Rotta verso il mercatoI salari crescono meno dei prezzi, dice il giornale

Grida di dolore si levano dalle colonne dei quotidiani nazionali, alla scoperta che nel 2012 i salari sono aumentati meno dei prezzi, insomma che il potere d' acquisto di chi lavora è diminuito del...

Grida di dolore si levano dalle colonne dei quotidiani nazionali, alla scoperta che nel 2012 i salari sono aumentati meno dei prezzi, insomma che il potere d’ acquisto di chi lavora è diminuito dell’ 1,5%. Il Codacons grida allo scandalo, in TV si intervistano impiegati e pensionati che, ovviamente, si lamentano all’ unisono.

Certo a nessuno piace che il proprio reddito reale, prima ancora dell’ intervento della mannaia del Fisco, scenda, ma mestiere dei giornalisti sarebbe anche far sapere agli Italiani che negli altri Paesi UE in crisi, dall’ Irlanda alla Spagna, per non parlare della Grecia, i salari sono diminuiti in modo drastico e, almeno in Irlanda e ultimamente pare anche in Spagna, per questa via c’ è stato un miglioramento della situazione occupazionale.

L’ Italia, che soprattutto con Berlusconi si è fatta prendere in giro riguardo all’ improrogabilità di ridurre il debito pubblico (che però cresce, perché la discesa del PIL è più forte degli effetti delle manovre di Monti), ora si prende in giro sul poter evitare la riduzione dei salari, che tanto prima avverrà e meglio sarà.

Con l’ introduzione dell’ euro abbiamo vissuto un’ epoca di bagordi in cui i nostri prezzi schizzavano verso l’ alto, con tanti che per non faticare applicavano 1 euro = 1.000 lire, anziché 1.936,27 lire.

Il risultato è che, dagli immobili alle camere d’ albergo, alle auto i prezzi di quel che c’ è o si fa in Italia sono troppo alti e nessuno ci compra. La crisi è questa.

Non potendo più svalutare e salvo la geniale idea di alcuni politici, per cui dovremmo uscire dall’ euro, più velocemente abbandoniamo la rigidità di prezzi e salari verso il basso e prima usciremo dalla crisi. Purtroppo è tabù e nessuno ne parla in campagna elettorale.

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