“Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti”.
Ovviamente non sono parole mie, e con rammarico devo comunicarvi che non appartengono neanche all’etereo universo dei commenti facebook. Dietro questo distillato di barbarie c’è la mente (?) di un tale Bruno Volpe, editorialista di Pontifex, sito dove è apparso l’articolo in questione. Visto il nome del portale, capirete che sparare sulla croce (per giunta manco rossa) è un’operazione che mi affascina ben poco e che potrebbe finire per fornire un alibi a chi arma la penna di quest’uomo…
Partendo dall’assunto che un articolo del genere sia di una pericolosità sociale abnorme, ciò che più mi indigna è il consenso che queste poche righe stanno ricevendo, decine di migliaia di like pesano come un macigno per chi come me, pensa (e continua a pensare, a volte facendo una fatica estrema) di vivere in un paese quantomeno civile e che invece, giorno dopo giorno si trova a fare i conti con un’assurda macchina del tempo che sembra poterlo condurre sempre e solo nel passato. Luoghi comuni e stereotipi a go go, si alternano con ragionamenti di una trivialità agghiacciante:
“Quante volte vediamo ragazze e anche signore mature circolare per la strada in vestiti provocanti e succinti? Quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre, nei cinema, eccetera? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e se poi si arriva anche alla violenza o all’abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: “forse questo ce lo siamo cercate anche noi”? “
Ovvero: tu donna che cornifichi il “tuo” uomo andando a lavorare (sacrilegio) in minigonna (indi troia), sappi che se ti stuprano è anche un po’ colpa tua, fatti un esame di coscienza…
“Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in lavanderia, eccetera… Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA), spesso le responsabilità sono condivise”.
…e nel malaugurato caso in cui ci lasci la pelle, ricordati di condividere le responsabilità. Magari se trovi un pò di tempo impara pure a stirare e cucinare, ma soprattutto non crederti autosufficiente.
Ovviamente non poteva mancare la soluzione:
“Basterebbe, per esempio, proibire o limitare ai negozi di lingerie femminile di esporre la loro mercanzia per la via pubblica per attutire certi impulsi; proibire l’immonda pornografia; proibire gli spot televisivi erotici, anche in primo pomeriggio. Ma questa società malata di pornografia ed esibizionismo, davanti al commercio, proprio non ne vuol sapere: così le donne diventano libertine e gli uomini, già esauriti, talvolta esagerano”.
Ora, posto che non riesco a capire come sia possibile per un uomo arrivare a sostenere una tale tesi senza temere di essere disprezzato dall’intero genere femminile, nell’intero globo terraqueo (microorganismi annessi), trovo indispensabile riuscire ad individuare il colpevole.
Di chi è la colpa se ci troviamo a dover leggere articoli del genere? E solo dell’autore, è mia, di mia madre o di mia sorella? A chi è ascrivibile la responsabilità se esiste chi fa un parallelismo tra femminicidio e aborto?
“Proseguiamo nella nostra analisi su quel fenomeno che i soliti tromboni di giornali e Tv chiamano “femminicidio”. Aspettiamo risposte su come definire gli aborti: stragi? Notoriamente, l’aborto lo decide la donna in combutta col marito e sono molti di più dei cosiddetti femminicidi”.
Quando e dove è avvenuto il corto circuito nelle battaglie femministe? Perché in un Paese dove le madri potevano (e possono) abortire, le figlie si sono beccate la mannaia della legge 40? Cosa è avvenuto dal raduno di parco Lambro in poi?
In sintesi: come è possibile che esistano ancora uomini che la pensano in questo modo?