Ok, puo’ anche essere, non lo metto in dubbio. Spesso sono prevenuto contro gli spot dei profumi.
Li trovo, nella loro maggioranza assoluta, di una stupidità sconcertante. Con pochissime eccezioni.
Certo non chiedo che la nuova fragranza di Dolce e Gabbana sia messa in scena come se fosse un detersivo offerto in cambio di due da Paolo Ferrari, ma un pochino di idea cerebrale che non sia la semplice masturbazione visiva e sonora non farebbe mai male.
Certo, guardandoli con un occhio abbastanza preparato e con una certa ironia, alcuni possono anche sembrare divertenti, nella loro abissale idiozia. Lo sguardo vuoto delle modelle ipnotizzate verso un orizzonte immaginario, le labbra socchiuse in uno spasmo che non sai se é leggera gastrite o emiparesi fulminante, una folata di vento leggera che fa muovere dolcemente gli abiti vaporosi, mentre una musica molto “ambiance” che sembra uscita direttamente dall’ascensore della sede centrale di una grande azienda o dalla sala d’aspetto di un dentista chic, cerca di far passare, senza ridere, i 30 o più secondi dello spot. Sono tutti più o meno cosi’. Magari cambiano le luci, cambiano gli esterni, o gli interni, ma insomma stiamo parlando sempre della stessa solita minestra, rimescolata più volte e ripassata nella padella dei nostri spazi pubblicitari.
In tutto questo magma abbastanza uniforme c’erano pero’ piccole isole felici dove, per scelta o per fortuna, il profumo in questione veniva messo in scena in maniera intelligente, creativa, diversa.
Uno di questi, manco a dirlo, é stato la Ferrari dei profumi, il leggendario Chanel n°5, probabilmente il profumo più conosciuto al mondo, quello che con 5 gocce era capace di vestire il corpo, altrimenti nudo, di Marilyn Monroe. E scusate se é poco.
Dal 1921, anno della sua creazione, oltre alla bionda icona sono state testimonial della storica fragranza Catherine Deneuve, Carole Bouquet, Nicole Kidman e più di recente, Vanessa Paradis e Audrey Tautou.
Tutte utilizzate in maniera creativa, intelligente, grazie anche all’intervento di registi e fotografi tra i più famosi e originali del mondo come Luc Besson, che realizzo’, nel 1998, il famoso spot “Cappuccetto Rosso“, oppure Jean Pierre Jeunet o Jean Paul Goude.
Ma oggi, dopo più di 90 anni di storia, per la prima volta il testimonial della storica bottiglietta non é una donna, ma un uomo. Il bello per eccellenza, l’uomo più desiderato, pare, del mondo. Un certo Brad Pitt.
Il 15 ottobre, infatti, la maison parigina, ha lanciato il nuovo spot diretto da Joe Wright, regista di Orgoglio e Pregiudizio e di Espiazione, in cui il marito di Angelina Jolie, in bianco e nero e con un decoro che più scarno non si puo’, declama, con l’aria ispiratissimissima, una serie di riflessioni che se fossero scritte su Facebook da quattordicenni investiti da ormoni galoppanti sarebbero anche giustificabili, ma in uno spot Chanel n°5 sembrano usciti da due giocatori di Scarabeo sotto acidi.
Più o meno una storia di viaggio, di sogni, di ambizioni che spariscono, di fortuna, di sparizioni, insomma una cosa incomprensibile, ma detta, appunto con un’aria che più ispirata non si puo’, d’altronde basta osservare lo sguardo contrito e riflessivo del buon Brad mentre declama che i sogni sono evanescenti, che la vita é un viaggio, pero’ senza fine ecc…, ci si aspetta che da un momento all’altro scoppi in una fragorosa e liberatoria risata. E noi con lui.
Perché io capisco che ci sta la crisi e anche le grosse aziende devono tagliare nei costi, pero’ sebbene, i responsabili cerchino di spacciare la scelta di Brad per una scelta riflettuta lungamente e strategicamente ineccepibile, mi sembra chiaro che sia stato speso tutto per pagare il testimonial e si sia lasciato poco o niente per il resto.
Per la scenografia hanno messo una vecchia carta da parati degli anni 80, per i costumi siamo lontani dalle fastuosità classica degli spot precendenti, a Brad, probabilmente, hanno detto di portare una camicia da casa, anche non stirata che non vorrete mica che Angelina, con tutto quello che ha da fare si metta a stirare le camicie di Brad, per le luci, visto che vanno e vengono si sono attaccati probabilmente al contatore dell’insegna del supermercato sotto lo studio e per i testi, quasi sicuramente, hanno messo in diverse urne degli avverbi, dei sostantivi e degli aggettivi new age a caso e hanno estratto a sorte fino a comporre un testo lisergico degno di un Paolo Coelho riscritto da un tredicenne.
Più o meno, sono sicuro, avranno fatto cosi’.