Ci risiamo. In Italia siamo di nuovo immersi in un clima da commedia umana, anzi per non darci troppe arie transalpine meglio sarebbe dire da cafonal. Siamo nel mezzo di una crisi epocale da cui dobbiamo uscire ripensando quale Europa, quale sistema finanziario, quale welfare, quale istruzione, quali istituzioni ci vogliamo dare e si torna a parlare di dettagli. Di persone (e peccati) invece che di idee.
In Italia sembra che l’informazione – al pari di molta classe dirigente – non riesca a tenere un punto di pensiero lungo oltre pochi giorni. Appena si può si torna – comodamente con il pilota automatico – a parlare con gusto della commedia umana che ogni potente e potere ha intorno. Tutti e da sempre come anche la nostria storia recente ricorda.
Agli amici di questo blog piace la sobrietà, alla Elsa Fornero per dire, ma alla fine anche del Ministro Fornero parleremmo di come sono – nel concreto – le sua riforma delle pensioni e del lavoro e non di dove è andata in vacanza, con chi e come era vestita.
Faccio una proposta. Nei prossimi mesi parliamo di idee, di policy, di come e con chi realizzare queste policy. Per non essere generico faccio una seconda proposta. Facciamo un dibattito serio sul bellissimo speciale di settimana scorsa dell’Economist su cosa voglia dire oggi essere un progressista, cioè di come si faccia a combinare equità e crescita economica; libertà di impresa e giustizia sociale; diritti e doveri; libertà e legalità. Insomma le cose di cui anche in Italia ci sarebbe bisogno si parlasse.
Se devo essere sincero per una volta mi sembra che la politica sia più avanti dell’informazione. Ad esempio Renzi, Vendola e Bersani hanno idee diverse e la lotta è sulle idee questa volta. Parliamo di quello? Costringiamo chi fa politica – e chi racconta la politica – a parlare di idee, a guardare la luna non il dito.
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