l’allerta è massima
V: “abbastanza”
S: “ma per caso avete conosciuto Baffetto (nome a casaccio di un cane famoso o per essere estremamente cattivo o eccezionalmente dolce)?”
A questo punto avete finito di vivere. Il sequestratore racconta prima tutte le leggende metropolitane su Baffetto, compresa quella della sua aggressione a un coccodrillo bianco; poi passa i successivi venti minuti a farti intendere come lui l’avesse capito subito che Baffetto aveva qualcosa che non andava. In genere, si tratta di particolari assolutamente sconclusionati, del tipo: “Il sigaro e il basco mi hanno subito insospettito”. Infine, ti racconta con una dovizia particolari quanto accaduto tra Baffetto e il suo cane. Il più delle volte è una storia abbastanza inutile, del tipo: “Baffetto si è avvicinato e ha annusato il mio Erasmo. Ma io l’ho strattonato e siamo scappati”. Solo che per raccontare una cosa del genere, il sequestratore impiega circa 35-40 minuti. La fuga, in questo caso, è più che giustificata.

Alla prossima (e godetevi gli Audioslave)

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