Sarò populista, massimalista, o non so che altro, ma l’idea che (finalmente) anche i beni commerciali di Chiesa e banche saranno tassati, mi fa davvero godere. Intellettualmente parlando, ovviamente.
Al Governo Monti, qualsiasi saranno le critiche in futuro, almeno questo dovrà esser riconociuto. Un merito, a mio parere, indiscutibile ed encomiabile. D’altronde di provvedimenti come questo se ne discuteva da decenni, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di renderli legge.
Da ieri, invece, sia la Chiesa che le Fondazioni Bancarie saranno tenute a pagare l’IMU, sugli immobili adibiti ad attività commerciale, come chiunque altro.
Siamo in crisi, la disoccupazione è ai massimi storici e non si vede la luce in fondo a questo tunnel, ma sapere che si stia lottando contro ignobili privilegi feudali, rende un po più roseo il futuro.
Certo, forte è il timore che qualche cavillo o leggina dell’ultimo secondo faccia saltare la norma, ma il regolamento sull’Imu per Chiesa ed enti non profit, faticosamente messo a punto dal ministero dell’Economia e poi bocciato per ben due volte dal Consiglio di Stato, ora diventa una legge.
La trasformazione avviene grazie a un emendamento al decreto sugli Enti locali, presentato ieri in Senato dai relatori Carlo Sarro (Pdl) e Carlo Pegorer (Pd).
Con il risultato che, con la conversione del decreto, il regolamento sull’Imu sarà blindato e al sicuro, non più esposto ai probabili ricorsi al Tar (in quanto atto amministrativo) che sarebbero scaturiti dalla sua applicazione caotica. Chi vorrà cambiarlo dovrà affidarsi a un iter meno semplice e rivolgersi alla Corte Costituzionale.
Personalmente fossi stato io Premier, Ministro o parlamentare, avrei ridotto di molto sconti ed esenzioni, che avrei lasciato solo per il Terzo Settore (davvero) Sociale. Ma è comunque uno storico passo avanti, nella direzione giusta.
Uno Stato equo si basa innanzitutto sul fondamento che tutti i cittadini, quale che sia il loro status giuridico, siano uguale. E da oggi siamo tutti un po più “uguali”.