Nel 1984 la Apple di Steve Jobs lanciava uno degli spot più famosi nellastoria dell’advertising. Si riprendeva l’opera “1984” di Orwell: una donna atletica correva verso lo schermo del grande fratello per distruggerlo con un martello. Per Jobs il grande fratello era l’IBM, anche se di lì a poco si sarebbe reso conto che il vero nemico era Bill Gates.
L’Apple era l’azienda rivoluzionaria, erano e sono quelli del “Think different”. I Mac sono prodotti fin dalla fine degli anni ’70 e sono arrivati prima di Windows, che era una copia ai limite dell’indecenza del sistema operativo dei primi Macintosh.
Bill Gates riuscì a farsi assumere da Steve e dall’interno rubò l’idea all’azienda di Cupertino. Se si pensa da quanto tempo la Apple è sul mercato, mettendo anche in conto che è sempre stata valutata in maniera ottimale, sembra assurdo che solo in questi ultimi anni abbia raggiunto un così largo successo.
Mi viede da paragonarla ad una band indie che dopo troppi anni di gavetta finalmente riesce a fare il grande salto nel mainstream. Tutto questo successo è iniziato con l’iPod, prima il Mac era il computer per grafici e dj, adesso anche i meno capaci lo usano.
Adesso Apple domina il mercato, anzi sarebbe più corretto dire che fa il mercato. E questo lo ammettono palesemente anche le aziende concorrenti con i loro spot. L’iPhone è il prodotto più temuto, le pubblicità realizzate dagli altri non hanno lo scopo di valorizzare il proprio prodotto, ma quello di denigrare lo smartphone dell’Apple.
Come primo esempio c’è il Nokia Lumia. Si critica l’iPhone che è solo bianco o nero e chiunque osi chiederlo colorato viene giudicato come eretico. Invece il Lumia è colorato, vivace ed i suoi possessori hanno più personalità dei seguaci di Steve Jobs.
Poi c’è la campagna massiccia della Samsung che sta ridicolizzando i fan dell’iPhone in file chilometriche per l’ultimo modello, quando ad un tratto la loro attenzione viene distolta da uno smartphone usato da un passante. Chiedendo che marca sia ricevono come risposta “Samsung Galaxy”, il passante illustra ulteriori funzioni del Galaxy ed alla fine i fan dell’iPhone abbattono le barriere della fila ed al grido “Freedom” vanno in giro a far baldoria. Anche in questo caso il popolo di Steve viene dipinto come una setta di ciechi fedeli di un credo che ha sede a Cupertino.
Siamo arrivati al punto in cui si ama più un oggetto che una persona, e Steve Jobs con la sua storia è riuscito a creare una fedeltà al marchio insuperabile. Non credo esista un prodotto, di qualsiasi genere, al quale i suoi consumatori siano così legati.
Dall’altra parte ci sono tutti coloro che odiano l’Apple a priori, la criticano pur non possedendo le competenze specifiche per fare affermazioni con cognizione di causa. Ma ci sono alcune cose che vanno dette e sono indubbiamente vere.
Apple è un sistema chiuso, ogni accessorio è prodotto da loro. Se si rompe il caricatore del portatile potete comprarne un altro a minor prezzo, se avete un Mac no. In molti, dopo aver comprato un Macintosh, dicono “non puoi capire, è un’altra cosa”. Ed è oggettivamente vero, se sei abituato da una vita a Windows è ovvio che è un’altra cosa. Potrebbe essere un’altra cosa anche un normale portatile con installata una delle versioni di Linux.
Se anni addietro i possessori di un Mac erano pochi e potevano anche essere considerati come pecore fuori dal gregge adesso è il contrario. Il pay-off “Think different” risulta quantomeno ridicolo e oramai anacronistico.
Per un gamer come me sarebbe impensabile comprare un MacBook, rinunciando così ad uno dei tanti usi che faccio del portatile e questa parodia di spot della Apple è esemplificativo. Specie quando il protagonista dice “another great thing about Mac is upgrades. On a pc you have to open the case, change videocard, on Mac when is time to upgrade just pick it up and throw it away and go to buy another one, now that’s convenient”. Affermazione che punta sul fatto che non si possa modificare l’hardware del proprio Mac, ma si è costretti a comprarne uno nuovo.
Il credo di Steve Jobs è sempre stato quello di creare software ed hardware assieme, un sistema chiuso di alta tecnologia per utenti anche meno esperti. Credo fortemente criticato da un guru del software libero come Richard Stallman, il padre di Linux.
Inoltre più l’azienda di Cupertino acquisisce nuove fette di mercato più esercita in maniera tirannica il proprio potere intentando cause a destra e manca, eppure c’è chi ancora vede Jobs come un santone ricordando il suo discorso a Stanford. Vedendo il film “I pirati di Silicon Valley” capirete quanto Steve non fosse esattamente una bella persona e che abbia contribuito più al marketing e al design, copiato da apparecchi della Braun degli anni ’60, che all’hardware ed al software. Non a caso una delle citazioni preferite di Steve era “i mediocri imitano, i geni copiano” di Picasso.
In definitiva credo che questo odio verso Apple sia alimentato dall’immagine che essa da di se stessa e dai propri “credenti”. Dicono di pensare in maniera differente eppure oramai la minoranza è formata da chi non possiede né iPad, iPod, Mac, o iPhone.
Si dipingono come creativi eppure con i Mac gli utenti sono chiusi in un piccolo recinto in cui possono usare solo ciò che gli viene detto. A proposito Stallman afferma “L’iBad è come infilarsi un paio di manette digitali. L’azienda ha fatto in modo che la gente non sappia più quali sono la sua libertà e se lo sa pensa di non meritarsele”. I clienti sono così fedeli che anche una piccola modifica risulta una scoperta rivoluzionaria.
Lo spot anti apple più significativo è quello del tablet Motorola, che ora è parte di Google, della serie “senti da che pulpito viene la predica”, ma vabè. Il famoso spot del 1984 è stato completamente rovesciato ed il grande fratello è la Apple, chi la fa l’aspetti.